Si apre al G8 la sfida sulla Tobin-tax

Il Prof Tobin, economista statunitense è nato a New Haven – dove è ora sepolto – nel 1918 ed ha insegnato economia e scienza delle finanze nelle università di Harvard e di Yale. Nel 1981 ha ricevuto il premio nobel per la sua analisi dei mercati finanziari. E‘ stato consigliere economico del presidente Kennedy. Ho ricordato per estrema sintesi la sua biografia perché la proposta di cui vogliamo occuparci è proprio quella che va sotto il nome di Tobin- tax.
Tobin avanzò la sua proposta di una tassazione limitata su tutte le transazioni valutarie perché preoccupato dell’incidenza che su tali oscillazioni aveva l’azione degli speculatori cioè delle migliaia e migliaia di operazioni fatte da chi non aveva bisogno di dollari o sterline per fare acquisti di materie prime o investimenti ma da chi scommetteva mille volte al giorno sul dollaro o contro il dollaro per lucrare la differenza di cambio 24 ore dopo. Proprio per questo Tobin propose una tassazione bassissima – tra lo 0,1 e lo 0,5% – tale da essere indifferente per chi acquista valuta per viaggiare  o procurarsi  merci, ma penalizzante  per chi gioca a cambiare valuta centinaia o migliaia di volte per speculare sul cambio e lucrare su eventuali cali o rialzi del dollaro. La speculazione operava un tale numero di transazioni che Tobin stimò che una tassazione dello 0,5% avrebbe portato l’ente internazionale incaricato a mettere in cassa in un anno 160 miliardi di dollari e cioè tanti dollari quanti allora occorrevano per sradicare dall’intero mondo la povertà estrema. Arrivò tuttavia Nixon e della Tobin-tax non si fece nulla. Ma la Tobin-tax torna oggi d’attualità non per stabilizzare i cambi valutari ma per ridurre gli effetti negativi della speculazione finanziaria sui titoli azionari ed anche sui titoli di Stato (vedi Grecia). Idea indubbiamente valida ma contro la quale la finanza sporca – quella che ha generato la crisi – ha già aperto il fuoco con tutti i giornali e le televisioni che controlla. Al lavoro, dunque, per perfezionare la proposta che Sarkozy porterà al G8 e per sostenerla contro i suoi potenti nemici. Il G8 dovrà discuterla – la tassa deve per necessità essere concordata in sede internazionale e l’Unione europea è il luogo migliore per un primo accordo aperto ad altri stati non membri – ma, salvo che in Francia, tutto ancora tace e i politici continuano ad occuparsi solo di ridurre la spesa pubblica e  di regalare miliardi alle banche messe in difficoltà dagli speculatori interni ed esterni ad esse. E a fingere che la crisi sia superata.

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