Per gli alpini morti in Afghanistan

Sembra difficile pensare ad una proposta peggiore di quella avanzata dal ministro  La Russa per onorare i caduti alpini nella missione internazionale di pace che opera in Afghanistan. Quegli alpini sono morti in una missione di pace e il Ministro che cosa propone? Una escalation bellica a base di bombardamenti aerei. Ma se quei fratelli italiani sono morti in una missione di pace perché onorarli con brutali azioni di guerra? C’è da dubitare che chi governa l’Italia conosca i veri obiettivi della missione Onu. Forse è per questo che in Italia di quegli obiettivi non si parla mai. Per gli italiani essi restano avvolti dal mistero. E allora, per onorare i caduti, non c’è che una via: rompere la cortina del mistero e far sapere a tutti le opere di pace per le quali hanno combattuto e combattono gli italiani. Quante scuole sono state aperte? Quanti ospedali sono stati messi a disposizione della popolazione afgana e messi in sicurezza? Quanti Sylos sono stati costruiti per conservare ol grano dei contadini ?uanti silos sono stati costruiti per conservare il grano dei contadini? In una precedente dichiarazione il Ministro ha accennato ad una sola operazione – garantire la sicurezza dei dodici governatori delle province attorno a Kabul, nominati da Karzai. Il che fa compiere un passo indietro a tutta la situazione dato che gli Stati Uniti non hanno più come obiettivo la difesa ad oltranza di Karzai e che la maggioranza dei governatori che amministrano il territorio Afghano – e la stessa cosa vale per i tribunali civili e penali – nulla hanno a che fare con Karzai e con il suo governo fantoccio. Evidentemente chi pensa che “i talebani sono per definizione terroristi non afgani” ha difficoltà ad avvertire la realtà di quel lontano paese dove ogni provincia ha il suo governatore nonché il suo tribunale civile e il suo tribunale penale ma dove tutto ciò funziona in modo totalmente indipendente dal governo di Kabul. E fa capo, invece, alle diverse etnie. Talebano si traduce in italiano con la parola “studente” e, infatti, i talebani sono esattamente gli studenti per i quali gli Stati Uniti predisposero scuole coraniche al fine di prepararli a contrastare i russi che avevano invaso il paese. Ma torno subito all’interrogativo già posto: gli italiani hanno o no il diritto di conoscere le opere di pace compiute in Afghanistan da coloro che sono morti in quel paese lontano? Tutti sappiamo che in Afghanistan la terra coltivata produce in larga misura oppio e che ciò avviene anche perché altri prodotti pregiati (kashemer, frutta secca), non hanno sbocco.  La mancanza di un sistema ferroviario aggrava la situazione. Sappiamo che progettare tale sistema non è impresa facile, dato che gli stati con cui l’Afghanistan confina (Cina, Russia, Pakistan), hanno passi ferroviari diversi, ma la presenza della missione O.N.U. è una preziosa occasione per un accordo multi laterale. Non si dimentichi, tra l’altro, che l’Afghanistan è un paese ricco di rame, ferro e idrocarburi. E che l’Italia ha in quest’ultimo settore un prezioso patrimonio di conoscenze ed esperienze. In che misura esso è stato utilizzato? Gli italiani hanno il diritto di conoscere la verità.

l.b.

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