Per contrastare il “negazionismo”

Caduta, perché in contrasto con il diritto di ciascuno alla libertà d’opinione, diritto sancito dalla Costituzione italiana, l’ipotesi di poter contrastare per legge il negazionismo dell’olocausto degli ebrei nei campi di sterminio nazisti, rimane il problema del negazionismo ed è attorno ad esso che si va discutendo in modo serio e responsabile. Contributi importanti sono venuti da ebrei e non ebrei, ma uno ci ha particolarmente colpiti: quello di David Meghmagi, su Aprile. Meghmagi, dopo aver ricordato la profondità della ferita inferta al suo popolo e quali siano stati il dolore e la sofferenza di tanti ebrei che hanno perso l’intera famiglia nonché amici vicini e lontani, mette tuttavia in rilievo il rischio che la Memoria di ciò diventi solo memoria e rito di una parte degli ebrei.

Anche se ciò è solo in parte vero in Italia, perché fino a che vivrà la generazione di chi con le leggi razziali ha perso il suo vicino di banco o il suo più caro amico, fino a che vivrà la generazione che, più tardi, ha visto fascisti e nazisti portare via dalle loro case e sparire cittadini con i loro bambini e mogli, migliaia e migliaia di italiani non ebrei non potranno non serbare memoria di qualche cosa che li ha segnati per sempre e che li ha spinti a cercare vie del proprio futuro che mai avrebbero pensato di percorrere, è pur vero che – torno a Meghmagi – nella crisi delle ideologie che ha coinvolto la grandi narrazioni ideologiche nel novecento c’è il rischio che lo Shoah finisca per riempire un vuoto identitario e di appartenenza degli ebrei e che il giorno della Memoria si riduca ad un “loro” rito o al massimo ad un rito cui gli “ altri” partecipano dall’esterno.

Come reagire a questo pericolo?

Il mio amico David Bidussa sul “Secolo XIX” invita in proposito a ripensare il modo di fare ed insegnare la storia oltre “il libro di scuola”, ricordando che la conoscenza storica è contemporaneamente un contenuto, un assieme di cose da sapere, ma è anche una modalità, un insieme di linguaggi per saperle, per trovarle, per imparare come si formulano le domande.. Giustissimo, sono d’accordo. Ma non credo che questo basti ad evitare il rischio di trasformare il Giorno della Memoria in un rito elitario, sempre più lontano dagli “altri”, anche se salutato da alti messaggi.

Per fare dello Shoah un richiamo alla memoria della storia di tutto un popolo e non solo di una sua parte io credo che il giorno della Memoria possa ricordare non solo l’olocausto degli ebrei, come è giusto e primario dato che l’obiettivo di Hitler era quello di arrivare alla “ soluzione finale della questione ebraica”, ma anche i patimenti e le uccisioni che nei lager nazisti subirono i Rom (500.000 di essi furono sterminati), i 500.000 soldati e marinai italiani che rifiutarono di collaborare con i nazisti e con la Repubblica di Salò e furono per questo deportati nei lager, i partigiani, i comunisti, i socialisti, i sacerdoti non ligi al regime, suore, antifranchisti , antinazisti e antifascisti, Mafalda di Savoia. Allora sì che il rischio di un rito elitario sarebbe evitato e quel giorno diverrebbe non solo la memoria di un crimine contro gli ebrei , ma anche la festa della solidarietà tra popoli e persone di razza, di religioni e di ideologie diverse e il ricordo di tutti crimini cui conduce l’odio per il diverso e per la libertà.

E’ merito di un rabbino aver ricordato dalla televisione italiana che gli ebrei non furono soli.

L.B.

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