L’Europa si sta svegliando?

L’annuncio che il presidente greco Papandreu stava trattando a New York con Obama, l’intervento del Fondo Monetario internazionale per salvare la Grecia dal collasso, ha finalmente convinto la Germania a togliere il proprio veto alla costruzione di strumenti europei in grado di intervenire concretamente a favore di Paesi europei posti in difficoltà dalla crisi. Troppo grande era infatti il pericolo che una istituzione mondiale nella quale il maggior peso è ancora esercitato dagli USA tornasse a vele spiegate a porre condizioni in Europa. Troppo grande soprattutto per la Germania alla quale l’inerzia degli altri paesi ha finito per consegnare – così come si era temuto – il bastone di comando dell’Unione Europea. Ciò anche grazie al sonno e agli scarsi poteri degli uomini preposti al coordinamento della Comunità nonché ad una alleanza abbastanza solida con Sarkozy.

Dovremmo avere dunque, a quanto pare entro giugno, un Fondo Monetario Europeo. Se è vero, evviva.

Non vorremmo tuttavia che esso fosse fondato sugli stessi principi di quello americano dei tempi passati. Fondi sì, ma a condizione che si professi la dottrina marginalista, si abiuri la dottrina classica – da Smith a Keynes – e si eseguano le direttive emanate dagli ispettori del liberismo e dai teorici dello Stato minimo. Chi scrive ha avuto a che fare negli anni settanta con una delegazione del FMI (grazie ad una cortesia dell’allora presidente del Consiglio Andreotti) e ne sa qualcosa. C’è dunque da augurarsi che da oggi a giugno si lavori per un Fondo adeguato ad una crisi gravissima – della quale l’Europa è stata finora passiva spettatrice – che ha all’origine, anche e proprio, l’abbandono della teoria classica dell’economia e la proclamazione di Friedman e di sua moglie Rose a nuovi ed unici profeti della crescita del PIL.

Se c’è un periodo in cui l’intervento pubblico – un intervento diverso da quello effettuato trasferendo capitali pubblici alle banche senza neppure stabilire nuove regole – è necessario, è quello che stiamo vivendo. Di un Fondo che chieda la riduzione di un tale intervento non sentiamo assolutamente il bisogno. L’egemonia sarà di chi sarà capace di innovare principi e regole. Obama ci sta – tra mille ostacoli – provando. Mentre, purtroppo, non ci sta provando il Portogallo che per fronteggiare la crisi sta vendendo le aziende pubbliche che svolgono servizi essenziali per i cittadini.

Schede e storico autori