Un’occhio al passato, pronto per il futuro

ECONOMISTI PER CASO e altri dispacci dalla scienza triste, PAUL KRUGMAN, 1998 ED.GARZANTI

Titolo originale: The accidental theorist

Il libro presentato è una raccolta di articoli scritti dal Nobel per l’Economia del 2008 nell’arco di 3 anni (tra il 1995 e il 1997), raggruppati a seconda dell’argomento, e suddivisi in sei diverse parti.

L’autore si propone, già nell’introduzione, di scrivere brevi saggi, e vi riesce: ognuno di questi è sintetico e intenso, la tesi centrale di ognuno è ben sviluppata e lo spazio per le divagazioni è ridotto ai minimi termini. Inoltre si propone di rendere più semplice e accessibile la sua materia, l’economia, tacciandola di essere una “professione senza divulgatori popolari”: a questo fine utilizza continuamente modelli semplificati per spiegare realtà a prima vista molto complesse.

La prima parte è dedicata alla critica di coloro che egli definisce “keynesiani volgari”, ovvero pensatori rei di travisare in pieno le parole e gli insegnamenti del celebre economista britannico. Egli dimostra come questi abbiano fortemente instaurato nella coscienza pubblica un “keynesianesimo caricaturale” a suo dire. L’autore dimostra come il famoso paradosso della parsimonia e altre teorie che questi portano a sostegno delle proprie tesi, finiscono col divenire irrilevanti di fronte all’enorme potere della Fed di indirizzare gli investimenti mediante la politica del tasso d’interesse. Continuando con la critica la seconda parte del libro, dirige la propria attenzione verso gli errori dei “supply-siders”, ovvero i fautori della teoria dell’offerta. Krugman dichiara il fallimento di questa teoria e si scaglia contro l’ostinazione della sua sempiterna riproposizione.

La terza parte si propone come obiettivo fare chiarezza circa un fenomeno che negli ultimi anni ha avuto un incredibile sviluppo: la globalizzazione. L’autore ci tiene a sfatare un po’ di miti e di false credenze propinate da pensatori troppo pessimisti o al contrario spropositatamente entusiasti: egli si schiera in una posizione di equilibrio, riconoscendo le incredibili potenzialità dell’apertura dei mercati ed evidenziandone gli ineluttabili rischi. La quarta parte (Illusioni della crescita), continua idealmente nella linea tracciata con la precedente: sfatare falsi miti. Krugman analizza una alla volta, in ogni singolo articolo, le promesse e i sogni economici rivelatisi chimere: il più chiaro esempio è l’utopica sostenibilità di una crescita continua al 4%. Al fine di compiere tutto ciò si avvale di numerosi modelli, relativizzando in semplici teorie funzionamenti in concreto molto complessi.

Nella parte successiva viene trattato il delicato tema della speculazione: viene offerta una buona panoramica delle crisi valutarie e finanziarie avvenute tra gli anni ’80 e primi ’90 , e la relativa spiegazione dei fenomeni che le hanno generate, seguita da sinceri consigli e da precisi moniti affinchè non si ripetano gli errori fatti.

L’ultima parte del testo, “Oltre il mercato” è la più interessante e piena di idee: si parla principalmente di ambiente e di medicina, e si conclude con un saggio molto interessante che Krugman avrebbe dovuto scrivere per un concorso, immaginando di essere nel 2096, ovvero cento anni più avanti rispetto a quel momento.

La prosa non è mai stancante, è anzi fitta di citazioni prese da autori di campi tra i più disparati, che la rendono scorrevole e mai noiosa. I modelli proposti catturano ineluttabilmente l’attenzione, gli esempi sono sempre interessanti, mai banali o eccessivamente paradossali. Le previsioni effettuate risultano supportate da tesi “robuste”, e trovano spesso riscontro negli anni a venire. A tal proposito certe analisi, sebbene siano state fatte circa tre lustri or sono in condizioni certamente diverse, rappresentano spunti di riflessione perfettamente applicabili alla realtà odierna.

In conclusione, il giudizio che si vuole dare al libro è ampiamente positivo, lo stile risulta brillante (e si potrebbe discutere a lungo se antiaccademico o meno). È inoltre degno di lode il modo in cui prende posizione: è coraggioso quando svela gli errori di alcune politiche, e allo stesso tempo non cade mai in mere speculazioni ideologiche. Egli ha inoltre il merito di dimostrare che essere economisti seri non voglia dire non “giocare” con i propri modelli, anzi, il fatto di riuscire trasmettere certe nozioni anche a un pubblico che non abbia alcuna conoscenza tecnica, si rivela il segno che ha centrato uno degli obiettivi iniziali: la diffusione dell’economia.

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