Una strana guerra

E’ veramente una strana guerra quella che alcuni paesi, autodefinitisi volenterosi, stanno combattendo da basi italiane contro la Libia. Sono passati alcuni giorni dal lancio delle prime bombe e ancora non si sa chi e’ il comandante delle operazioni, condotte nell’ambito di una Risoluzione dell’ONU. Qualcuno, che ha pur dato ordine di sganciare le bombe, manda messaggi di simpatia al capo degli avversari. Il suo alleato francese cerca invece di uccidere Gheddafi e la sua famiglia. Più penoso spettacolo l’Europa non poteva offrire ed è veramente un peccato che ciò rischi di rendere ridicolo un impegno giusto, certamente più giusto di quello assunto per uccidere Saddam Hussein. E’ in atto il tentativo di rendere responsabile di tale spettacolo la Francia e il suo presidente Sarkozy. Indubbiamente anche la Francia ha commesso errori ma non si può dimenticare che se Parigi non si fosse mossa con celerità non esisterebbe più il libero consiglio di Benghasi e forse non esisterebbe neppure Benghasi.

Penso modestamente che se invece di fare infantili dispetti, questo riconoscimento fosse dato al presidente Sarkozy tutti gli altri problemi sarebbero risolti più rapidamente, con grande giovamento per il prestigio dell’Onu e dei paesi che ne hanno raccolto l’ordine. Il nodo del passaggio del comando alla Nato sembra ora risolto ma resta acuto il contrasto sulla presa d’atto dei limiti che la risoluzione dell’ONU pone all’azione bellica. Dobbiamo salvare vite e non sopprimerle, dobbiamo permettere che i cittadini possano manifestare anche con una rivolta la loro sete di libertà, democrazia e non essere utilizzati come scudi umani dai detentori del potere. E’ la prima volta che l’Onu scende in campo a difesa di una rivolta scoppiata in nome della libertà e della democrazia. L’occasione è preziosa e va colta in tutto il suo potenziale libertario, non avvilita in dispute di potere tra primi ministri e presidenti. L.B.

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