Un ponte sul nulla

All’inizio fu quasi un gioco. Berlusconi non aveva nel suo programma nulla. Così fece sua l’idea con la quale un gruppo di socialisti tirava avanti lussuosamente dal tempo di Craxy disegnando, cancellando e  ridisegnando un immaginario ponte che, scavalcando Reggio Calabria e Messina collegasse la Sicilia con il Continente.
L’idea iniziale era maturata una sera nella sala dell’albergo dove avevano l’abitudine di aspettare la notte dopo aver cenato a spese di un ministero di cui uno di loro era sottosegretario. Quando ascoltarono dal telegiornale che la loro burla per vivere era diventata l’idea capofila del cav. Silvio Berlusconi ordinarono champagne e pensarono di diventare ricchi. Poi capirono di essere stati usati come un paravento e nel giro di alcuni giorni rinsavirono, anche se dai biglietti calorosi di abituali vincitori di appalti capirono, a propria consolazione, di non essere stati i soli a credere nella befana. Vissero abbastanza serenamente l’arrivo della crisi economica perché tutti avevano studiato  Keynes e sapevano che in tempi di crisi deve diventare massimo l’impegno dei governi nei lavori pubblici. Non avevano purtroppo tenuto conto, così come non ne avevano tenuto conto milanesi e bergamaschi, che  Keynes è considerato di sinistra e che nel vangelo della destra non c’è posto per le sue idee. Tutto ciò che Berlusconi e Tremonti conoscono e apprezzano della teoria economica sono le idee di Rose e Milton Friedman e per ciò che riguarda la cultura economica italiana le idee di Quintino sella.  In Italia  non si fanno più neppure le strisce bianche per attraversare le strade. La città dell’Aquila ha avuto la solidarietà del mondo ma poiché ordinare e classificare le macerie del centro storico significherebbe fare lavori pubblici le macerie sono ancora là dove sono cadute. E se ne è accorta perfino la sonnolenta Confindustria italiana che sul proprio giornale ha scritto che le grandi opere sono state grandi delusioni e ha ricordato che si sono conclusi solo tre lavori dei 18 previsti dalla legge del 2005 .Tra gli obiettivi falliti c’è ancora quello dello della Salerno-Reggio Calabria. Il fallimento riguarda non solo opere non finanziate a causa della primazia data alla politica dei tagli ma anche opere regolarmente finanziate come le metropolitane,  le linee ferroviarie urbane ed altri settori nei quali l’Italia è in pauroso ritardo rispetto agli altri paesi europei.
Il governo non racconta menzogne solo su settori dove una volta eravamo all’avanguardia e che garantirebbero molti posti di lavoro come le reti ferroviarie. Il ponte sullo stretto era veramente un ponte verso il nulla.
In piena crisi economica non solo non c’è quel di più che sarebbe necessario per sostenere imprese e occupazione, ma non c’è neppure ciò per cui gli italiani hanno da tempo pagato le tasse né per cui è stato fatto da tempo il relativo stanziamento. Sarebbe bene che la Corte dei Conte diminuisse i controlli preventivi di routine e accertasse  perché tutto ciò accade e di chi sono le responsabilità personali in un governo molto  ricco di ministri e sottosegretari. Berlusconi cita spesso la  Merkel ma la Germania della Merkel è in testa a tutti per lavori pubblici e sta realizzando grandi opere per una migliore utilizzazione del trasporto sul Danubio e canali collegati. Il che significa che uscirà dalla crisi più forte di prima.

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