Un maestro di economia e di vita

Etica ed Economia partecipa al lutto per la morte di Paolo Sylos Labini che fin dalla prima Assemblea fu vicino all’Associazione, e lo ricorda con le parole di un insigne suo allievo.
A Marinella, Stefano e Francesco il nostro abbraccio. L.B.

Paolo è stato ed è importante nella vita di tanti, in tanti modi diversi; insomma, è stato un grande maestro di economia e di vita. A lui non piaceva la retorica, ma nel suo caso è proprio vero, e non si può fare a meno di dirlo. Ci ha insegnato cosa significa essere un buon cittadino: una persona che mentre fa bene il suo mestiere – nel suo caso, in modo geniale – ha anche un impegno politico e morale, e per lui le due cose sono inseparabili.

In campo economico, i suoi contributi sono tanti e importantissimi. Con essi ci ha offerto una nuova visione dell’economia e della società, che riprende e sviluppa quella dei grandi classici. Il potere di mercato delle imprese non è né quello di un cittadino su cinquanta milioni né quello di un dittatore, i casi tanto studiati della concorrenza e del monopolio sono casi limite, mentre il caso generale è quello in cui il potere c’è, ma non è assoluto, e bisogna capire da cosa dipenda. Allo stesso modo, nel caso delle classi sociali non si può concentrare l’attenzione sui due estremi, il proletariato e i capitalisti, che pure hanno grande importanza, dimenticando il ruolo fondamentale delle classi medie e la loro natura variegata. E allora, come Sylos ci mostra in tanti contributi dedicati a problemi specifici, tante cose cambiano, rispetto alla tradizione economica dominante: per esempio nei tentativi di capire la distribuzione del reddito tra classi sociali e tra paesi, il ruolo del sindacato, e la politica economica. Il protagonista non è piú un uomo economico a una sola dimensione, ma una persona in cui interesse personale, responsabilità civile e senso morale si fondono. Se questo complica la vita dell’economista e gli impedisce di costruire graziosi modellini, tanto peggio per lui: l’importante è capire il mondo, quello vero, non un mondo delle favole cosí semplice da potergli far fare quel che vogliamo noi. L’economia come scienza viva, non come gioco di abilità.

Su questo avremo tante occasioni per tornare. Il primo convegno in cui questo è accaduto è stato avant’ieri, in una conferenza nel nord-est del Brasile; penso che questo sia molto appropriato e in fondo non sia un caso, data la passione di Paolo per i problemi del sottosviluppo.

Sylos ha avuto tantissimi allievi, e molti sono qui oggi. Come altri, sono stato convinto da lui a studiare economia: da una sua bellissima lezione sulla politica economica del fascismo, quando ero all’ultimo anno del liceo. Michele Salvati stava quasi per prendere la libera docenza in diritto quando dopo l’arrivo di Paolo all’università di Bologna scelse di passare all’economia. Salvatore Biasco invece aveva già studiato il suo libro sull’oligopolio prima di incontrarlo. Sylos ci ha persuaso a diventare economisti, noi e tanti altri, forse senza volerlo, con la sua passione civile, il suo rigore scientifico, il senso che comprendere la società è importante per cambiare le cose, magari poco a poco, ma in meglio, e in questo modo aiutare tutti, soprattutto i piú deboli. La ricerca, insomma, come impegno morale e civile.

Ai suoi allievi Paolo ha dedicato una marea di tempo, sempre parlandoci non solo di quello che gli chiedevamo, ma un po’ di tutto, facendo diventare elementi di riflessione teorica anche i fatti piú elementari. Era un vulcano di idee, di ipotesi, di suggerimenti ed era curioso di tutto; gli piaceva discutere, ascoltare le nostre osservazioni. Quando ci dava le prime stesure dei suoi lavori da leggere, gli faceva piacere avere critiche, anche se si riservava il diritto di difendere il suo punto di vista con la sua abituale passione. Lui ci parlava delle sue idee; noi gli parlavamo dei nostri progetti e delle nostre letture.

A Sylos piaceva molto Smith, non solo la Ricchezza delle nazioni ma tutta la sua opera. Diceva di considerare Smith come un suo amico personale. Nella Teoria dei sentimenti morali Smith sviluppa l’idea dello spettatore imparziale: un arbitro invisibile, che ci dice se le nostre azioni sono giuste o sbagliate, tenendo conto delle circostanze in cui ci troviamo a decidere – la nostra coscienza, in un certo senso. Per molti di noi Sylos è stato un arbitro visibile, che ha cercato di guidarci sulla difficile via del senso civico e della serietà morale. Ora, sulla nuvoletta dalla quale ci diceva che ci avrebbe osservato, si è avvicinato alla concezione originaria di Smith, di punto di riferimento ideale.

In effetti essere suoi allievi non era sempre facile. Come diceva Paul Sweezy del loro comune maestro Schumpeter, «non gli importava cosa pensavamo, purché pensassimo» – ovviamente, in modo serio e rigoroso. Cosí Paolo ha avuto anche allievi neoclassici o marxisti, perfino monetaristi e maoisti; ma fin quando ci comportavamo seriamente ci ha sempre incoraggiato a seguire coerentemente le nostre idee, proprio mentre continuava a criticarle. Quel che ci chiedeva era serietà, scientifica e morale, che per lui erano una sola cosa, e da chi gli era piú vicino pretendeva di piú che dagli altri – e da sé stesso molto di piú che da chiunque altro.

Il suo entusiasmo, la passione che metteva in tutte le cose, erano trascinanti. Ci mancherà, ma cercheremo di andare avanti, ciascuno nel suo lavoro e con l’impegno politico che è compito di tutti, aiutati dal suo ricordo, nel perseguire giustizia e libertà. Non solo noi, suoi allievi, ma anche gli allievi dei suoi allievi, e assieme a tutti i suoi amici anche la nipotina in arrivo della quale parlava già con tanto affetto ed emozione.

 

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