Tracce di droga nel Pil: quel piccolo aiutino che potrebbe fare la differenza

Morales Sloop commenta l’impatto quantitativo della revisione sul Pil come stimato dall’Istat e ne valuta gli effetti sugli equilibri di finanza pubblica, i quali sembrano registrare solo piccoli miglioramenti, malgrado …il doping.

Nelle competizioni sportive l’uso di sostanze dopanti, in grado di migliorare artificialmente le prestazioni dell’atleta, sono vietate e le sanzioni previste per chi trasgredisce sono particolarmente severe. Cosa accade, ora, se la principale misura dell’economia – il prodotto interno lordo (Pil) – viene migliorata artificialmente contabilizzando al suo interno attività che le regole comuni vietano?
Una parziale risposta a questa domanda si trova nella scheda “Alcune conseguenze dell’inclusione delle attività illegali nel Pil“, dove è stato delineato il quadro complessivo delle nuove regole – introdotte in seguito al recepimento dell’European system of accounts 2010 (ESA/SEC-2010) – con cui sono calcolati sia il Pil sia l’indebitamento netto (deficit) delle Amministrazioni Pubbliche (P.A.) e il conseguente rapporto deficit/Pil.

In particolare, l’analisi si è soffermata sulla decisione di contabilizzare nel Pil, di tutti i Paesi Europei, le attività illegali legate al traffico di sostanze stupefacenti, alla prostituzione e al contrabbando di sigarette e alcol. Allo stesso tempo si è cercato di capire anche quale fosse il loro valore e con quale grado di precisione si riuscisse a calcolarlo.

Sulla base di ipotesi legate a dati parziali e lavori presenti in letteratura, è stato stimato un range, abbastanza ampio, degli effetti in questione. Le evidenze empiriche, nonostante la loro approssimazione, avevano permesso di concludere che «Indipendentemente dal valore assegnato alle attività illegali, il rapporto deficit/Pil trarrà, dunque, un beneficio dall’introduzione di tali attività».
Con il comunicato stampa del 9 settembre 2014, l’Istat [1. Il ricalcolo del pil per l’anno 2011: Effetti delle nuove regole europee (Sec 2010) e delle innovazioni introdotte dall’Istat. www.istat.it] ha diffuso i primi risultati di tali revisioni, relativi al solo 2011. Sulla base dei dati pubblicati, cercheremo quindi di evidenziare e chiarire, con maggior precisione rispetto alla scheda precedente, il valore delle attività illegali ed i conseguenti effetti generati dalla loro contabilizzazione.

Prima di procedere è opportuno, però, fare un breve caveat sulla valenza del rapporto deficit/Pil nel rinnovato quadro normativo europeo. Con la riforma del Patto di stabilità e crescita le regole di finanza pubblica sono diventate più flessibili e, al tempo stesso, un vero dedalo in cui districarsi qualora si voglia valutare scenari di politica economica alternativi. Con le nuove regole, infatti, il rapporto deficit/Pil non è più sufficiente per valutare le politiche di bilancio di un paese. Il nuovo strumento adottato è il saldo strutturale ossia il vecchio rapporto deficit/Pil corretto (diminuito) degli effetti del ciclo economico (il cosiddetto output gap, la differenza tra Pil potenziale, in assenza di ciclo, e quello effettivo) e degli interventi una tantum. Il saldo strutturale, poi, deve corrispondere, o convergere rapidamente, verso l’obiettivo di medio termine (MTO, che differisce per ciascuno Stato sulla base di complesse modalità di calcolo e per l’Italia è fissato pari allo 0%). Come ulteriori vincoli, vanno poi considerati il rispetto del limite dell’espansione della spesa (valutata rispetto al tasso di crescita di medio periodo del Pil potenziale) e un regola per il riassorbimento (un ventesimo all’anno) della parte eccedente la soglia (60%) del rapporto debito/Pil.

Nel seguito continueremo a fare riferimento al solo deficit/Pil, che, comunque, rimane il core del saldo strutturale, pur sapendo che le nuove revisioni incideranno anche sulla stima dell’ output gap.
Sulla base delle nuove stime dell’Istat, il Pil nominale del 2011 è pari a 1.638,9 miliardi di euro, contro i 1.579,9 miliardi della stima precedente, con una revisione complessiva di 59,0 miliardi. In virtù di queste revisioni il Pil del 2011 è dunque cresciuto del 3,7%, rispetto al livello precedentemente stimato. Tale crescita è scomponibile in tre quote: la prima (1,6%) è legata alle modifiche derivanti dall’introduzione del Sec 2010, la seconda (1,3%) all’utilizzo di nuove fonti e metodologie di calcolo (tra cui è opportuno segnalare quella relativa alla stima dell’economia sommersa, che è pari all’11,5% del Pil), la terza (0,8%) è legata al recepimento di alcune raccomandazioni Europee. Alcune di queste – variazione del prezzo delle scorte detenute dalle imprese e riallocazione di alcune spese di manutenzione e riparazione – hanno generato un impatto negativo sul Pil pari a circa -0,2%, mentre la contabilizzazione delle attività illegali ha contribuito positivamente alla revisione del Pil generando una crescita del suo livello dell’1%.

Ma qual è il valore delle attività illegali incluse nel Pil? Sulla base delle stime dell’Istat le tre attività (droga, prostituzione e contrabbando di sigarette e alcol) generano un valore aggiunto di 15,5 miliardi di euro. La commercializzazione di droga (stimata dal lato della domanda) contribuisce per 10,5 miliardi di euro, la prostituzione (stimata dal lato dell’offerta) per 3,5 miliardi e il contrabbando di sigarette e alcol (stimato dal lato dell’offerta) per soli 0,3 miliardi. I restanti 1,2 miliardi sono legati alla produzione di beni e servizi legali indotti da tali attività. Complessivamente, quindi, la loro incidenza sul nuovo Pil stimato è dello 0,9%, valore non distante dallo 0,7% (ipotesi minima che non comprendeva l’indotto di 1,2 miliardi) preso in considerazione nella precedente scheda.

Contestualmente al Pil, anche il valore dell’indebitamento della P.A. relativo al 2011è stato revisionato e si è ridotto di circa 2,3 miliardi (dai 59,1 miliardi della precedente stima ai 56,8 miliardi calcolati nella stima attuale). A differenza di quanto accade per il Pil, la revisione del valore dell’indebitamento non dipende dall’inclusione delle attività illegali, ma è legata in prevalenza all’adozione delle regole del Sec2010. Per effetto delle revisioni dei valori del deficit e del Pil, il rapporto deficit/Pil si è ridotto di 0,2 punti percentuali, passando dal -3,7% al -3,5%.

Con la stessa modalità adottata nella scheda precedente, abbiamo stimato quanta della variazione del rapporto in questione è dipesa dall’introduzione nel processo di revisione della stima delle attività illegali. Includendo alcol droga e prostituzione nel Pil, il principale saldo di finanza pubblica risulta diminuito di 0.03 punti percentuali. Tradotto in termini di spesa, l’inclusione delle attività illegali avrebbe reso possibile nel 2011 un maggior indebitamento pari a 500 milioni di euro.

I dati ufficiali permettono, così, di confermare, e al tempo stesso quantificare, il contributo positivo al rapporto deficit/Pil derivante dalle attività illegali. Inoltre, pur tralasciando l’aspetto etico, rimane da chiarire se la tanta auspicata comparabilità internazionale degli aggregati economici – motivo principale della contabilizzazione dell’economia illegale – sia stata effettivamente garantita considerato che, come sottolinea l’Istat, non esistendo «indagini statistiche dirette relative a questi fenomeni, si considera un variegato insieme di informazioni».

Infine, si potrebbe obiettare che il beneficio per la finanza pubblica risulta esiguo e marginale. Ma si sa che in molte competizioni sportive la vittoria è questione di decimi di secondo o di centimetri. L’importante è che non c’entri il doping.

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