Nella sezione dedicata ai Focus pubblichiamo interventi diretti a presentare in modo rigoroso ma non specialistico ciò che occorre conoscere per formarsi un’opinione informata su temi largamente dibattuti ma raramente conosciuti nei loro aspetti più importanti.
Veronica De Nisi presenta i principali dati che emergono dal 5° Rapporto sulla ricchezza mondiale recentemente pubblicato dal Credit Suisse. De Nisi, pur invitando a prendere con cautela questi dati, richiama l’attenzione sulla velocità con la quale da alcuni anni cresce lo stock di ricchezza mondiale e sulla sua fortissima concentrazione in poche mani. In particolare risulta che lo 0,7% più ricco possiede il 44% della ricchezza mentre la quota detenuta dal 70% più povero è inferiore al 3%.
Francesco Bloise richiama l’attenzione sui numerosi problemi che sorgono quando si effettuano comparazioni internazionali sui dati relativi alla distribuzione della ricchezza. In particolare, Bloise ricorda che non tutte le componenti della ricchezza vengono contabilizzate e si sofferma, documentandone la rilevanza, sull’influenza che possono avere le caratteristiche dei sistemi previdenziali per il diverso effetto che esercitano sulla propensione ad accumulare ricchezza pensionistica privata.
Massimo Bernaschi e Enrico Mastrostefano spiegano che alla base del funzionamento di Bitcoin vi è un insieme di regole che determinano il comportamento di un software in esecuzione su una rete peer-to-peer che utilizza Internet per scambiare messaggi. Gli autori spiegano anche come si formi consenso dei partecipanti che garantisce sicurezza e validità alle transazioni, rendendo superflua un’autorità centrale che faccia da garante.
Massimo Molinari fornisce una serie di dati che permettono di valutare da un punto di vista quantitativo, anche se semplicemente descrittivo, il fenomeno Bitcoin, la sua dimensione di mercato, la sua evoluzione fino ad oggi e le prospettive di futura ulteriore diffusione. Queste ultime, come mette in luce Molinari, sono incerte anche perché non è facile valutare la capacità di Bitcoin di imporsi come mezzo di scambio piuttosto che come strumento di speculazione.
Elenora Romano analizza gli indici elaborati dall’OCSE sulla Employment Protection Legislation, cioè sulle regole e le procedure di assunzione e licenziamento dei lavoratori nel settore privato. Dopo avere illustrato come tali indici vengono costruiti e alcuni loro limiti, Romano mostra che il nostro paese non si caratterizza per particolari rigidità. Ad esempio, con riferimento al lavoro a tempo indeterminato, l’Italia, anche per effetto della “riforma Fornero” risulta meno rigida della Germania.
Francesca Fontanarosa ricostruisce l’evoluzione normativa italiana della disciplina dei licenziamenti individuali, concentrandosi in particolare sulle modifiche dell’art.18 St. Lav. apportate dalla Legge n. 92/2012. Quindi esamina i principali
provvedimenti adottati di recente con il Jobs Act, mettendo in risalto le implicazioni di un’ulteriore intervento sulla disciplina sanzionatoria dei licenziamenti, per l’impianto delle garanzie dei lavoratori.
Chiara Assunta Ricci si occupa del Rapporto pubblicato di recente dalla Fondazione Bertelsmann sulla situazione della giustizia sociale nei paesi europei ed illustra sia la concezione di giustizia sociale adottata nel Rapporto sia le caratteristiche dell’indicatore utilizzato per misurarla, che è composto di dati quantitativi e di opinioni soggettive. Di tale indicatore Ricci mette in luce alcune debolezze.
Ferdinando Tufarelli illustra le specificità della triplice provenienza dei componenti della Corte, ricollegandosi agli intenti dei costituenti in ordine al carattere della necessaria ed esclusiva collegialità delle decisioni, frutto della sintesi tra le diverse “anime” della Corte. Tufarelli si sofferma, poi, sui rischi che la difficoltà di raggiungere un accordo tra i partiti sulla scelta dei candidati pone alla nomina dei giudici da parte del Parlamento in seduta comune.
Granaglia analizza alcuni studi recenti, condotti negli Stati Uniti, diretti a documentare l’influenza che la disuguaglianza economica può avere sui processi di formazione delle decisioni politiche e che permettono di individuare i canali attraverso i quali la disuguaglianza economica si trasforma in disuguaglianza politica.
FraGRa affrontano il problema, importante e trascurato, di definire i ricchi e di “contarli”, come si fa con i poveri. Dopo avere ricordato che non esiste una definizione condivisa di “ricchi”, avanzano una loro proposta e sulla base di quest’ultima esaminano l’estensione e le caratteristiche del” pianeta dei ricchi “, in alcuni paesi europei, soprattutto di coloro che sono ricchi grazie al reddito da lavoro.