Taxi e svolta

All’inizio era sembrato che l’impegno di Monti contro vecchie norme che appesantiscono la battaglia dell’Italia contro la crisi si fosse concentrato sulle licenze dei tassinari. Poi la musica cambiò e gli italiani capirono che Monti è uno dei pochi che l’opera di Adamo Smith l’ha letta tutta. NON di taxi si trattava ma di un vento impetuoso che investiva quasi tutte le rendite, metteva a nudo ambiti dimenticati (i notai erano da tempo segnati ma gli avvocati no e gli italiani pur senza rinunciare al rituale mugugno capirono che stava mutando qualcosa di grosso e che in pochi giorni il quadro generale dei mercati si era aggiornato di cinquanta anni). Un po’ di confuse reazioni continuarono ma Monti parlò con chiarezza e tutti si accorsero che l’Italia stava entrando in una era con prezzi da pagare ma con vantaggi finali per tutti e cominciarono ad affezionarsi all’aria fresca che si respirava. Non parlavano di taxi – anche se i giornali continuavano ad occuparsene – ma si chiedevano come mai Monti non si fosse ancora accorto delle rendite di Trenitalia che era arrivata fino al punto di staccare Trento e Bolzano dall’Italia perché erano mete che rendevano poco. Per noi l’Italia finisce a Bologna ripeteva il capostazione supremo che in nome dell’alta velocità ha eliminato i treni con la costa romagnola. Ma poi abbassò la voce perché aveva capito che i tempi erano cambiati e non poteva più fare il gradasso. Ma è proprio così? Siamo arrivati senza saperlo ad una svolta storica? Anche i tassinari lo sperano. Anche se è stata dura per loro aprire il primo varco.

                                                                                                                                          Luciano Barca

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