Sviluppo economico e qualità della vita in Paolo Sylos Labini

In questo articolo, si ripropongono alcune significative riflessioni di Paolo Sylos Labini in relazione al complesso legame tra sviluppo economico e qualità della vita (Cfr. Corsi M., Guarini G. 2011), con particolare riferimento alla salute, all’ambiente e al lavoro. Partendo da un approccio smithiano, l’economista dedito allo studio delle principali dinamiche che coinvolgono lo sviluppo economico, concepisce l’aumento del benessere materiale in funzione del miglioramento delle condizioni immateriali di vita. Con tale metro di giudizio, valuta la situazione odierna delle economie dei paesi ricchi come una fase di transizione in cui la crescita materiale non solo non si accompagna sic et simpliciter ad una vita migliore, ma ne può determinare anche degli arretramenti. 
Salute. Sylos Labini considera opportuno per tutti coloro che si occupano dello studio dell’uomo, quindi anche per gli economisti, analizzare il fenomeno della salute. Per fare ciò, bisogna ovviamente avvalersi di esperti, ma quello che a lui interessa è correlare le condizioni di salute con i processi di sviluppo economico. Il punto fondamentale è che si può definire una transizione sanitaria secondo la quale in una società che passa da un’economia arretrata ad un’economia matura variano le malattie socialmente rilevanti.
Nel primo stadio, le malattie socialmente rilevanti sono quelle infettive e quelle degli apparati respiratorio e digerente. Un basso livello di reddito pro-capite comporta una mancanza della quantità minima di beni indispensabili per condizioni di vita dignitose e sane: la malnutrizione indebolisce il sistema immunitario, e le insufficienti condizioni igieniche rendono molto più probabili le infezioni. Ciò che serve in questa fase è un aumento dei beni alimentari di prima necessità, ma anche infrastrutture di base quali una rete idrica e le fognature.  A fattori economici si affiancano poi conoscenze sanitarie di base e un’istruzione primaria. La rivoluzione industriale, secondo Sylos Labini, è da considerare non solo come rivoluzione tecnologica per aver innovato processi produttivi e prodotti, ma anche come rivoluzione culturale per aver diffuso conoscenze igieniche e mediche insieme alle strutture primarie necessarie per il miglioramento della salute.
“E’ bene mettere nella massima evidenza che la rivoluzione industriale non va vista come un fenomeno puramente economico, ma come l’espressione di una rivoluzione culturale: essa consiste non solo nell’applicazione alle attività produttive ‘importanti invenzioni (in primo luogo della macchina a vapore), ma anche nella diffusione delle conoscenze igieniche e mediche e nella costruzione di opere pubbliche come acquedotti e fognature che mirano a migliorare le condizioni igieniche generali della popolazione, con la conseguenza di ridurre l’incidenza delle malattie infettive”. (Sylos Labini 2000, p.104)
Nel secondo stadio, le malattie socialmente rilevanti riguardano i tumori, le malattie cardiovascolari e le malattie circolatorie cerebrali, definite da Sylos Labini le malattie delle “tre C” (cancro, cuore, cervello). Superato il soddisfacimento dei bisogni materiali elementari, disturbi psichici quali stress e frustrazioni sembrano caratterizzare la vita economica e sociale nei paesi sviluppati e ciò è confermato dall’incremento dei consumi di alcol, droghe e fumo.
“Il fumo e l’alcol, come anche le droghe, hanno legami limitati e indiretti coi fattori economici. Forse la connessione sta in ciò, che il processo di sviluppo, oltre certi livelli, fa crescere il numero di persone sottoposte a stress e a frustrazioni di varia natura, fra cui è il senso di frustrazione e di vuoto che nasce proprio dal superamento dei problemi economici elementari. Tutte queste tensioni e frustrazioni, che chiaramente rientrano nell’area psichica, rappresentano incentivi al consumo, di tabacco, di alcol e di droghe. Sotto questo aspetto ci sarebbe, almeno per un certo periodo, una correlazione diretta e non inversa fra le malattie connesse coi detti fattori di rischio e lo sviluppo economico.” (Sylos Labini 1990, p.314)
L’aspetto che si vuole mettere in evidenza è che prima di una certa soglia critica è importante la quantità di ricchezza prodotta, mentre successivamente risulta sempre più decisiva per la salute il modo in cui tale ricchezza viene prodotta. La relazione comunque tra malattie socialmente rilevanti e fattori economici è complessa: inizialmente questi ultimi hanno un ruolo predominante, mentre con il tempo la loro importanza va scemando, e si rafforza il ruolo delle conoscenze. Durante lo sviluppo, il passaggio da vecchie a nuove forme di malattie socialmente rilevanti è delicato in quanto il sistema economico deve adattarsi al soddisfacimento di nuovi bisogni sanitari. Sylos Labini riporta a tale proposito come esempio significativo il caso dell’Unione Sovietica. Secondo un rapporto del demografo Jean Bourgeois-Pichat del 1985, in tale paese l’aspettativa di vita si sarebbe ridotta in un ventennio da 72 a 69 anni. Analizzando le possibili spiegazioni, Sylos Labini è giunto alla conclusione che le cause riguardavano da una parte la carenza di farmaci quali antibiotici e di apparecchiature sanitari, dall’altra l’insufficienza dell’attività di ricerca  in ambito scientifico e tecnologico. L’esperienza sovietica conferma che nel secondo stadio dello sviluppo maturo la disponibilità di beni primari ed infrastrutture di base non è sufficiente per affrontare le malattie socialmente rilevanti, ma servono beni, strutture e conoscenze specialistiche, che sono appropriate per la prevenzione, la diagnosi e la cura.

Ambiente. Secondo Sylos Labini, esistono danni ambientali dovuti alla miseria e altri dovuti all’opulenza. I primi riguardano la desertificazione e la deforestazione: in situazioni di rendimenti decrescenti della terra e di scarse conoscenze tecniche, i contadini, lottando ogni giorno per la sopravvivenza, tendono ad estendere le terre coltivabili attraverso il disboscamento per aumentare la produzione; ciò causa l’erosione del suolo,  stravolge il regime delle acque così da generare le desertificazione, soprattutto nei paesi dell’Africa Subsahariana. In tal modo, pochi benefici di breve periodo causano elevati costi di lungo periodo (Cfr. Sylos Labini 2004, p.64). Nella fase dell’opulenza vi sono invece i problemi legati all’inquinamento prodotto dalla crescita economica. Ovviamente, come fa notare lo stesso Sylos Labini, anche nei paesi in via di sviluppo sono presenti problemi legati all’inquinamento, ma certamente in misura contenuta rispetto ai paesi ricchi. Come si è visto, anche in questo caso, sembra che in una prima fase lo sviluppo economico sia notevolmente positivo, mentre in seguito gli effetti positivi si affievoliscono e quelli negativi si acuiscono.

Qualità del lavoro. Per Sylos Labini il vero obiettivo dello sviluppo economico dovrebbe essere “rendere soddisfacente e gratificante il lavoro, che soprattutto nei paesi sviluppati non è più tanto faticoso, quanto monotono e ripetitivo” (Cfr. Sylos Labini 2004, pp.110-111). Nelle prime fasi dello sviluppo, quando bisogna soddisfare i bisogni essenziali il lavoro è visto solo come un’inevitabile pena ma, negli stadi successivi di sviluppo, il lavoro appare sempre più come “la condizione per un inserimento pieno nella vita sociale” (Cfr. Sylos Labini 1991, p. 16.).  In altri termini “man mano che il reddito medio cresce diminuisce di importanza l’impiego in quanto pura fonte di guadagno e crescono di peso la qualità del lavoro e la corrispondenza fra studi e impiego” (Cfr. Sylos Labini 1999, p. 14.).  Dunque, soprattutto nei paesi occidentali, per migliorare la qualità della vita diviene sempre più importante la qualità del lavoro, il cui primo ostacolo è rappresentato dall’alienazione, problema analizzato e denunciato da Smith (come anche da altri esponenti dell’illuminismo scozzese) (Cfr. Smith 1776, cap. V.) e poi ripreso da Marx. Se Smith intravedeva soprattutto nell’istruzione primaria obbligatoria per tutti l’antidoto a tale fenomeno, secondo Sylos Labini i mezzi per ridurla sono diversi.
Il primo mezzo è l’attività di ricerca che ha due effetti positivi: rendere più gratificanti i lavori esistenti con un effetto sostituzione tra mansioni di bassa ed alta qualifica, e creare nuovi posti di lavoro di maggiore valore professionale rispetto a quelli eliminati (un effetto sostituzione à la Babbage) (Cfr. Corsi 1984). Il secondo mezzo è l’innovazione dei lavoratori nel senso che questi, partecipando direttamente a processi di innovazione, possono esprimere e migliorare la propria creatività; ciò può essere incentivato attraverso leggi o clausole ad hoc nei contratti di lavoro.
“Se i lavoratori non si sentono dei semplici esecutori, ma partecipano attivamente e creativamente a quello che stanno facendo, allora il lavoro cessa di essere alienante e diventa gradevole. A mio giudizio, l’alienazione rappresenta una delle peggiori malattie del genere umano e ogni strada va seguita per combatterla. In primo luogo, va considerata la partecipazione dei lavoratori alle attività e alla gestione delle imprese nelle forme più diverse. Poco fa abbiamo considerato la partecipazione diretta dei lavoratori all’attività innovativa. Altre forme si concretano nella partecipazione agli utili, agli aumenti di produttività o, più in generale, alla gestione; e qui dobbiamo distinguere le piccole dalle grandi imprese” (Sylos Labini, 2004 p.105)
Soprattutto i sindacati dovrebbero promuovere, insieme agli imprenditori, degli incentivi alla creatività dei lavoratori dipendenti – siano essi operai, tecnici della produzione o impiegati amministrativi -, al fine di generare piccole innovazioni tecniche e organizzative che comunque hanno un effetto positivo sulla produttività (Cfr. Sylos Labini 2003, pp.145-148. ).
Il terzo mezzo è la partecipazione dei lavoratori all’attività dell’impresa, attraverso la condivisione del programma di investimenti, la partecipazione agli utili, la cogestione. La partecipazione dei lavoratori alla gestione dell’impresa rende il clima più sereno, riduce gli attriti tra capitale e lavoro, responsabilizza i dipendenti e contribuisce a fare vivere i lavoratori da protagonisti il processo produttivo. Inoltre la partecipazione attiva dei lavoratori offre maggiori motivazioni al lavoro dipendente e riduce il rischio di imbrogli e di corruzione da parte dei manager; queste forme di partecipazione dovrebbero essere incentivate più che imposte per legge. Secondo Sylos Labini la creatività è un importante anticorpo dell’alienazione, non solo per il soddisfacimento dei risultati che si ottengono, ma soprattutto per l’attività in sé che nobilita l’uomo e aumenta la sua autostima. Riferendosi al suo lavoro di economista, Sylos Labini afferma che la creatività deve caratterizzare anche la scienza economica ed in tal senso sconfessa l’idea di Carlyle di scienza economica come scienza triste affermando: “Dice Carlyle che l’economia è una scienza triste. Non è così, se si riconosce che l’economia non meno delle altre scienze è mossa da uno sforzo di creatività, una delle poche cose veramente soddisfacenti della vita, quali che siano i risultati” (Cfr. Sylos Labini 2005, p.10.).

Bibliografia
Corsi M. (1984), “Il sistema di fabbrica e la divisione del lavoro: il pensiero di Charles Babbage”, Quaderni di Storia dell’Economia Politica, n.3, pp.111-29.
Corsi M. Guarini G. (2011) “Measuring Progress of Italian Regions: A Classical Approach”, Economiaz, Revista Basca de Economia, n.78, pp.342-369.
Smith A. (1776), An inquiry into the nature and causes of the wealth of nations, W.Strahan and T. Cadell, London; ed. critica, a cura di R.H.Campbell, A.S. Skinner, Oxford University Press, Oxford 1976; trad. it., La ricchezza delle nazioni, Newton Compton, Roma 1995.
Sylos Labini P. (1990), “Malattie socialmente rilevanti ed evoluzione economica”, Stato e mercato, no.30, pp.303-18.
Sylos Labini P. (1991), “Sviluppo economico e sviluppo civile”, (estratto) Bari economica n.3.
Sylos Labini P. (1999), “Quattro idee chiave per il centrosinistra”, La Repubblica, 2/12/1999,  p.14.
Sylos Labini P. (2000), Sottosviluppo: una strategia di riforme, Laterza, Roma-Bari.
Sylos Labini P. (2003), Berlusconi e gli anticorpi. Diario di un cittadino indignato,Laterza, Roma-Bari.
Sylos Labini P. (2004), Torniamo ai classici. Produttività del lavoro, progresso tecnico e sviluppo economico, Laterza, Roma-Bari.
Sylos Labini P. (2005), “Primo, bloccare il declino”, Il Sole 24 ore, 1/9/2005, p.10.

giulio.guarini@tesoro.it; Ministero dello Sviluppo Economico, Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica. Ringrazio Marcella Corsi per i suoi preziosi suggerimenti. Resto il solo responsabile di eventuali errori e omissioni. Le opinioni qui espresse non impegnano il Ministero dello Sviluppo Economico.

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