Strauss Kahn e la giustizia USA

La prima reazione alla notizia dell’arresto di Strass Kahn per tentato stupro è stata quella di pensare ad un trabocchetto teso al capo del  F.M.I.
Ora sembra che la trappola ci sia stata ma, altresì, che esistevano tutte le condizioni perché Strauss Kahn vi cadesse, dato che non era la prima volta – risulterebbe oggi – che prenotava una cameriera per la notte in albergo. Sostituire la cameriera “prenotata” con un’altra all’oscuro degli accordi non sarebbe stata impresa difficile per chi conosceva la viziosa abitudine del manager. L’esistenza di una trappola e’ ovviamente da verificare, ma sono da verificare anche i comportamenti di chi potevano farla scattare. Comportamenti ben lontani dalla nobile appartenenza di Strauss Kahn ad una elite culturale di fama mondiale. Insieme alla tristezza per un mito crollato avanza ora la soddisfazione per l’esistenza di un grande paese dove la giustizia è uguale per tutti e dove non si fanno sconti a nessuno. Conoscevamo la giustizia statunitense da molti film e racconti televisivi. L’abbiamo trovata più dura e priva di pietas, almeno nella prima fase, di quel che ci avevano fatto credere ma veramente uguale per tutti, noti e ignoti che siano, e ciò fa bene sperare in un paese  dove la giustizia, proprio sul punto decisivo dell’eguaglianza è messa in forse da leggi ad personam e da parentele, per di più false, con uomini potenti di altri paesi. L’uguaglianza può esistere ci dicono gli Stati Uniti, non è un vuoto miraggio. Purché ci sia una coscienza civile e non bigotta a proclamarla e a farla rispettare. Il tutto era in realtà molto semplice: non una trappola ma una macchinazione volta a far apparire una prostituta affittata per una notte come una giovine vergine violata da un erotomane. Non è certo il caso di chiedere scusa a Strass Khan ma forse una parte dei media dovrebbe scusarsi con i lettori. 

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