Stanno mutando i flussi delle risorse mondiali

Il mercato, l’Europa, la Cina

E’ molto positivo, almeno per il momento, che gli italiani guardino ad Obama come ad un leader di riferimento. Il governo è più freddo e non ostante il G8 fatica a prendere atto che con Obama non è cambiato solo qualcosa negli Stati Uniti, ma è cambiato qualcosa nella politica mondiale. I temi che il presidente americano ha posto sul tappeto sono enormi e sollevano grande interesse, trasformando in scelte concrete obiettivi che un anno fa sembravano molto più lontani: da quelli dell’ambiente ai temi delle regole per il mercato, da quello della laicità a quello del diritto di tutti i cittadini alla sanità ,fino a quelli del rapporto con il mondo arabo , con il sud America e con Cuba.Se verso Ovest c’è dunque una obbligata nuova attenzione , grande miopia sembra invece esserci nello sguardo che Italia ed Europa volgono all’Asia e alla Cina. Sembra che l’Asia ed in particolare la Cina – principale e obbligato interlocutore degli USA – siano divenuti l’avversario di comodo sul quale riversare colpe e sospetti. Non c’è giorno in Italia senza che la Rai, Mediaset e giornali vari – che ormai fanno tutti capo allo stesso padrone – indichino nella Cina quasi un nuovo nemico che ci fa concorrenza e ci spinge per la china della crisi. Se fino a non molto tempo fa l’incultura di governanti e banditori d’aste paesane indirizzava l’astio se non l’odio degli italiani contro il Trattato di Maastricht e i vincoli della UE, ora è il turno dell’Asia e del Paese che in Asia cresce più rapidamente di ogni altro. Se i cinesi inviano le loro merci a basso costo in Europa sono colpevoli, se investono capitali in Italia e diventano proprietari di aziende italiane sono colpevoli, se sono schiavizzati da imprenditori italiani incivili sono ancora colpevoli. Dire che i cinesi che vengono ad operare in Italia debbono rispettare le leggi italiane e quindi i diritti e i doveri di chiunque viva sul nostro suolo è dire cosa ovvia, anche se non manca chi, non senza benedizione di autorevoli rappresentanti di chiese cristiane e no,vorrebbe caricare su di loro, come l’Italia fece nel 1902 a Shanghai e Hankow, con la protezione della Marina Militare, solo doveri senza diritti, ivi compresi i diritti universali della persona umana, sia essa nata a Pechino o alle Filippine anziché a Milano o Verona. Ma una cosa è chiedere e ottenere il rispetto della nostra legislazione ( e farla applicare: dall’Esquilino di Roma al distretto tessile di Prato) e altra cosa è dimenticare il rispetto della libertà di mercato, il dovere dello Stato di favorire la concorrenza e l’interesse che l’Italia ha a rafforzare i rapporti economici in quello che sarà il mercato decisivo di questo secolo.

Del fatto che la Cina, con il suo PIL in crescita (anche se non più a due cifre), sarà il mercato del futuro nessun economista ed analista dubita. La risposta all’interrogativo sul destino della gigantesche riserve di dollari americani accumulate dalla Cina è già venuta: la Cina , dopo aver consolidato le sue posizioni di grande potenza negli Stati Uniti e in Europa, li ha trasformati e li sta trasformando in energia (riserve di gas e petrolio) e in materie prime industriali. I dollari in mano cinese sono divenuti rame ( Cile), acciaio ( Brasile), nichel (Cuba) zinco , alluminio, cobalto, molibdeno , oro e argento. La popolazione cinese è stata incoraggiata a usare gioielli preziosi e ciò sta contribuendo a trasferire oro dal resto del mondo in Cina. Le importazioni di taluni metalli essenziali allo sviluppo industriale , da parte di Cina e India , sono stati tali che il rame, per esempio, a fronte di un prezzo storico medio di mille dollari a tonnellata è salito in pochi anni – gli stessi in cui l’Europa ha perduto per incuria 1 milione di tonnellate di rottami di rame – fino a 8000 dollari per tonnellata per poi attestarsi in piena crisi sui 4.000. La Cina si è salvaguardata firmando con il Cile contratti che le garantiscono forniture per 15 anni.

I giornali economici si consolano e confortano l’inettitudine dei governi europei facendo leva sull’andamento della borsa di Hong Kong e sulla variazioni del suo indice di riferimento (che tuttavia nel maggio è tornato al livello del novembre 2008). Ma a parte che sarebbe bene seguire anche la borsa cinese vera (in yuan), essi sembrano ignorare l’enorme spostamento di risorse reali a favore della Cina, India e Russia che è oggi in atto. Solo Obama sembra essersene accorto e non a caso il primo ambasciatore che ha nominato è stato quello destinato a Pechino.Vogliamo continuare ad identificare la Cina con la parte più povera dei cinesi che sono emigrati all’Esquilino di Roma o a Porta Palazzo? O vogliamo guardare a ciò che sta mutando nel mondo a livello economico e geopolitico ? Non stiamo vivendo un periodo di sciami sismici di assestamento, ma un periodo in cui le linee di divisione e i grandi flussi di mercato sviluppatisi alla fine della seconda guerra mondiale stanno per sempre mutando ed è necessario quindi che l’Europa anticipi il nuovo che sorgerà e partecipi a definirne i lineamenti a favore di tutti e, dunque, su un piano di eguaglianza. Andiamo verso un mercato globalizzato più ampio anche se più severamente regolato dagli Stati e dagli insiemi regionali e mondiali degli Stati e pensare di progredire rifugiandoci nel nostro piccolo lesionato “fortino” invece che diventando più europei e’ una scelta perdente per tutti. Speriamo che i nuovi europarlamentari lo sappiano e sappiano battersi perché l’Europa diventi un partner paritario delle grandi potenze che emergeranno dalla crisi, senza la presunzione di voler “allargare l’Atlantico” o “contenere le velleità della Cina”. In caso contrario si accorderanno Stati Uniti e Cina senza di noi.

Saverio Traversa

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