Spiagge senza mozziconi di sigarette: l’economia comportamentale “at work”

Mariangela Zoli muove dalla considerazione che gli strumenti dell’economia comportamentale si rivelano estremamente utili per promuovere azioni e abitudini in favore dell’ambiente e dà conto di un esperimento condotto da alcuni ricercatori dell’Università di Roma Tor Vergata e dell’Università di Parigi Télécom Ecole de Management (Institut Mines-Télécom) in alcuni stabilimenti balneari della costa romagnola per limitare la diffusione dei mozziconi di sigaretta nella sabbia. Zoli sottolinea l’importanza di agire sulle motivazioni individuali.

Sono ormai ben note le conseguenze nocive sulla salute umana derivanti dall’inalazione del fumo di sigaretta. Forse non altrettanto noti sono, invece, i danni, sanitari e ambientali, causati dalla dispersione dei relativi mozziconi, le cosiddette “cicche”, che costituiscono un rifiuto pericoloso e altamente inquinante. Come evidenziato da Lombardi, Di Cicco, e Zagà (“Le cicche di sigaretta: un rifiuto tossico dimenticato”, Tabaccologia, 2009), nei filtri si trovano, insieme alla nicotina, moltissimi componenti chimici, tossici e nocivi, come cromo e cadmio, oltre al polonio 210, un elemento radioattivo con un elevato potenziale cancerogeno. Senza considerare il fatto che il materiale costitutivo del filtro, l’acetato di cellulosa, è un componente plastico che tende a frantumarsi in piccolissime parti, destinate a rimanere per sempre nell’ambiente.

Eppure, i mozziconi di sigaretta, onnipresenti sui marciapiedi, sulle strade, sulla sabbia in riva al mare, nei giardini pubblici e nei boschi, costituiscono il rifiuto maggiormente discaricato nell’ambiente a livello mondiale. Si calcola che circa 4,5 migliaia di miliardi di cicche (su 5,8 di sigarette fumate) siano disperse selvaggiamente nell’ambiente ogni anno (Novotny e Slaughter, “Tobacco product waste: an environmental approach to reduce tobacco consumption”, Current environmental health reports, 1(3), 2014,). Solo in Italia, ogni giorno vengono prodotte quasi 150 milioni di cicche, la maggior parte delle quali finiscono disperse nell’ambiente (DOXA, 2016). La dispersione dei mozziconi sulle spiagge e nel mare pone un problema particolarmente serio per l’ecosistema marino, dal momento che, al pari di altri tipi di rifiuti, anche i filtri di sigaretta concorrono a causare la morte di centinaia di migliaia di uccelli, mammiferi e tartarughe marine per ingestione accidentale (Ocean Conservancy, International Coastal Cleanup, Annual Report, 2016).

Queste e analoghe considerazioni sono alla base della legge 221 del 28 dicembre 2015, in vigore in Italia dal 2 febbraio 2016 (“Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali”), la quale, all’articolo 40, stabilisce il divieto di abbandonare “i mozziconi dei prodotti da fumo sul suolo, nelle acque e negli scarichi”, prevedendo, per i trasgressori, una sanzione amministrativa pecuniaria da 30 a 300 euro. In aggiunta al divieto, la legge stabilisce che i consumatori di sigarette dovrebbero essere informati e sensibilizzati sulle conseguenze negative per l’ambiente derivanti dall’abbandono delle cicche. Quest’ultimo aspetto appare particolarmente interessante nell’ottica di stimolare le persone ad adottare comportamenti maggiormente eco-sostenibili. Come ha mostrato la letteratura scientifica sul tema, infatti, le misure di policy comunemente adottate per arginare il problema della dispersione dei filtri nell’ambiente si rivelano in genere poco efficaci, a causa della complessità del comportamento di “gestione” dei mozziconi da parte dei fumatori. Gli studi psicologici evidenziano come il gettare a terra il resto della sigaretta, una volta fumata, sia un comportamento largamente inconscio, un’azione abituale che le persone non sono consapevoli di compiere e che rientra nel “rituale” del consumo di sigarette. Inoltre, il fatto che si tratti di un comportamento largamente condiviso dalla maggioranza dei fumatori lo rende generalmente “accettato” e “accettabile”.

Per correggere comportamenti di natura complessa come quelli relativi alla dispersione dei rifiuti nell’ambiente può essere utile affiancare a strumenti di tipo tradizionale, ad esempio multe e divieti, i nuovi strumenti suggeriti dalla psicologia e dall’economia comportamentale, come quelli che rientrano sotto il concetto di “nudge”, la cosiddetta “spinta gentile” resa popolare dal libro di Cass Sunstein e Richard Thaler (“Nudge: Improving Decisions About Health, Wealth, and Happiness”, 2008). Come spiegano gli autori, il processo decisionale che conduce gli individui a compiere le proprie scelte è fortemente influenzato dal modo in cui le alternative vengono presentate; di conseguenza, la definizione del contesto di scelta è cruciale per indirizzare le decisioni individuali. Le azioni di nudging modificano l’architettura delle scelte degli individui, ma senza influenzare il loro potere discrezionale. Celebre a questo proposito è l’esempio proposto da Sunstein e Thaler relativo alle scelte alimentari: nei bar, posizionare la frutta, anziché i dolci, negli scaffali vicino alla cassa spinge le persone ad acquistare più frutta, incentivando l’adozione di un regime alimentare più sano.

I comportamenti che hanno un impatto sull’ambiente presentano caratteristiche tali da renderli particolarmente adatti all’applicazione di nudge, in quanto le persone molto spesso sottostimano le conseguenze negative delle proprie azioni. Gettare i mozziconi di sigaretta per strada o nella sabbia ne è un chiaro esempio. In questo contesto, al fine di valutare l’impatto dell’introduzione di nudge sulle scelte di smaltimento dei mozziconi, un gruppo di economisti dell’Università di Roma Tor Vergata (Gionata Castaldi e Mariangela Zoli) e dell’Università di Parigi Télécom Ecole de Management, Institut Mines-Télécom (Grazia Cecere) ha realizzato un esperimento scientifico in alcuni stabilimenti balneari della costa romagnola durante l’estate 2015. L’ambiente sociale scelto per la ricerca, quello degli stabilimenti balneari, è particolare, in quanto è caratterizzato da due fattori che potenzialmente spingono i risultati dell’esperimento in direzioni opposte. Da un lato, trattandosi di un contesto in cui le persone si trovano in vacanza, i comportamenti tendono ad essere meno rispettosi delle norme, anche di quelle che solitamente vengono osservate: un esempio è rappresentato dalla difficoltà di implementare la raccolta differenziata dei rifiuti sulle spiagge. Dall’altro, poiché l’ambiente circoscritto mette a stretto contatto le persone, diventa più forte la pressione sociale che deriva dalla diretta osservazione dei propri comportamenti da parte degli altri, i cosiddetti “vicini” di ombrellone.

Partendo da queste considerazioni, la ricerca ha portato a condurre un esperimento sul campo (small-scale field experiment) in otto stabilimenti balneari nel periodo compreso tra giugno e agosto 2015. Gli stabilimenti sono stati suddivisi in tre gruppi: in un primo gruppo di spiagge, sono stati resi gratuitamente disponibili per la clientela contenitori portatili per mozziconi (conetti), posizionati in punti particolarmente visibili (ad esempio lungo la passerella per accedere alla spiaggia). In questo primo gruppo, la presenza dei conetti non è stata pubblicizzata né tantomeno il loro utilizzo è stato reso obbligatorio, coerentemente con l’idea di nudge, ovvero di incentivare i fumatori a utilizzare i conetti per i mozziconi senza però forzarli a farlo. In un secondo gruppo di spiagge, l’introduzione dei conetti è stata accompagnata dall’esposizione di poster e cartelli contenenti un messaggio di invito esplicito a tenere pulita la spiaggia, con l’intento di stimolare una norma sociale (di tipo ingiuntivo, ovvero volta a evidenziare il comportamento “socialmente desiderabile” all’interno dello stabilimento). Un terzo di gruppo di spiagge, in cui non sono stati introdotti né i conetti né i messaggi, è stato utilizzato come controllo. In tutti gli stabilimenti coinvolti e per tutta la durata dell’esperimento sono stati raccolti e contati sia i mozziconi di sigaretta nella sabbia, sia quelli correttamente conferiti nei conetti e negli altri contenitori per i rifiuti, in modo da avere un’indicazione del numero di sigarette complessivamente fumate dalla clientela durante il soggiorno. In totale, durante l’esperimento, negli stabilimenti interessati sono state fumate circa 44 mila sigarette, di cui oltre 9 mila sono state ritrovate nella sabbia.

I risultati dell’esperimento hanno evidenziato che, in media, negli stabilimenti del gruppo di controllo la percentuale di filtri gettati nella sabbia è stata più alta rispetto a quella dei gruppi trattati: più precisamente, la percentuale è risultata pari al 32% nelle spiagge di controllo, al 21% nel primo trattamento e al 19% nel secondo trattamento. Le analisi econometriche, in cui si è tenuto conto delle caratteristiche specifiche degli stabilimenti, hanno permesso di concludere come sia la semplice introduzione di conetti, sia l’utilizzo aggiuntivo dei messaggi abbiano portato a una riduzione statisticamente significativa dei mozziconi di sigaretta dispersi nella sabbia rispetto alle spiagge non trattate. I risultati dell’esperimento, dunque, suggeriscono come, soprattutto nei casi in cui i comportamenti dannosi per l’ambiente sono inconsci, sia cruciale l’organizzazione del contesto in cui le persone prendono le loro decisioni. Nel caso della gestione dei mozziconi di sigaretta, un piccolo intervento di modifica del contesto di scelta individuale (la semplice introduzione dei conetti), ha avuto l’effetto di spostare l’attenzione delle persone verso una modalità alternativa di conferimento, spingendo i comportamenti nella direzione desiderata. La ricerca fornisce quindi ulteriore supporto alla crescente evidenza empirica, secondo cui l’utilizzo di incentivi comportamentali è un utile complemento alle tradizionali azioni di policy, soprattutto in contesti in cui l’applicazione di divieti e multe può essere difficilmente praticabile.

* Questo articolo sintetizza i risultati di una ricerca, condotta insieme ad alcuni colleghi, contenuti nel paper “Nudging at the beach: the effect of nudges on smokers’ littering behaviors”, attualmente sottoposto per la pubblicazione.

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