Schierarsi con i lavoratori per uscire dalla crisi. La “lezione” di Gianni Rinaldini

Il primo ciclo delle “ lezioni” sulla crisi economica si è concluso con l’incontro, avvenuto il 26 febbraio presso la sala convegni dell’Unicef, con Gianni Rinaldini, segretario generale della Fiom.

Rinaldini, anche sulla base delle esperienze direttamente vissute ogni giorno come dirigente di un grande sindacato, è partito dall’esame degli effetti della crisi sulla economia reale. Molte attenzione è concentrata sulla economia finanziaria, sulla cattiva gestione delle banche, sull’assenza di controlli: tutto ciò è giusto, ma non si può mai perdere di vista il rapporto della finanza con l’economia reale e la crisi cui qusta è stata portata, Di fatto è entrata in crisi una idea di sviluppo. Le disuguaglianze sono gravemente aumentate ed aumentano, è avvenuta una redistribuzione dei poteri che ha colpito la capacità di incidere dei lavoratori, si sono aggravati tutti i processi di frammentazione del ciclo lavorativo con conseguenti i effetti di deresponsabilizzazione , una parte crescente dei rapporti di lavoro è fondata sulla precarizzazione, il mito della grande impresa e’ crollato: le grandi imprese non sono più in grado di dare indirizzi. Le privatizzazioni sono state attuate in Europa senza un’idea di politica industriale, il lavoro precario è un dato strutturale e rende organico il ricatto. E’ stato duramente colpito, in un mondo divenuto volatile, il futuro dei giovani; sono state messi in crisi istituti fondamentali per i lavoratori: dal sistema pensionistico al TFR.

Come conseguenza di un certo modello di sviluppo una parte del mondo vive una grave crisi alimentare. I paesi più avanzati hanno provocato una crisi ambientale. Il sistema valutario è da ricostruire. Il deterioramento di sindacate e partiti ha ritardato reazioni adeguate, mentre altri opera in direzione di un peggioramento del quadro generale. Si dice e si ripete che, mentre in altri paesi (Stati Uniti con Obama, Germania con la proposta di nazionalizzazioni) i governi tentano di reagire alla situazione, il governo italiano assiste passivamente agli eventi. Nulla di più falso. Il governo italiano è attivissimo. Non a caso vara ogni giorno decreti. Purtroppo li vara al fine di utilizzare l’emergenza per ridisegnare in senso autoritario l’assetto del paese e per aggravare il generale processo di frammentazione e quello di deregolazione del mercato del lavoro. Le garanzie dell’orario di lavoro erano già state colpite dal presidente Berlusconi nel 2002 con la legge 66 ( è stato messo in discussione perfino il giorno di riposo che non è più obbligatorio nella settimana ma viene “concesso” nella media dei 14 giorni) .Ora si gioca sugli accordi separati per colpire la struttura contrattuale e si cerca di colpire il diritto di sciopero. Il conflitto sindacale viene ormai considerato eversivo.

Se non si inverte rapidamente corsa il rischio più grave per i iavoratori e per l’intero paese è che tre milioni di precari restino a casa. La Fiat di Pomigliano è un monito per tutti. Se non ci si attrezza rapidamente per fronteggiare una crisi, che Obama ha definito catastrofica, che si annuncia come una crisi di lunga duratail prezzo da pagare sarà durissimo,

Rinaldini non ritiene che a tutto ciò si possa rispondere nazionalizzando le grandi imprese. Con nazionalizzazioni fatte dall’attuale governo , senza un mutamento di strategia, – e ciò vale anche per altri paesi – si moltiplicherebbero solo i conflitti di interesse. Certamente più urgente è mettere in atto una politica di solidarietà e di ammortizzatori sociali che garantisca tutti i lavoratori precari e non precari. Nello stesso tempo occorre fermare il gioco al ribasso ai danni di operai e impiegati. Tutti parlano a livello europeo ed italiano di rifiuto del protezionismo e l’Unione Europea ha lanciato giustamente moniti in tal senso a tutti i paesi membri. di cui siamo membri Ma che cosa è una politica che tenta di schiacciare i salari e gli stipendi , di colpire diritti e strumenti di tutela dei cittadini e dei lavoratori, se non una disastrosa politica di protezionismo ? Occorre che l’Europa passi rapidamente dai moniti a misure concrete e vincolanti. In primo luogo occorre una politica che unifichi i sistemi fiscali; In secondo luogo vanno garantiti gli istituti e gli strumenti dello stato sociale. In terzo luogo occorre tutelare a livello europeo alcuni diritti fondamentali dei lavoratori e vanno condannate come violazioni del mercato le violazioni di tali diritti. Anche il centrosinistra deve in Italia riflettere su questo. Perdere ogni riferimento sociale è una rinuncia molto pericolosa e oggi seriamente negativa per la ricerca di vie d’uscita dalla crisi.

E’ seguito un dibattito che ha finito per concentrarsi sulla proposte di Rinaldini per l’Europa, sottolineandone l’importanza e anche, purtroppo, la novità. L’incontro si è concluso affidando a Gianni Rinaldini, in partenza per Pomigliano, un messaggio di auguri e solidarietà per i lavoratori della Fiat.

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