Quando parlare della scuola diventa un tabù: La disuguaglianza sociale ed il sistema scolastico tedesco

Guido Neidhöfer discute il ruolo della scuola come strumento per attenuare la disuguaglianza sociale e mostra come, se mal disegnate, le politiche scolastiche possano accrescere tale disuguaglianza. A tale proposito, Neidhöfer illustra il caso della Germania dove il successo scolastico dei figli dipende dal grado di istruzione dei genitori molto più che negli altri paesi europei. Secondo Neidhöfer tale fenomeno dipende da una caratteristica del sistema scolastico tedesco: la scelta precoce degli studenti fra i diversi tipi di scuola secondaria.

“La mela non cade mai troppo lontana dall’albero” è uno di quei proverbi che esistono in quasi tutte le lingue del mondo. Eppure, per quanto riguarda la distribuzione del reddito, in alcuni paesi, ma non in altri, le mele cadono molto vicine al tronco – ovvero i figli, da adulti, sono in una situazione economica molto simile a quella dei propri genitori. Il fenomeno è ampiamente analizzato in numerosi studi accademici ed è uno dei temi più discussi nel dibattito di politica economica, non solo di recente.

Se l’obiettivo è neutralizzare la disuguaglianza sociale nel lungo termine, uno strumento utile, anche se certamente non l’unico, è il sistema educativo. È stato infatti dimostrato da vari filoni di ricerca che alcune delle caratteristiche di tale sistema, come il livello della spesa pubblica in istruzione e il numero medio di alunni per docente, hanno un effetto positivo sulla cosiddetta mobilità sociale intergenerazionale, ovvero sul grado in cui, in una data società, la posizione economica dei figli dipende da quella dei propri genitori. Anche altri fattori possono però rendere l’ambiente familiare una determinante cruciale del successo scolastico. La presenza nel sistema di istruzione di scuole diverse per tipologia e per qualità dei programmi offerti e, soprattutto, l’età a cui gli studenti si selezionano fra le diverse tipologie di scuola rientrano tra questi fattori.

Un paese in cui sono molto evidenti gli effetti negativi sulla mobilità sociale legati al processo di selezione degli studenti (il tracking secondo la terminologia scolastica) è la Germania. A differenza di quanto avviene nel sistema scolastico italiano e in quello di gran parte degli altri paesi europei, in Germania la prima selezione avviene già al termine della scuola elementare. All’età di circa 9 anni (2 anni più tardi nelle regioni federali di Berlino e Brandeburgo), i bambini vengono suddivisi in scuole secondarie di diversa durata e qualità. Ad esempio, dei tre tipi di scuola secondaria più frequentati, soltanto uno porta direttamente all’esame di maturità. Gli altri preparano ad una carriera tecnica o a lavori manuali.

La motivazione principale di questo sistema risiede nella supposta efficienza della selezione precoce dei ragazzi in base alle loro abilità, che distingue quelli che possono prepararsi a proseguire con gli studi universitari da quelli che vengono spinti a trovare presto il loro posto nel mercato del lavoro. Il sistema duale tedesco tra università e apprendistato è, infatti, capace di assorbire coloro che terminano precocemente il processo di istruzione e di offrire sbocchi professionali adeguati.

Ma per quanto possa sembrare efficiente a prima vista, il sistema scolastico tedesco crea seri problemi di equità. Dirimenti nella scelta del tipo di scuola da frequentare risultano, infatti, sia le valutazioni ricevute dagli insegnanti sia le posizioni socio-economiche dei genitori e le prime risentono spesso proprio di queste ultime.

Una prima dimostrazione delle possibili iniquità del sistema è offerta addirittura dalle statistiche ufficiali. Come si vede nella figura 1, nel 2012 più del 60% degli alunni della scuola secondaria superiore – l’unica che offra la possibilità di ottenere un diploma di maturità e, dunque, l’accesso diretto all’università – proveniva da famiglie con genitori a loro volta con un grado d’istruzione superiore. Al contrario, nella scuola secondaria inferiore di tipo 1, che offre poco più dei requisiti dell’obbligo formativo, i genitori di quasi il 90% degli alunni non avevano conseguito un diploma di maturità.

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Fin qui l’evidenza potrebbe non essere sufficientemente convincente per tutti. L’intelligenza e la trasmissione genetica potrebbero essere alla base della fortissima correlazione dell’istruzione di genitori e figli. Chi credesse alla trasmissione genetica delle abilità cognitive potrebbe ritenere che genitori intelligenti (e quindi più istruiti) abbiano, per via genetica, figli intelligenti che, quindi, ottengono migliori risultati a scuola e nel mercato del lavoro. Era questa, ad esempio, la prospettiva con cui nel 1994 Charles Murray e Richard Hernstein spiegarono le cause della disuguaglianza economica nel loro libro, molto criticato, “The Bell Curve”. Tuttavia, qualche anno dopo, studi condotti su database innovativi che seguivano gemelli e figli adottivi fino all’età adulta mostrarono che un’eventuale trasmissione genetica delle abilità (tuttora non dimostrata, e tema di fortissimo contrasto fra i genetisti) può spiegare al massimo il 30% del divario nei risultati raggiunti dai figli di genitori ricchi e poveri. Il restante 70% dipende, dunque, da altri fattori, quali l’ambiente scolastico.

Come dimostrano i risultati dei test PISA condotti dall’OCSE, la più forte correlazione fra caratteristiche dell’ambiente scolastico e risultati raggiunti dagli studenti si osserva proprio in Germania (figura 2). E, fra gli aspetti dell’ambiente scolastico che maggiormente condizionano le performance dei figli risultano cruciali due fattori chiaramente legati al grado d’istruzione dei genitori: la capacità di aiutare i figli con il materiale scolastico e quella di consigliarli sulle scelte educative da prendere. Esiste, dunque, anche un evidente problema di informazione asimmetrica: genitori istruiti conoscono meglio il valore che un titolo di studio avanzato offre nella società e trasmettono ai figli, per via informale, anche una serie di valori e preferenze che li inducono a proseguire negli studi.

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Numerose analisi concordano, inoltre, che l’effetto dei fattori legati alla classe sociale dei genitori sono amplificati in caso di early tracking, ovvero qualora la prima selezione avvenga molto presto nella carriera scolastica. Lo dimostrerebbero alcune evidenze che riguardano il passaggio dalla scuola elementare alla scuola secondaria in Germania rilevati dallo studio PIRLS/IGLU nel 2006.

 Dicevamo, ad esempio, che la valutazione degli insegnanti è il primo elemento che decide il passaggio alla scuola secondaria. A conferma di ciò, a parità di abilità e voti scolastici, un bambino che proviene da una famiglia istruita ha il doppio delle probabilità di essere valutato “adatto alla scuola secondaria superiore” dal proprio insegnante di un suo compagno che proviene da una famiglia con minore istruzione. La valutazione soggettiva da parte degli insegnanti sembra, dunque, influenzata anche da fattori che vanno aldilà delle abilità oggettive degli alunni. Inoltre, nella maggior parte degli stati federali tedeschi, la decisione finale relativa al tipo di scuola a cui poi iscrivere i figli è responsabilità dei genitori, che possono, quindi, decidere di seguire o meno il consiglio degli insegnanti. Anche in questo caso, lo studio PIRLS/IGLU dimostra che le valutazioni soggettive di genitori con diverso livello di istruzione hanno un peso maggiore delle performance scolastiche dei figli (dunque, con buona approssimazione, delle loro abilità). Dalla relazione fra i punteggi dei test sulla capacità di lettura e le scelte di iscrizione effettuate dai genitori si evince, infatti, che il minimo punteggio in base al quale i figli dei “colletti blu” vengono iscritti ad una scuola secondaria superiore dai propri genitori è pari 606 punti, laddove genitori con cariche dirigenziali valutano i propri figli adatti a questo tipo di scuola a partire da un punteggio di 498.

Ricapitolando, i principali problemi del sistema scolastico tedesco non appaiono legati alla qualità dell’istruzione – le ultime indagini internazionali mostrano che i risultati degli studenti tedeschi sono superiori alla media dei paesi OCSE – né alle possibilità che offre il mercato del lavoro per i giovani. Il problema essenziale è che il successo scolastico dipende fortemente dal grado di istruzione dei genitori (ovvero dalla loro classe sociale).

Cosa si potrebbe fare per migliorare la situazione? Sebbene non sia ancora completamente chiaro se raggruppare gli alunni secondo le proprie abilità induca ad un apprendimento più efficiente o meno, gli studi scientifici concordano sul fatto che una divisione prematura sia controproducente e limiti le opportunità dei bambini provenienti dalle classi sociali meno abbienti.

In Germania è stato fatto recentemente un passo nella direzione giusta con l’ampliamento del ruolo delle cosiddette scuole integrate. Queste scuole offrono sia la possibilità di specializzarsi in ambito tecnico fermandosi alla licenza di scuola media, sia quella di proseguire gli studi fino al diploma di maturità. Fino ad ora le scuole integrate hanno dato buoni risultati, ma il loro ruolo appare ancora limitato, visto che ad oggi sono frequentate da meno del 15% degli alunni delle scuole secondarie. Inoltre permane il dubbio che questa tipologia di scuola vada semplicemente a rimpiazzare le scuole secondarie inferiori, così riproducendo la medesima segregazione scolastica che si vorrebbe invece evitare. La validità di ogni riforma del sistema d’istruzione tedesco sembra dunque passare necessariamente da un cambiamento radicale che abolisca la selezione precoce dopo la scuola elementare, un tema che, purtroppo, finora è stato un tabù nel dibattito tedesco.

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