Progressività e redistribuzione negli USA

Ruggero Paladini mette in evidenza come in seguito al crescere delle disuguaglianze di reddito e di ricchezza negli Stati Uniti stia tornando al centro del dibattito politico il tema dell’uso delle imposte a fini redistributivi. Esempi paradigmatici sono le proposte di Alexandria Ocasio-Cortez di alzare al 70% l’aliquota dell’imposta personale sui redditi sopra i 10 milioni di dollari e di Elisabeth Warren di introdurre un’imposta federale su patrimoni maggiori di 50 milioni, con un’aliquota pari al 2%. Paladini illustra e valuta criticamente tali proposte.

Ad inizio anno, in un programma televisivo, Alexandria Ocasio-Cortez (AOC) avanza la proposta di elevare l’aliquota massima dell’imposta federale sul reddito al una aliquota del 60-70%. Tale aliquota dovrebbe applicarsi ai per i redditi superiori a 10 milioni di dollari. Nell’imposta sul reddito federale degli USA, attualmente l’aliquota marginale più alta è 37% che si applica sul reddito superiore a 500mila dollari per un singolo o 600mila per una coppia sposata.

AOC si è imposta all’attenzione dei media vincendo le primarie per un posto di rappresentante della Camera in un distretto del Bronx; aveva battuto Joseph Crowley, considerato il numero quattro del partito democratico. Nella campagna delle presidenziali del 2016 AOC aveva sostenuto Bernie Sanders, e, come lui, ha deciso di rifiutare contributi di grosse aziende ricevendo la stragrande maggioranza dei suoi fondi da piccole somme di molti sostenitori. In totale, ha speso 194mila dollari per la sua campagna, mentre il suo avversario Crowley ne ha spesi 3,4 milioni. Vincendo poi le elezioni di midterm del novembre 2018, è diventata il più giovane membro della House of Representatives della storia americana (è nata nel 1989). E’ di qualche interesse sapere che durante il liceo AOC ha vinto il secondo premio nella Intel International Science and Engineering Fair, con un progetto di microbiologia; a seguito di questo riconoscimento, le è stato dedicato un asteroide,  il 23238 Ocasio-Cortez.

La proposta di AOC ha ricevuto una grande attenzione sui media, con attacchi spesso venati da forme di razzismo tipiche della destra americana, e già sperimentate da Obama. Ma ha ricevuto anche molti appoggi nell’ambito del partito democratico e da parte di economisti come Paul Krugman, il quale ha ricordato come un altro premio Nobel, Peter Diamond, insieme a Emanuel Saez, abbia alcuni anni fa scritto un importante articolo nel quale veniva proposta una aliquota marginale al 73%.

Passa poco tempo ed Elizabeth Warren formula una proposta anche più radicale: un’imposta del 2% sui patrimoni netti familiari, mobiliari e immobiliari, superiori a 50 milioni di dollari; l’aliquota salirebbe al 3% per i patrimoni superiori ad un miliardo. E ciò che è anche più rilevante è che la senatrice Warren ha ufficializzato la sua candidatura alle primarie del partito democratico per le prossime elezioni presidenziali.

Ora mentre AOC è una giovane promessa all’inizio della sua carriera politica, Elizabeth Warren, quasi settantenne, ha un curriculum di alto livello. E’ un’accademica che ha insegnato legge (diritto commerciale e bancario) in diverse università prima di arrivare a Harvard. Autrice di varie pubblicazioni, nel corso della crisi finanziaria ha presieduto la commissione di supervisione economica, istituita dal Congresso. Ha poi lavorato come Consigliere Speciale presso il Tesoro con Obama. Warren ha dato via alla creazione di una nuova Authority federale che vigili sui prodotti finanziari, per tutelare i consumatori dalle speculazioni delle banche. Nelle elezioni del 6 novembre del 2012 ha sconfitto il senatore in carica, il repubblicano Scott Brown, riportando in campo democratico il seggio che era stato a lungo detenuto da Ted Kennedy.

Emanuel Saez e Gabriel Zucman hanno effettuato una stima del numero di famiglie americane che dovrebbero pagare l’imposta patrimoniale, e del gettito ottenibile. Il numero è circa 75mila (meno di 0,1% del totale delle famiglie) ed il gettito è circa 2.750 miliardi in dieci anni, poco più di un punto di PIL per anno. Mediamente il gettito per famiglia è pari a 37 milioni, sempre in dieci anni. La stima tiene conto di una riduzione del 15% rispetto all’imponibile potenziale, dovuta a varie forme di elusione. Da notare che solo 300 miliardi verrebbero dalla maggiorazione dell’aliquota sui patrimoni superiori ad un miliardo.

Prendendo per buone queste cifre, si deduce un patrimonio netto familiare, in media, di 230 milioni. Ipotizzando un rendimento medio del 3%, si può stimare che l’incidenza dell’imposta si collochi intorno al 43,5%. Tale aliquota si aggiunge ovviamente a quella delle altre imposte sul reddito o sulla proprietà che gravano sul patrimonio. La proposta di AOC è meno radicale, il che potrebbe sembrare paradossale per una deputata che si dichiara socialista, se non fosse per un aspetto che vedremo più avanti. Si stima che coinvolga circa 16mila persone, con un gettito di 70 miliardi l’anno, quindi pari a un quarto di quello della proposta della Warren.

E’ anche interessante soffermarsi sulle indicazioni, che le due proponenti hanno dato, sull’uso delle imposte proposte. Warren ha proposto di utilizzare le risorse per fornire finalmente una sanità come si deve ai minori, e per alleviare i (pesanti) debiti degli universitari statunitensi. AOC, nell’intervista in cui ha formulato la proposta dell’aliquota al 60-70%, proponeva un “Green New Deal” cioè una trasformazione in senso equo e sostenibile del sistema economico (energia rinnovabile e tutto il resto). Di fronte all’obiezione (che le è stata in seguito ripetuta spesso) per cui le risorse dell’imposta sarebbero insufficienti, ha affermato che la proposta dell’aliquota elevata non serve a finanziare il Green New Deal, perché quest’ultimo non deve essere finanziato con imposte, ma con debito, acquistato, anche se forse non totalmente, dalla Banca Centrale, la Fed. Quindi per AOC l’introduzione dell’aliquota al 60-70% sull’ultimo scaglione ha lo scopo esclusivamente redistributivo di diminuire la concentrazione dei redditi al netto delle imposte.

La proposta di un finanziamento monetario di un ingente programma di spesa come il Green New Deal richiede una spiegazione. AOC si rifà alle tesi della Modern Monetary Theory (MMT), che riprende (ed estremizza) alcune posizioni formulate da Keynes e da vari suoi seguaci. Non solo il pareggio del bilancio è considerato un non problema, ma viene messa in discussione anche la stessa idea che la funzione principale delle imposte sia quella di finanziare la spesa.

Occuparci della MMT ci porterebbe troppo lontano. Riprendiamo il tema principale, notando che le due proposte presentano novità di non poco conto. L’imposta sul patrimonio della senatrice Warren è infatti una imposta personale sul patrimonio che non è mai stata presente nel sistema fiscale degli USA, tanto che si sono subito levate accuse di anticostituzionalità. Esiste ovviamente un’imposta (locale) sugli immobili, la property tax, che fornisce alle contee un gettito rilevante destinato alle scuole; si tratta di un tipo di prelievo che esiste del resto in Europa e in altre parti del mondo, e che trova ampie giustificazioni nella tradizione culturale del paese, in particolare con riferimento al principio del beneficio.

Al contrario l’imposta progressiva sul reddito, con aliquote prossime al 100% non costituisce affatto una novità nella storia degli USA; Piketty ne parla come di una “invenzione americana”. Come sottolineano la stessa AOC, e altri economisti intervenuti nella discussione, fino a una quarantina di anni fa esistevano aliquote marginali ben più alte del 70%. Bisogna dire che coloro che le pagavano erano veramente pochi, perché col tempo erano stati introdotti molti modi per aggirarle, tra cui convertire i redditi da capitale in incrementi di valore patrimoniale. Si può ricordare che Warren Buffett aveva sottolineato che la sua segretaria subiva un peso tributario più alto del suo, e non a caso Sanders, nella sua campagna delle primarie, proponeva di aumentare le aliquote sulle stock option.

La novità della proposta di AOC consiste piuttosto nell’obiettivo esplicitamente redistributivo dichiarato dalla neo deputata del Bronx. Ovviamente nello spirito della funzione di benessere sociale utilitarista, che è alla base del citato articolo Diamond-Saez, la funzione redistributiva costituisce l’aspetto centrale dell’impostazione; tuttavia finora questo aspetto era rimasto confinato tra gli esperti di economia. Adesso diviene parte del dibattito politico del partito democratico, dove gli esponenti della sinistra espongono senza complessi le loro posizioni, sulla scia di quanto avvenuto nelle precedenti primarie con Sanders, il quale aveva proposto, per i redditi superiori a 10 milioni, l’aliquota del 54,2% e un aumento della imposta di successione.

Certo dovremo aspettare le primarie del partito democratico per vedere chi le vincerà; al momento oltre la Warren è già scesa in campo Kamala Harris, senatrice della California, che è stata più cauta sui temi della tassazione, mentre sembra anche decisa a cimentarsi alle primarie Kirsten Gillibrand, senatrice dello stato di New York, più moderata, come anche Joe Biden, il vice presidente di Obama (e la lista dei candidati potrebbe ampliarsi). Più di recente, sul lato sinistro del partito, Sanders ha deciso di ripresentarsi, raccogliendo in un solo giorno un milione di dollari. Ma anche se dovessero imporsi Sanders o Warren, non è detto che non debbano trovare poi delle mediazioni e ammorbidire l’imposta sul patrimonio. Tuttavia, rimane il fatto che il tema di una imposizione a fine esplicitamente redistributivo è ora ben presente nel dibattito politico statunitense.

Come informazione conclusiva per il lettore è bene ricordare che all’imposta federale sul reddito, nella maggioranza degli Stati americani, si aggiungono le imposte statali sul reddito (eccezioni sono ad esempio il Texas e la Florida). In genere le imposte statali presentano una certa progressività. In vari Stati a governo democratico, l’aliquota massima si avvicina al 10%; il record è detenuto dalla California, dove l’aliquota più elevata arriva al 13,3%.

In conclusione, per comprendere le ragioni dell’affermarsi del tema della redistribuzione, il seguente grafico, tratto da un lavoro del 2016 di Emanuel Saez e Gabriel Zucman, Diseguaglianza della ricchezza negli USA dal 1913, è più eloquente di molte parole. Si tenga presente che il top 0,01% è costituito da circa diecimila nuclei familiari.

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