Prodi, i cittadini e gli effetti d’annuncio

E’ senz’altro positivo che, dopo la ennesima non felice esperienza di una legge finanziaria divenuta da tempo un treno merci di cui non viene comunicata l’esatta composizione neppure al Presidente del Consiglio, Prodi abbia comunicato che intende cambiare strada.

Ce lo auguriamo perché promesse del genere risalgono già agli anni ottanta, ma sono sempre state disattese non ostante le proposte in più sedi avanzate. Se la riforma verrà fatta nella direzione di un complemento per comparti della legge di Bilancio la saluteremo con evviva, così come abbiamo salutato e salutiamo le positive correzioni operate da Prodi e D’Alema nella politica estera, in direzione della pace e di un rinnovato prestigio europeo e internazionale dell’Italia.

Su tre punti vorremmo tuttavia assicurazioni.

Il primo: vogliamo sapere – l’attesa è già stata lunga – chi è riuscito a inserire nel testo del gigantesco emendamento alla finanziaria ultima il famigerato articolo sulla rapida prescrizione dei reati contabili. E’in gioco la fiducia dei cittadini in un gruppo di qualificati parlamentari e funzionari. Ed è in gioco qualche cosa di più: la forza della democrazia, la fiducia nella democrazia. Su questo punto non si può fare finta di nulla anche se il comma sarà cancellato.

Il secondo punto è più complesso e riguarda tutto il sistema di comunicazioni del governo Prodi, problema già sollevato dal Menabò, e dei gruppi parlamentari che lo sostengono. Non sappiamo se Prodi abbia posto il problema nel consesso di Caserta, me lo auguro.

Comprendo che l’Unione è una cosa complessa con diverse anime e con dirigenze di partiti che diventano sempre più indefinite ( Fassino è il segretario dei DS o l’organizzatore del partito democratico, cui Scoppola sta dando gli ultimi tocchi?) e comprendo che i provvedimenti governativi non possono non nascere che da un confronto di opinioni diverse. Quello che non si comprende è perché opinioni a volte personali debbano essere presentate coma annunci di provvedimenti legislativi e mettere in agitazione ampi settori del paese.

E’ possibile che migliaia di impiegati abbiano anticipato la richiesta di pensioni di anzianità solo perché un qualificato Tizio ha annunciato una Seconda Fase in cui si rivedranno (in peggio) le pensioni? Chi lo ha autorizzato? Quale Consiglio dei ministri lo ha deciso? Noi siamo contrari a qualsiasi riduzione di pensione ai lavoratori, ma siamo anche contrari a mettere migliaia di famiglie in agitazione perché un qualificato membro del governo ha voluto conquistarsi una comparsa in televisione, un invito da Vespa o un titolo su un giornale. La fiducia nella democrazia è fatta anche dalla certezza dei cittadini nella verità di ciò che i ministri espressi dal Parlamento dicono. Se i ministri fanno passare per decisioni le loro opinioni personali il cittadino – non certo aiutato dalla Rai, tutta impegnata nella cronaca nera – non ci capisce più nulla.

A complicare le cose si aggiunge il fatto – e stiamo al terzo punto- che le parole stanno assumendo, – il processo era iniziato invero con Berlusconi – significati diversi. Per Mussi o Bersani riformismo significa (almeno sembra) ricerca di vie di sviluppo che coniughino insieme crescita ed equità, aumento del PIL e sua diversa distribuzione per obiettivi e classi sociali, per una parte delle Margherita esso significa invece crescita più Elemosineria Apostolica e per Rutelli significa liberismo. Forse sarebbe bene che il governo adottasse un unico vocabolario.

Montezemolo giustamente, nell’ambito di una concezione che mette al centro del sistema l’impresa e i suoi profitti, chiama “clienti” i cittadini. Un governo di centro sinistra deve chiamare cittadini i cittadini e fare della risposta positiva ai loro diritti di cittadinanza il suo scopo.

Non si tratta di una differenza da poco. Ed era questa differenza che molti avrebbero voluto fosse uscita chiaramente sottolineata dal convegno di Caserta.

Nessuno attendeva che dal convegno campano uscisse un manifesto sulla concezione che la sinistra ha o dovrebbe avere dell’intervento dello Stato volto ad affermare e difendere, in una situazione di mercato libero e aperto, i diritti di cittadinanza, antichi e nuovi, che il socialismo riformista europeo ha affermato come universali e intangibili e che la Costituzione italiana ha sancito come tali.

Ma certo era lecito attendersi alcune risposte concrete e precise alle violazioni di questi diritti anche i più elementari- delle quali sono vittima ogni giorno la maggior parte degli italiani.

E’ difficile non riconoscere che Prodi ( a differenza di altri) conduce una vita che lo rende vicino ai

cittadini di Bologna e di Roma. E’ un suo merito, così come lo è di Bersani o di Letta o di D’alema. Ma allora come non accorgersi che diritti elementari sono ogni giorno violati e che gli italiani mancano di servizi essenziali necessari a godere di quei diritti? Come non accorgersi che le ore di trasporto necessarie per recarsi al lavoro sono forse più stressanti del lavoro stesso e che esse hanno riportato l’orario effettivo di lavoro a tempi che speravamo superati? Altro che diritto del cittadino a “ circolare liberamente”! Montezemolo potrà circolare liberamente con la società per l’alta velocità che ha già costituito in vista della totale privatizzazione delle Ferrovie e del loro spezzettamento. Ma Cipputi – che è ormai un precario senza previdenza – starà in piedi, pressato tra la folla in un trenino che impiega due ore per percorrere sessanta chilometri o in un autobus che non riesce a chiudere le porte. Questa è la realtà.

Dello stato del servizio sanitario – grande conquista per la quale abbiamo lottato – è meglio non parlare. Della degradata situazione dei nostri ospedali sono piene le cronache dei giornali ed è inutile tornare su cose note. Ma se la qualità dei servizi prestati non viene posta al centro del dialogo tra governo e cittadini e non diventa un grande obiettivo nazionale quale incoraggiamento ne trarranno coloro che pure in questa situazione degradata sono riusciti a creare delle isole mediche pubbliche di eccellenza e quale consenso maturerà nella società?

Sull’istruzione abbiamo precise promesse, ma poi tutto sembra in alcuni momenti ridursi alla sottolineatura della ricerca come fattore decisivo della competitività. Affermazione senz’altro vera, ma che nei fatti dimentica troppo spesso che i pochi centri di ricerca che l’Italia ha non si moltiplicheranno e non diventeranno poli d’attrazione di intelligenze di altri paesi se non cambierà tutto il retroterra dell’istruzione italiana, dagli asili nido all’università, sia per ciò che riguarda la qualità del servizio pubblico che viene offerto, sia per lo status degli insegnanti, sia per l’uguaglianza del diritto di accesso dei giovani sulla base del loro merito e della loro intelligenza e non dei soldi dei loro genitori.

L’elenco potrebbe continuare. Ma è su questo terreno comunque che la ormai multietnica società italiana attende non manifesti ima la definizione di priorità e di precisi progetti. Possibilmente prima che la scadenza di nuove elezioni amministrative,sia pure parziali, spinga ministri alla dispersione in centinaia di direzioni dei fondi statali tratti dalle tasche dei cittadini, Come regolarmente è avvenuto prima che il centro sinistra battesse Berlusconi e arrivasse al governo.

l.b.

N.B. Dopo che questo articolo è andato in stampa sul Menabò cartaceo il Governo per iniziativa del ministro Bersani ha preso provvedimenti importanti di liberalizzazione che rompono vecchie corporazioni e danno una risposta positiva ai consumatori. Ne siamo lieti e ne prendiamo atto. Vorremmo ricordare tuttavia che liberalizzazioni e privatizzazioni sono cose diverse e debbono rimanere diverse e che ci sono servizi fondamentali che solo lo Stato può garantire alla totalità dei cittadini. Vorremmo ancora ricordare che dal centro sinistra l’Italia – l’Italia che lavora- attende qualche cosa di diverso dal liberismo imperante ed è su questo “qualche cosa di diverso” che il centro sinistra sarà giudicato.

Schede e storico autori