Prima Repubblica

Caro direttore,

mi scrive mia nipote, italiana, segnalandomi un commento un po’

singolare apparso on line, e citato da La Repubblica, secondo cui Fini

avrebbe dato vita ad una pagliacciata da prima Repubblica con la sua

pretesa di dar vita a una corrente di minoranza. Mi chiede di darle il

mio giudizio, ma dalle sue Cronache deduco che lei, per età e ruolo,

oltre che per essere vissuto in Italia in quel periodo, può forse risponderle

in modo più corretto e pertanto giro a lei il quesito posto a me.

Sarò lieto di leggere anch’io la sua risposta…..

Cordialmente

                                                                Giselle Delormais

 

 

———

La prima Repubblica nata nel 1946 con il referendum fu una cosa molto seria e suona offesa per gli uomini che allora ressero governi e istituzioni del nuovo Stato e organizzarono la vita dei grandi partiti nati con la Resistenza, ma originati da 

ben più antichi ceppi, parlarne nei termini ricordati nella lettera. Se con il termine pagliacciata si intende riferirsi alla dialettica interna di quei partiti l’offesa è alla democrazia stessa sia che la dialettica interna si svolgesse attraverso l’esistenza

di correnti organizzate sia che si svolgesse secondo le regole del “centralismo democratico”. Si prenda la DC che è stato il partito caratterizzato dal maggior numero di correnti. Come si spiega il ruolo di Aldo Moro (e, prima di lui dello stesso De Gasperi) che nella DC è sempre stato il leader di una piccola corrente di minoranza, se non con il fatto che il confronto interno era aperto e libero e che la maggioranza mutava di volta in volta secondo le decisioni da prendere? Lo stesso Andreotti, più volte Presidente del Consiglio non era forse esponente di una corrente di minoranza? O si prenda il PCI, che ufficialmente non aveva correnti, ma che aveva tranquillamente al suo interno un centro, una destra e una sinistra di cui a tutti erano noti gli esponenti. E’ necessario ricordare attraverso quali passaggi si formavano le decisioni? In caso di estrema urgenza esse passavano almeno attraverso due organismi: ufficio di segreteria (di cui Togliatti non faceva parte) e una segreteria composta da sette membri (di centro, di destra e di sinistra). Se la questione era di grande rilievo veniva convocata in seduta straordinaria la Direzione che non era composta da cento membri ma da trenta con diritto e dovere di esprimere la loro opinione. E tutto passava poi al vaglio del Comitato Centrale che non era un organismo pletorico (lo diventerà nella decadenza post berlingueriana) e che impegnava seriamente segreteria e direzione. Che cosa ha a che fare tutto ciò con un signorotto che decide e impone?

Ho già detto che poi verrà quella decadenza che porterà alla triste situazione attuale. E la decadenza verrà per responsabilità di persone che non sapevano ascoltare e che si ritenevano più abili e furbe di qualsiasi organismo demoratico. Non a caso Togliatti scelse per principale collaboratore alla Camera dei deputati un giovane sardo che l’aveva apertamente criticato nella Conferenza economica che precedette il quinto congresso del PCI.

Grazie dalla sua lettera.

 

 

                                                                                              Luciano Barca

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