Previsioni e divinazioni

Fra le tante guerre e guerricciole ora è stata proclamata anche la guerra alle previsioni: non previsioni ma fatti, non previsioni ma numeri del passato verificati.

In tempi in cui sono ancora molti quelli che credono agli oroscopi e all’influenza delle stelle (“ma sai l’ora esatta in cui sei nato?”) il richiamo può sembrare saggio. Ma, a condizione appunto, che si assuma il termine previsione come uguale al termine oroscopo o divinazione. Mentre si tratta di due concetti assolutamente diversi, per chi sa di latino e di italiano. Chiunque abbia navigato sa che non si può andare in barca, e in particolare in barca a vela, senza prevedere le conseguenze di una variazione di rotta e senza predisporre le manovre da compiere per compensare il diverso effetto del vento ed evitare feriti per il rapido spostamento del boma. Allo stesso modo una nave che avanzi nell’oceano senza prevedere l’effetto delle correnti sulla rotta e compensarle rischia di trovarsi da tutt’altra parte rispetto alla propria destinazione anche se con pignoleria è stato tenuto il timone fisso sulla rotta tracciata sulle carte.

Divinare o credere agli oroscopi è da stupidi o ignoranti. Ma è altrettanto da stupidi non preparare, per ciò che dipende da noi, le condizioni migliori per assicurare il successo del futuro che vogliamo. Non si governa senza preparare il futuro – si vivacchia – e non si prepara realmente il futuro se non si accompagna alla definizione dell’obbiettivo una seria riflessione sulle operazioni da fare perché l’obiettivo sia raggiunto. E un obiettivo è sempre un futuro, non un passato o un presente.

Il guaio è che sono veramente in pochi oggi i governanti che operano per preparare un futuro diverso dal triste presente in cui viviamo. La maggioranza lavora solo per “ripristinare” le condizioni e il modo di prima e dunque del modo di produzione che periodicamente, attraverso crisi, distrugge per i più (ma non per chi punta al ripristino), la ricchezza che ha prodotto. Di quanti anni siamo tornati indietro in termini di benessere ma anche di PIL con la crisi iniziata ufficialmente nel 2008 ma maturata negli Stati Uniti tra il 2004 e il 2007, anno in cui furono messe all’asta in quel paese, per insolvenza, 1,3 milioni di proprietà immobiliari? Vogliamo andare avanti così, con al comando banchieri senza regole e speculatori che guadagnano più degli imprenditori?

Gli speculatori sanno ben prevedere una discesa del valore dei titoli per venderli allo scoperto e ricomprarli a minor valore o una salita del prezzo dei titoli per comprarli allo scoperto e rivenderli a maggior valore. C’è chi diventa miliardario facendo ciò centinaia di volte al giorno, senza pagare tasse adeguate ad ogni operazione. Perchè le previsioni dovrebbero essere negate a chi ha per definizione il compito di amministrare e dunque di indirizzare la ricchezza verso investimenti diversi, utili al benessere dei più?

 

                                                                                    l.b.

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