Pomodori agli ormoni e carne al petrolio

Ho letto un libro* agile e importante: il racconto di un viaggio che due giornalisti di Report, Michele Buono e Piero Riccardi, hanno compiuto tra i paradossi di un mondo che deve scegliere tra tre ipotesi:  l’ipotesi (folle, perché ci porterà al collasso, ma oggi prevalente) che non ci siano limiti alle risorse, l’ipotesi che i limiti ci siano ma sia troppo tardi per fare qualcosa e, infine, l’ipotesi che i limiti ci sono e che l’uomo ha capacità e volontà per combattere la follia di chi li ignora e l’inerzia di chi si è rassegnato.

Michele Buono che affronta il tema dell’energia ci porta con sé in centri studi, università, nella città di Londra, insieme a Renzo Piano, per ammirare e capire il progetto di un grattacielo di sessanta piani servito solo da trasporti pubblici (sono previsti solo 45 posti macchina per emergenze), o a Parma per studiare una città  dove l’auto non serve grazie ai trasporti pubblici (compreso il trasporto scolastico) e ad una rete di parcheggi periferici da un euro al giorno. Ci fa riflettere con una seria documentazione sui folli sprechi di energia dei paesi “sviluppati”,  sul petrolio economizzabile perseguendo, come ad Hannover, l’efficienza energetica delle case e sulle illusioni con cui gli ignoranti si cullano per non affrontare il problema: l’illusione, tra le altre, che l’energia nucleare sia una soluzione. Peccato che l’energia nucleare abbia bisogno di uranio e che l’uranio sia, come tutte le altre e più delle altre una risorsa limitata, tanto limitata che le miniere  (oggi integrate dall’uranio che la Russia ricava dallo smantellamento delle testate nucleari)  non sono più sufficienti ad alimentare  il parco dei reattori già esistenti.

Piero Riccardi, che la terra del contadino la conosce per esperienza diretta, ci conduce invece nel mondo dell’agricoltura e del cibo e ce ne presenta subito l’attuale modello: un’agricoltura non finalizzata a soddisfare la nostra fame e i nostri gusti, ma a produrre una merce che garantisca alti profitti all’industria alimentare. I risultati di questa subordinazione del nostro cibo ai profitti di alcuni industriali sono disastrosi: oltre il 30 per cento dei gas serra prodotti dalle attività umane sul pianeta Terra sono direttamente collegati a come noi produciamo, distribuiamo e consumiamo cibo.

Il viaggio di Riccardi mira a farci conoscere questa “agricoltura” che inquina la frutta, la verdura, il latte che noi mangiamo e che ci impedisce di gustare il vero sapore di un pomodoro dato che il pomodoro arriva a noi dopo essere nato su terra contaminata da pesticidi, erbicidi, concimi chimici, impollinato da un ormone,  arrossato alla luce del neon sugli scaffali dei depositi, gonfiato di azoto liquido e trasportato per centinaia di chilometri fino alla Grande Distribuzione e dalla Grande distribuzione a noi. E’ la Grande Distribuzione che determina quando, cosa e come coltivare e il prezzo da pagare all’origine: 7 centesimi per un chilo di carote o di indivia, 4 centesimi per le patate. Due cose contano per l’agricoltura  industriale: l’apparenza del prodotto e la più alta resa possibile per ettaro. Il risultato è che l’imballaggio, in molti casi, costa più di ciò che esso contiene e che la terra viene avvelenata (e quel veleno passa nei cibi) per garantire la più alta resa possibile. Per migliaia di anni l’agricoltura, spiega Piero Bevilacqua, è stata un produttore netto di energia: oggi i prodotti agricoli consumano molta più energia di quanto non diano in termini di chilocalorie. Per produrre una chilocaloria di pollo arrosto ne occorrono tre, per produrre una chilocaloria di manzo ne occorrono oltre 200, ricavate per lo più dal petrolio.  Ecco come il discorso di Riccardi si salda a quello di Michele Buono.

Possiamo uscire da tutto ciò? La ricerca dei due autori apre a qualche speranza. A condizione tuttavia che non si pretenda di mangiare le ciliegie a gennaio e che ci si organizzi in gruppi solidali. A livello di produttori e a livello di consumatori.

                                                                              

*Michele  Buono e Piero Riccardi – Il mondo alla rovescia – Gruppo editoriale Italiano , luglio 2009

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