Menabò N. 96/2019

In questo numero del Menabò, Trivellato presenta i risultati di un recente studio sul peggioramento delle carriere lavorative dei giovani; Pugno illustra le relazioni tra qualità dell’istruzione, declino economico e minore felicità; Natili illustra le misure per dare protezione sociale ai lavoratori non standard; Farina sostiene che l’UME ha bisogno di un sistema completo di istituzioni sovra-nazionali; Viesti illustra le possibili conseguenze dell’autonomia regionale differenziata; Gronchi commenta recenti dati ISTAT sulle migrazioni interne e internazionali; De Arcangelis-Mariani cercano di individuare le ragioni del consenso per le politiche protezionistiche; Capparucci-Verashchagina esaminano, tenendo conto anche delle differenze regionali, del rapporto tra innovazioni e disuguaglianza.

Più in dettaglio, nel primo articolo Ugo Trivellato presenta e discute i risultati salienti di un recente studio pilota sui primi otto anni di storia lavorativa di due coorti di giovani, entrate nel lavoro rispettivamente intorno alla metà degli anni ’80 e intorno al 2000. In particolare, Trivellato sottolinea il peggioramento delle esperienze di lavoro della seconda coorte: episodi di lavoro più frammentari e instabili, tempo di non lavoro dilatato. Trivellato conclude segnalando la necessità di politiche del lavoro e dello sviluppo più attente agli aspetti strutturali.

Maurizio Pugno, nel secondo articolo, sostiene che alla base del declino economico italiano e di molti altri segnali di malessere individuale, manifestatisi negli ultimi 15 anni vi è il basso livello dell’istruzione, da quella per l’infanzia a quella acquisita (o persa) nel corso della vita. Poiché tali fenomeni sono in controtendenza con l’Europa mentre nei decenni precedenti, sia il Pil, sia il benessere, sia l’istruzione erano vicini agli standard europei, Pugno ritiene   che l’istruzione, intesa non solo come capitale umano, debba diventare un obiettivo di policy imprescindibile.

Marcello Natili esamina su un recente report curato dall’OCSE sul futuro della protezione sociale e sugli strumenti di policy maggiormente in grado di fornire una protezione adeguata all’amplia platea dei lavoratori con contratti non standard. Natili sottolinea in particolare i rischi che la diffusione di tali contratti pone sulla futura sostenibilità dei sistemi di protezione sociale e riflette su criticità (e potenzialità) delle principali strategie proposte nel dibattito internazionale per far fronte a tali sfide.

Francesco Farina, nel quarto articolo, prendendo spunto da un recente intervento del presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi che presenta diversi motivi di interesse, sviluppa alcune considerazioni sullo stato dell’Unione Monetaria Europea. Farina, in particolare, illustra le ragioni per le quali quest’ultima non potrà fare a meno di un insieme completo di istituzioni sovra-nazionali, pena una nuova distruttiva crisi, siano i mercati finanziari oppure i governanti sovranisti e populisti a provocarla.

Nel Contrappunto, Gianfranco Viesti passa in esame le richieste di maggiore autonomia regionale che in Veneto e Lombardia sono state oggetto di referendum regionali. Viesti sostiene che tali richieste sono dirette a ottenere quote maggiori del ‘residuo fiscale’ e individua le ragioni del favore che esse sembrano incontrare. Inoltre, spiega che, per ragioni collegate alla determinazione dei fabbisogni standard, il rischio che si corre è quello della ‘secessione dei ricchi’ con effetti sui diritti di cittadinanza.

Il primo Focus, di Iacopo Gronchi, esamina i dati contenuti nell’ultimo Rapporto ISTAT sulle migrazioni interne ed internazionali e sottolinea che quei I dati mettono in luce soprattutto tre fenomeni: la persistenza della dinamica migratoria inter-regionale lungo la direttrice Mezzogiorno-Centro/Nord; l’incremento tendenziale e la mutazione in termini di composizione dei flussi in ingresso di cittadini stranieri; l’aumento tendenziale dei flussi in uscita di cittadini italiani e, in particolare, dei giovani diplomati e laureati.

Giuseppe De Arcangelis e Rama Dasi Mariani, nel loro Focus, riflettono sulle ragioni del consenso verso le politiche protezionistiche che si stanno diffondendo a livello mondiale. Dopo aver ricostruito il dibattito sugli effetti dell’apertura commerciale, evidenziandone i benefici attesi in termini di efficienza e l’impatto sulla distribuzione del reddito, essi sostengono che questo impatto insieme alla limitazione della sovranità nazionale indotta da alcuni accordi commerciali, sembra essere la principale causa della crescente ostilità verso l’apertura delle frontiere a merci e servizi.

Nell’ultimo Focus, Marina Capparucci e Alina Verashchagina si occupano del rapporto tra innovazione e disuguaglianza nei redditi. In particolare le due autrici esaminano l’impatto di una maggiore attività innovativa sulla disuguaglianza dei redditi in Italia, considerando anche le forti differenze regionali che si osservano in entrambe le dimensioni. Sulla base dei risultati della letteratura e di un loro recente studio basato su un modello strutturale, le autrici sostengono che vi è un legame virtuoso fra innovazione e riduzione della disuguaglianza

Schede e storico autori