Menabò n. 94/2018

In questo numero del Menabò, Florio-Giffoni illustrano le conseguenze, anche distributive, delle grandi infrastrutture di ricerca; Leonardi e Ghiselli riflettono da punti di vista diversi sul welfare aziendale; Rossi-Doria fa il punto sul fallimento formativo. Tamborini distingue diversi sovranismi all’interno dell’Unione Europea; Cicerchia-Bologna-Staffieri-Solipaca presentano e commentano informazioni statistiche sul mondo dei disabili; Boldrini-Galotto illustrano alcuni dati recenti sull’inserimento lavorativo dei dottori di ricerca; Gabbuti dà conto di alcune interpretazioni del rapporto tra studio delle disuguaglianze e visione del capitalismo.

Più in dettaglio, nel primo articolo Massimo Florio e Francesco Giffoni si occupano dell’impatto socioeconomico e delle ricadute distributive dell’attività delle (grandi) infrastrutture di ricerca (IR). Dopo aver definito le IR e rilevato che esse generano un beneficio sociale netto, gli autori sostengono che sotto il profilo distributivo la possibilità per le imprese private di appropriarsi gratuitamente della conoscenza prodotta dalla ricerca pubblica (finanziata dai contribuenti) aggrava le disuguaglianze. Nelle conclusioni essi enunciano alcuni possibili rimedi.

Nel successivo articolo, Marco Leonardi, sostiene che il welfare aziendale non rischia di sostituire quello universale perché il premio fiscale è destinato solo in parte a premi convertiti in welfare e perché la spesa per welfare aziendale è minima rispetto a quella per il welfare universale. Leonardi, inoltre, non condivide la tesi che non bisognerebbe detassare il welfare aziendale perché avvantaggia i lavoratori con retribuzioni più alte e sostiene che tornare a un welfare unilaterale da parte delle aziende, in luogo di quello contrattato dai sindacati previsto dalle attuali norme, sarebbe un errore.

Roberto Ghiselli, nel terzo articolo, riflette sulle caratteristiche e le prospettive del welfare contrattuale in Italia. A suo parere, l’esperienza che si sta sviluppando attorno a tale forma di welfare richiede un’attenta analisi del fenomeno; inoltre, sono necessari interventi, normativi e contrattuali, che consentano di valorizzarne la funzione, superando gli elementi distorsivi che nel frattempo si sono prodotti; in particolare in prospettiva occorre evitare che si creino disparità nell’accesso a tutele e diritti di cittadinanza fondamentali che vanno universalmente garantiti.

Nel quarto articolo, Marco Rossi-Doria affronta il tema cruciale del fallimento formativo, muovendo dall’osservazione che sebbene i dati segnalino una tendenziale attenuazione del fenomeno nel corso degli ultimi anni, la situazione rimane molto preoccupante sotto una molteplicità di profili. Rossi-Doria sostiene che Parlamento e governo hanno nel corso del tempo elaborato proposte serie e fattibili – e ricorda in particolare il Rapporto del Miur del gennaio scorso – ma sul piano dell’attuazione dei provvedimenti tutto tace.

Roberto Tamborini, nel Contrappunto, sostiene che in Europa oggi si frontaggiano non governi europeisti e anti-europeisti, ma sovranismi diversi. I sovranisti perbene rispettano i trattati e le regole per quanto compatibili coi propri interessi nazionali. I sovranisti maleducati si scagliano contro i tecnocrati di Bruxelles rivendicando spazio e soddisfazione per i propri interessi nazionali. Entrambi avversano una maggiore condivisione di sovranità. Per spezzare questo letale status quo occorre una terza forza, transnazionale ed europeista, con un chiaro programma di discontinuità col passato.

Nel primo Focus, Annalisa Cicerchia, Emanuela Bologna, Simona Staffieri e Alessandro Solipaca illustrano le informazioni statistiche raccolte dall’Istat sul mondo ampio e complesso dei disabili. Tali informazioni riguardano non soltanto il numero e la composizione, dei disabili, ma anche altri aspetti come il benessere quotidiano, la formazione, l’occupazione,   le relazioni sociali, l’uso del tempo libero, la conoscenza dei quali è indispensabile anche per disegnare politiche dirette all’inclusione sociale e al miglioramento del benessere delle persone con limitazioni.

Il secondo Focus, di Michela Boldrini e Ludovica Galotto, illustra i dati recentemente resi noti dall’Istat sull’inserimento professionale dei Dottori di Ricerca che riguardano le caratteristiche dei dottori di ricerca che si formano negli atenei italiani, il loro grado di soddisfazione per il percorso intrapreso e le loro prospettive occupazionali a 4 e 6 anni dal conseguimento del titolo. Boldrini e Galotto si soffermano anche sulle differenze di genere, sulla distribuzione geografica e sulla rilevanza della materia di studi e forniscono elementi per una comparazione internazionale.

Nell’ultimo Focus, Giacomo Gabbuti riflette sul nesso tra visione e misura della disuguaglianza, prendendo spunto da un articolo recente di Daniel Zamora, pubblicato sulla edizione italiana della rivista Jacobin. Adottando una prospettiva storica, Gabbuti sostiene che è importante coniugare l’attenzione per gli aspetti quantitativi della disuguaglianza con una visione critica del nesso tra questo fenomeno e il capitalismo, evitando di concepire la disuguaglianza come un semplice fenomeno di carattere monetario.

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