Menabò n. 82/2018

In questo numero del Menabò, il tema dei salari reali a Nord e a Sud è affrontato da FraGRa e Patriarca; Palmisano-Peragine documentano il peggioramento della disuguaglianza nei redditi in Italia nel 2014-16; Raitano fa il punto sulla trasmissione intergenerazionale della disuguaglianza in Italia; Caravella-Crespi offrono una valutazione dei piano di rilancio della politica industriale; Lorefice riflette sulla formazione della classe politica; Zanzotto indica un modo per rimediare ai “furti” delle Intelligenze artificiali; Bisio-Zurlo esaminano con nuovi dati gli effetti del Jobs act sulla domanda di lavoro.

Più in dettaglio, nell’articolo di apertura FraGRa, prendendo spunto da un recente workshop tenutosi all’Università Roma Tre, tornano sul tema dei divari nei salari reali tra Nord e Sud riproponendo, con estensioni, un contributo già pubblicato sul Menabò. FraGRa sostengono, tra l’altro, che il benessere non dipende solo dai salari reali, per cui il benessere – anche degli occupati – al Sud potrebbe essere inferiore malgrado i più alti salari reali. I flussi migratori sembrano confermare questa interpretazione e rendono plausibile che riducendo i salari, anche se crescesse l’occupazione, questo squilibrio si aggravi.

Flaviana Palmisano e Vito Peragine, nel successivo articolo, si occupano dell’evoluzione dei redditi familiari in Italia nel periodo compreso tra il 2014 e il 2016 e mostrano come a fronte della ripresa economica a livello aggregato, il dividendo della crescita del biennio in questione si sia distribuito in modo fortemente diseguale nel nostro paese, determinando un aumento delle disuguaglianze interpersonali. Palmisano e Peragine mostrano che queste tendenze hanno contribuito anche a intensificare il divario territoriale.

L’articolo di Serenella Caravella e Francesco Crespi muove dalla considerazione che, allineandosi ad altri paesi europei, l’Italia ha dato nuovamente un ruolo di rilievo alla politica industriale, varando, nel 2017, un piano da 12 mld per il rilancio dell’industria italiana. Gli autori sostengono, però, che il piano è prevalentemente orientato a stimolare gli investimenti e lo sviluppo delle imprese con strumenti fiscali senza prevedere interventi di matrice “sistemica” e che questo sbilanciamento potrebbe limitare i risultati raggiungibili con le risorse messe in campo.

Michele Raitano, nel quarto articolo, dopo aver ricordato in cosa consista e come si calcoli la diseguaglianza intergenerazionale, richiama i risultati di un suo recente studio con Teresa Barbieri e Francesco Bloise. Da tale studio risulta confermato che il nostro è un paese in cui i redditi da lavoro dei figli sono fortemente associati a quelli dei genitori ed emerge anche che solo una parte limitata di questa associazione è dovuta al titolo di studio, di norma più elevato per i figli dei più abbienti. Le origini familiari contano molto anche a parità di istruzione conseguita.

Nel Contrappunto, Fabrizio Patriarca, intervenendo nel dibattito sull’opportunità di differenziare i salari a livello territoriale, tra Nord e Sud, richiama l’attenzione su diversi problemi analitici che occorre superare per giungere alla conclusione che tale differenziazione produrrà effetti benefici per il Mezzogiorno. In ogni caso, Patriarca sostiene che anche qualora tali effetti si verifichino, è elevato il rischio che il monte salari dei lavoratori del Sud diminuisca e il beneficio sia soltanto delle imprese.

 Il Focus di Fulvio Lorefice si occupa della formazione della classe politica, una precondizione per quell’effettiva «centralità del parlamento» che queste elezioni temporaneamente ci consegnano. In particolare, l’autore si sofferma sull’esperienza del sistema educativo di scuole nazionali e regionali del Partito Comunista Italiano e quindi sul relativo processo di pedagogia politica delle masse. Nel ricordare la figura intellettuale di Luciano Gruppi, sostiene l’importanza per la sinistra odierna del linguaggio e della sua accessibilità.

Fabio Massimo Zanzotto, nel suo focus,  esamina la complessa tensione tra i benefici dei sistemi basati sull’intelligenza artificiale e i possibili effetti dirompenti di tali sistemi sul mercato del lavoro. Dopo aver affermato che ogni sistema basato sull’intelligenza artificiale sfrutta conoscenza prodotta dalle persone, anche nella loro attività lavorativa, Zanzotto sostiene che i ricercatori in intelligenza artificiale dovrebbero realizzare sistemi che siano inerentemente in grado di permettere di ripagare la conoscenza che utilizzano, evitando che questa sia oggetto di “furto”.

Laura Bisio e Davide Zurlo, nel terzo Focus, valutano l’impatto dell’introduzione del Jobs Act sulla complessiva domanda di lavoro dipendente nel periodo 2015-2016, distinguendo gli effetti dell’introduzione del contratto a tutele crescenti (CTC) da quelli legati agli sgravi contributivi. La principale conclusione raggiunta dagli autori è che, se da un lato l’uso del CTC è associato a una maggiore domanda di lavoro complessivo, l’ampiezza dell’effetto appare principalmente legata all’entità degli sgravi e alla rimodulazione del loro importo.

Schede e storico autori