Menabò n. 79/2018

 

Il Menabò rivolge un pensiero affettuoso e pieno di stima a Andrea Ginzburg che ci ha appena lasciati.

In questo numero del Menabò, Tronti esaminail recente andamento dell’occupazione e delle ore di lavoro; Cetrulo, Cirillo e Guarascio sostengono che la flessibilità del lavoro può danneggiare l’innovazione; Gabriele illustra le ragioni che spingono le scuole a attirare gli studenti delle classi medio-alte. Centra contesta una recente affermazione secondo cui studiare non serve; Barbieri sintetizza uno studio dell’OCSE sulla redistribuzione nei paesi dell’OCSE; Lelo, Monni e Tomassi confrontano la distribuzione spaziale delle disuguaglianze a Roma, Napoli e Milano, Grimalda e Rossini danno conto di un’importante iniziativa internazionale di ricerca sul progresso sociale e le disuguaglianze.

Più in dettaglio, nell’articolo di apertura Leonello Tronti esamina le recenti tendenze dell’occupazione in Italia. Dopo avere osservato che da ottobre del 2013 gli occupati sono aumentati in media annua di più di un milione di unità, Tronti sottolinea che si sono notevolmente ridotte le ore lavorate pro capite per un ammontare corrispondente a un milione e mezzo di occupati in confronto con il 2008 e individua nella semi-occupazione la causa principale di queste tendenze. La sua conclusione è che queste evoluzioni impongono di rivedere la misurazione ufficiale dell’occupazione.

Stefania Gabriele, nel secondo articolo, si occupa della valutazione delle scuole e dei dirigenti scolastici, dopo la denuncia de “la Repubblica” sui rapporti di autovalutazione di alcuni istituti, che enfatizzano le caratteristiche sociali medio-alte dei loro studenti.  Gabriele illustra i meccanismi fondamentali della valutazione delle scuole e dei dirigenti scolastici, le nuove competenze di questi ultimi e il sistema di incentivi economici; segnala i limiti della logica competitiva recentemente introdotta e sottolinea i rischi di segregazione sociale e ulteriore polarizzazione tra le scuole.

Quindi, Armanda Cetrulo, Valeria Cirillo e Dario Guarascio esaminano il rapporto tra flessibilità del lavoro e innovazioni e sostengono che la prima può ostacolare le seconde. A tal riguardo, essi mettono in luce il ruolo che, in alcuni regimi tecnologici, può svolgere la conoscenza specifica dei lavoratori all’interno delle imprese e delle industrie. Richiamando i risultati di un recente studio sull’innovazione nelle industrie europee gli autori mettono in evidenza, in particolare, una relazione negativa tra uso intenso di lavoro temporaneo e innovazione di prodotto.

Maurizio Franzini in occasione della nuova pubblicazione in Italia degli interventi e dei discorsi di F.D. Roosevelt propone, guardando anche al presente, una riflessione sul New Deal degli anni ’30. Franzini, dopo aver sottolineato l’inconciliabilità, nella visione di Roosevelt, tra ilpotere economico e i valori fondativi e costituzionali degli Stati Uniti, sostiene che da ciò discende la priorità assegnata alla reform rispetto alla recovery e nelle conclusioni delinea le ragioni del successo di questo eccezionale “governo per la non –élite”.

Marco Centra, nel Contrappunto, si occupa del recente consiglio del presidente della Confindustria della provincia di Cuneo alle famiglie: rinunciare all’istruzione superiore per i propri figli, per accrescere le loro opportunità nel mercato del lavoro. Centra sostiene, al contrario, che l’investimento in istruzione dà un rendimento nell’intero arco della vita e che, visto l’ancora elevato deficit di laureati e diplomati rispetto all’Europa, l’Italia si allontanerebbe sempre più dalla frontiera dello sviluppo tecnologico e produttivo se venisse disincentivata l’istruzione dei giovani.

Keti Lelo, Salvatore Monni e Federico Tomassi, nel loro Focus, confrontano le tre più popolose città metropolitane italiane: Roma, Milano e Napoli, analizzando le suddivisioni sub-comunali dei capoluoghi e gli altri comuni dell’hinterland. Da tale confronto emerge, seppure con diverse intensità, la presenza di disuguaglianze in termini di istruzione, occupazione e reddito in tutte e tre le aree metropolitane. Gli autori sostengono che tali evidenze sollecitano la necessità di politiche specifiche e territorialmente diversificate nelle aree metropolitane.

Il Focus di Teresa Barbieri è dedicato ad analizzare un recente studio dell’OCSE nel quale viene proposta un’accurata valutazione della portata dell’intervento pubblico in ambito redistributivo. Barbieri sintetizza i principali risultati che emergono dallo studio e in particolare le tendenza generalizzata verso un declinante ruolo redistributivo delle imposte e dei trasferimenti. Nelle conclusioni Barbieri invita a riflettere anche sull’importanza di misure volte non soltanto alla redistribuzione del reddito, ma anche alla cosiddetta “pre-distribuzione”.

Gianluca Grimalda e Gianpaolo Rossini, nell’ultimo Focus, illustrano alcuni contenuti del Rapporto del Panel Internazionale sul Progresso Sociale (IPSP), un progetto interdisciplinare di valutazione del progresso sociale nel mondo che coinvolge 300 studiosi. Dei tre volumi del Rapporto, Grimalda e Rossini prendono in esame il primo, dedicato agli aspetti economici, soffermandosi sulle concezioni di progresso sociale e sul disallineamento tra benessere soggettivo ed oggettivo nei Paesi ricchi. Inoltre, commentano l’andamento delle disuguaglianze economiche a livello nazionale e globale.

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