In questo numero del Menabò, Giunta e Rossi si occupano dello stato dell’economia italiana dopo la crisi; Calvano commenta la sentenza della Corte Costituzionale sul referendum sull’art. 18, mentre Torre esamina la pronuncia dell’Alta Corte Britannica sul ruolo del Parlamento nella Brexit. Pezzoli illustra le relazioni tra politiche della concorrenza e disuguaglianza; Rigotti recensisce un volume di Lepenies sulla storia delle politiche contro la povertà mentre Jaconis di occupa dell’analisi multidisciplinare del modello economico cinese contenuta in un volume curato da Campagnolo. Montefusco ricorda la figura e l’opera di Tullio De Mauro e Baggio si occupa di come promuovere la qualità della ricerca universitaria.
Più in dettaglio, nell’articolo di apertura Anna Giunta e Salvatore Rossi si occupano dello stato dell’economia italiana dopo la grande crisi. Giunta e Rossi elencano i punti di forza e di debolezza del nostro sistema produttivo e sostengono che esso è polarizzato tra un manipolo di imprese dinamiche che sostiene la competitività del nostro paese e un gran numero di imprese, prevalentemente a proprietà e conduzione familiari, poco produttive e innovative. La loro conclusione è che occorre una politica dell’offerta con un orizzonte di intervento di medio periodo.
Roberta Calvano, nel secondo articolo, esamina la recente sentenza della Corte costituzionale n. 26/2017 sulla inammissibilità del referendum sull’art. 18. Calvano si sofferma sulla tecnica di formulazione del quesito e sostiene che, diversamente dai precedenti referendum sull’art. 18, tutti dichiarati ammissibili, la strutturazione del quesito su corpi normativi disomogenei offre lo spunto per una riflessione sulla posizione della Corte, ancora una volta supplente verso il legislatore, e tendente a gravare i promotori di un compito arduo, con forti rischi di sovraesposizione politica.
Alessandro Torre, nel successivo articolo, si occupa della decisione con la quale la Corte Suprema del Regno Unito, il 24 gennaio ha individuato nel Parlamento, e non nel Governo, il soggetto che deve attivare il procedimento di recesso dall’Unione Europea. Dopo aver chiarito il contesto nel quale si colloca tale decisione e l’iter che ne è seguito Torre sostiene che questa sentenza ha uno speciale significato non soltanto perché riafferma la supremazia del Parlamento, ma anche perché rafforza l’ipotesi che la Corte suprema si stia trasformando in una corte costituzionale.
Andrea Pezzoli, nel quarto articolo, si occupa del contributo che la politica per la concorrenza e l’ applicazione del diritto antitrust possono dareal contrasto delle diseguaglianze. In particolare, Pezzoli ricorda che l’Autorità antitrust può concentrarsi sui settori di maggiore impatto suiconsumatori più poveri e che le rendite monopolistiche spesso sono un ammortizzatore sociale improprio. Su queste basi Pezzoli sostiene che per evitare la difesa di un iniquo status quo occorre che la promozione della concorrenza si accompagni a una riforma del sistema di welfare.
Francesca Rigotti dedica la prima Scheda a una riflessione sulla storia della povertà e delle politiche per contrastarla basandosi sugli argomenti presentatidal politologo tedesco Philipp Lepenies nel suo recentissimo Armut. Ursachen, Formen, Auswege. Rigotti si sofferma, in particolare, sull’idea centrale del volume, secondo la quale la definizione precisa della povertà e la sua misurazione sono serviti ad allontanare l’idea che la povertà sia un destino o che derivi dalla «poca voglia di lavorare» e a favorire l’affermarsi di politiche dirette a contrastarla.
Stefania Jaconis, nella seconda Scheda, legge ‘Liberalism and Chinese Economic Development’ curato da Gilles Campagnolo e si chiede: come definire la Cina oggi? Quali sono le caratteristiche salienti di un modello di sviluppo che può essere compreso solo tenendo conto di un contesto il più ampio possibile, che è quello della civiltà dell’Asia Orientale? Jaconis sottolinea per rispondere a queste domande è necessario tenere conto in modo integrato di molti aspetti – economici, socioculturali e giuridici – e che il merito principale del volume è di riuscire a farlo.
Antonio Montefusco dedica il Resoconto a tracciare un ricordo di Tullio De Mauro. Dopo avere ricordato che De Mauro è stato il principale linguista italiano della seconda metà del XX secolo, Montefusco offre un ritratto della sua opera e della sua figura intellettuale. Montefusco sottolinea che De Mauro ha prestato particolare attenzione alle disuguaglianze linguistiche e ha dedicato grandi energie al problema dell’analfabetismo, della scuola, e recentemente, del life-long learning. Questo impegno, conclude Montefusco, è senz’altro uno dei suo lasciti più vitali.
Infine Giosuè Baggio, nel Contrappunto, ricorda che a partire da quest’anno verranno assegnati fondi aggiuntivi ai 180 migliori dipartimenti universitari italiani e afferma che l’obiettivo di promuovere ricerche di qualità è condivisibile. Tuttavia, secondo Baggio, per raggiungere tale obiettivo il modo migliore non è quello di premiare la produttività media, che può anche dare luogo a esiti paradossali; occorre, invece, sperimentare modelli alternativi, ad esempio quelli diretti a premiare i dipartimenti con il maggiore potenziale di crescita futura della produttività.