Più in dettaglio, l’articolo di Nerina Dirindin parte dall’osservazione che le continue restrizioni imposte alla sanità pubblica da un lato rappresentano una spinta alla razionalizzazione e alla riduzione di sprechi e dall’altro costituiscono una crescente giustificazione al disimpegno delle istituzioni nei confronti della tutela della salute. La mancanza di visione strategica e la crisi economica rischiano, ad avviso di Dirindin, di portare il sistema verso soluzioni scivolose, strumentalmente additate come risolutive dei problemi attuali.
Fabrizio Tediosi, nel successivo articolo, osserva che la Legge di Stabilità e il cosiddetto “decreto appropriatezza” hanno riaperto le polemiche sulla sostenibilità del SSN e sostiene che la crisi economica rende necessario migliorare le performance del SSN. A questo scopo occorre privilegiare i servizi che generano i maggiori benefici, disinvestendo da quelli con profili costi-benefici meno favorevoli. Ciò richiede, però, tempi lunghi; soluzioni semplicistiche sono poco credibili e rischiano di compromettere la fiducia dei cittadini nel SSN.
Enza Caruso mostra che mentre il Pil ristagna, la stretta dei bulloni sulla spesa pubblica dettata dai vincoli europei è stata scaricata sulla sanità. Quest’ultima ha perso risorse in valori nominali, mentre il resto della spesa corrente primaria ha continuato a crescere. Secondo Caruso, la ridefinizione delle priorità per la sostenibilità del Ssn non consente al settore di beneficiare dei recuperi di efficienza permessi da una buona governance, piuttosto dietro la contrazione delle prestazioni c’è il rischio di privatizzazione di importanti quote di spesa sanitaria.
Roberto Fantozzi, nel quarto articolo, dopo aver richiamato i principali interventi normativi sul SSN negli ultimi anni, documenta i ripetuti tagli – inclusi quelli della Legge di Stabilità – alle risorse per il SSN e li pone in relazione alle novità previste dal Patto per la Salute 2014-2016 che riguardano la definizione dei nuovi LEA, i costi standard, la governance e la riqualificazione dei SSR. Fantozzi conclude che l’inadeguatezza delle risorse ha mandato deluse le attese suscitate dal Patto e mette anche in discussione la sostenibilità della sanità pubblica.
Nella prima Scheda, Alessandra Cataldi, facendo uso dei dati dell’OCSE “Health Statistics 2015, propone una comparazione internazionale dei sistemi sanitari nazionali basata su un serie di indicatori rappresentativi di tre dimensioni: l’ammontare di risorse pubbliche destinate a finanziare tali sistemi, la quantità e la qualità dei servizi sanitari a disposizione dei cittadini. In base ai dati presentati, Cataldi nota che il sistema sanitario nazionale italiano sembra godere di buona salute, in molti casi migliore di quella della gran parte degli altri Paesi.
Morales Sloop, nella seconda Scheda, si occupa di evasione fiscale a livello internazionale esaminando il progetto Base erosion and profit shifting (BEPS) avviato dall’OCSE nel 2013. Morales Sloop illustra sinteticamente le 15 Actions, che compongono le proposte finali del progetto e che sono principalmente finalizzate a contrastare le imprese che attuano una sistematica erosione della base imponibile con conseguente trasferimento artificiale di utili verso quei paesi che offrono una fiscalità privilegiata o, nei casi più estremi, verso i paradisi fiscali.
Giuseppe Greco, in un articolo per la Rubrica Cronache Italiane, che ripubblichiamo, analizza lo stato dell’arte della Sanità Digitale nel nostro Paese. Dopo aver ricordato il ruolo degli investimenti ICT per la crescita dell’efficienza e dell’efficacia del SSN, Greco si sofferma sulle ragioni del ritardo italiano, evidenziando la mancanza di una governance di sistema e di una strategia architetturale complessiva, soprattutto in merito al Fascicolo Sanitario Elettronico e alla Telemedicina. Ma la recente “Strategia Crescita Digitale 2014-2020” del Governo può costituire un cambio di passo.
Miguel Ángel de Porras Acuña e Alessia Fulvimari, per la Rubrica “Territori Lontani”, si occupano della legge di bilancio spagnola che ha attirato attenzione sia per i rilievi della Commissione europea sia per il suo rapporto con le imminenti elezioni. Gli autori ricordano che alla legge è stato imputato un eccesso di ottimismo nella stima delle entrate e sostengono che se deciderà di rispettare gli obiettivi del semestre europeo, il nuovo governo dovrà tagliare ulteriormente la spesa pubblica, proseguendo una severa politica iniziata nel 2011 e condotta senza troppo preoccuparsi di povertà e disuguaglianze.
Infine, nel Contrappunto, FraGRa e Ruggero Paladini esaminano brevemente gli argomenti con i quali il governo ha giustificato due dei più importanti provvedimenti contenuti nella Legge di Stabilità: il taglio delle tasse e l’innalzamento a 3000 euro del limite per i pagamenti in contanti. Rispetto al primo si sostiene che, anche per il modo in cui è attuato, non è facile considerarlo “giusto e normale”, come invece ha affermato il Presidente del Consiglio e rispetto al secondo si spiega perché è debole l’argomento secondo cui sarebbe ininfluente sull’evasione fiscale.