Questo numero del Menabò si apre con l’analisi di Francesco Zezza, Jelena Reljic, Dario Guarascio, Giuseppe Celi e Annamaria Simonazzi delle ragioni per le quali gli effetti della guerra ucraina sulle economie europee saranno asimmetrici e di quanto ne consegue per le linee di politica economica da adottare.
Chiara Mussida e Dario Sciulli esaminano i differenziali di povertà in Italia tra le regioni del Nord e quelle del Sud alla luce anche delle caratteristiche della povertà come fenomeno transitorio o persistente.
Matteo Jessoula e Emmanuele Pavolini si occupano dell’impatto, sulle finanze pubbliche e sulla protezione sociale, del welfare fiscale sottolineando l’opportunità di ricorrere a quest’ultimo in modo limitato e ben ponderato.
Lisa Magnani dà conto del dibattito sul tema della riforma fiscale, in corso in Australia in vista delle prossime elezioni politiche, indicando i limiti delle proposte avanzate e la loro inadeguatezza di fronte ai gravi problemi di giustizia sociale e ambientale.
Maurizio Franzini a 35 anni dalla misteriosa scomparsa di Federico Caffè rilegge i suoi ultimi scritti e interroga i propri ricordi personali per cercare di cogliere i suoi ultimi messaggi e qualche motivo forse trascurato del suo malessere.
Annalisa Cicerchia illustra la pratica della Prescrizione sociale, una forma di integrazione delle terapie convenzionali, per alcune patologie, con programmi regolari di attività fisica, di lettura e di fruizione di attività artistiche, che ora ha raggiunto anche l’Italia.
Riccardo Staglianò riprendendo i temi trattati nel suo recente libro Gigacapitalisti (Einaudi) sostiene che le enormi ricchezze accumulate dai protagonisti principali del Big Tech conferiscono loro poteri che un tempo erano solo degli Stati sovrani.
Maristella Cacciapaglia ricorda i risultati deludenti del Reddito di Cittadinanza come politica attiva del lavoro a fronte dell’importanza che questa politica avrebbe soprattutto nelle aree marginali se concepita per coinvolgere liberamente i beneficiari