Menabò n. 169/2022

Questo numero del Menabò  si apre con l’analisi di Francesco Bloise, Maurizio Franzini, Michele Raitano e Francesca Subioli dell’estensione e delle caratteristiche – anche di mobilità – della classe media, definita in base a criteri economici, negli anni recenti in Italia e in alcuni paesi europei.

Giorgio Grasso interviene sulla recente riforma degli artt. 9 e 41 della Costituzione riguardante l’ambiente, soffermandosi in particolare sulle implicazioni, non immediatamente evidenti, dell’inciso “anche nell’interesse delle future generazioni”.

Giuseppe Colangelo in relazione alla recente sentenza dell’Antitrust contro Amazon ragiona sulle questioni che sorgono a proposito della possibilità che le piattaforme gatekeepers sfruttino il loro ruolo per promuovere i propri  beni e servizi.

Massimo Aprea presenta i risultati di una simulazione diretta a valutare gli effetti che i rincari in corso e attesi dei beni energetici potranno avere sul fenomeno della povertà energetica nel nostro paese e l’erosione del Reddito di Cittadinanza che  produrranno. 

Maurizio Franzini  riflette sul complesso problema delle sanzioni economiche contro singoli individui o imprese russe richiamando in particolare l’attenzione sulle motivazioni utilizzate dalla UE per applicarle  e sui problemi che quelle motivazioni pongono.

Daniele Archibugi attingendo alle tesi presentate nel suo libro Apprendista stregone, sostiene che i dati relativi all’accademia italiana sono molto migliori della reputazione di cui essa gode e sottolinea l’importanza di dotare i giovani studiosi anche di soft skill.

Grazia Ietto Gillies richiamandosi anche al libro di Daniele Archibugi, offre la sua valutazione del funzionamento del sistema della ricerca sottolineando la tensione che sembra esservi tra tecnologie digitali e organizzazione sociale della ricerca.

Paolo Paesani prende spunto da un recente libro di Antonella Rancan dedicato a Franco Modigliani, premio Nobel italiano per l’economia, per ricostruire il suo percorso scientifico e il suo contributo all’affermarsi della sintesi neoclassica del pensiero keynesiano.

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