Menabò n. 136/2020

In questo numero del Menabò, Eloisa Betti confronta, sotto diversi punti di vista, lo smart working di oggi con il lavoro a domicilio che era molto diffuso tra gli anni ’50 e ’70.

Tiziano Treu richiama l’attenzione sul complesso rapporto tra condizioni di accesso al pensionamento e salute dei lavoratori, fornendo anche indicazioni su come si potrebbe utilmente procedere.

Manuela Raitano e Angela Fiorelli sostengono che, con il diffondersi del telelavoro e della video-comunicazione, occorre rendere gli spazi fisici più adattivi e flessibili e che saranno meno nette le barriere tra spazio pubblico e privato.

Ivana Pais riflette sul rapporto tra smart working ed economie locali, sottolineando la necessità di ripensare i beni collettivi locali e di investire sulle infrastrutture fisiche e sociali.

FraGRa, proseguendo nel loro tentativo di fare chiarezza sulle principali questioni di cui si dibatte a proposito del Reddito di Cittadinanza, esaminano criticamente la possibilità che esso funga da ‘spinta all’indolenza’.

Teresa Barbieri presenta i principali risultati contenuti in due recenti Rapporti di Eurofound su diffusione e caratteristiche del telelavoro e dello smart working prima della pandemia e nei primi mesi della sua manifestazione.

Sara Flisi, Silvia Granato e Giulia Santangelo illustrano numerosi dati sulla condizione familiare e lavorativa delle donne in seguito al diffondersi, con la pandemia, del telelavoro.

Anna Alaimo, a proposito del presunto fallimento del Reddito di Cittadinanza, sostiene che l’emergenza pandemica ha fortemente limitato le possibilità di inclusione attiva e suggerisce alcuni correttivi.

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