L’inno russo e Stalingrado

In occasione della morte a 96 anni del poeta Sergej Michalkov, autore delle parole dell’inno nazionale della Federazione Russa, musicato da Alexandrov, alcuni giornali hanno ripreso la polemica sul ritorno della Russia allo stalinismo. Né è mancato chi ha parlato con scandalo dell’amore del popolo russo per “l’inno di Lenin e di Stalin”.

Che cosa c’entri Lenin, l’uomo che ha liberato il popolo russo dal dominio zarista, con l’inno russo è difficile dirlo, dato che Lenin è morto nel 1924 e l’inno è stato composto nel 1943 e ripristinato, dalla Duma russa, con correzioni operate dallo stesso Michalkov, nel 2000. Ma è proprio l’ignoranza o il silenzio sulla data della nascita dell’inno, che è certamente tra i più belli inni nazionali, che consente una vera e propria mistificazione storica. Il 1943 è l’anno della battaglia di Stalingrado e cioè della svolta che, a seguito della prima grande sconfitta della Germania nazista (2 febbraio ‘43) in Europa, ebbe la seconda guerra mondiale.* Ora la battaglia di Stalingrado, così come quella di Mosca e di Leningrado, non fu combattuta solo dalle forze armate né tanto meno dai soli comunisti, ma da un intero popolo di uomini, donne, ragazze e ragazzi. E’ a fronte di questo grande fatto che il vecchio inno sovietico apparve inadeguato: esso infatti non era altro che l’inno dei lavoratori di tutto il mondo composto nel 1888 in Francia e adottato nel 1921 come inno dei soviet e dei comunisti sovietici. Il governo avvertì che tale inno era di una “parte” e non rappresentava  la totalità della popolazione né tanto meno l’unità patriottica che si era realizzata in tante battaglie ed è da questa riflessione autocritica che nacque  per la penna di Michalkov il nuovo inno: un inno nazionale e unitario: “Sii gloriosa nostra Patria libera”. L’Internazionale rimase solo come inno del partito comunista, allo stesso modo in cui lo era per i partiti socialdemocratici, socialisti e comunisti in almeno altri ottanta paesi.  La notizia del cambiamento deciso da Stalin, fu accolta con soddisfazione da tutti i governi alleati, a partire da Roosevelt, ed anche in Italia le forze che unitariamente lottavano contro il nazismo e il fascismo  salutarono il mutamento come un fatto positivo che rafforzava le speranze nel futuro.

Perché non raccontare questi fatti invece di mentire? Forse perché Gramsci ha scritto che la verità è sempre rivoluzionaria e si teme che ciò sia vero?

                                                                                   l.b.

* “Il 31 gennaio, giorno del ritorno del Presidente a Washington, ebbe termine la battaglia di Stalingrado, con la cattura del maresciallo von Paulus e di circa sedici generali, insieme con i resti delle truppe germaniche accerchiate. Ora la via della vittoria appariva a molti simile ad una larga e liscia carrozzabile..” (La seconda guerra mondiale nei documenti segreti della Casa Bianca – a cura di Robert E. Sherwood – Garzanti ed.- 1949)  

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