L’Europa di Garavini

Garavini G. (2009), Dopo gli imperi. L’integrazione europea nello scontro Nord-Sud, Le Monnier Editore

Giuliano Garavini ha regalato alla cultura italiana un bel libro sull’Europa, frutto di una ambiziosa e accurata ricerca storica ma scritto in modo tale da poter essere letto anche da chi storico non è e sia tuttavia desideroso di capire quali saranno,”dopo la caduta degli imperi” e dopo la crisi che stiamo vivendo, gli orizzonti della nostra vita e i riferimenti cui guardare per sentirci membri delle nuove grandi comunità che stanno sorgendo.

L’Italia è oggi sotto tutti i punti di vista ai margini dei processi in atto nel mondo economico, politico e istituzionale e pertanto noi viviamo i grandi sommovimenti in atto e l’operare dell’Unione come cosa esterna e quasi estranea al corso delle nostre vicende o addirittura come limite e fonte di divieti e imposizioni. Il richiamo ufficiale all’Europa, si tratti di immigrati o di misure anticrisi, è infatti sempre legato ad un no che da Bruxelles verrebbe opposto alle misure promesse e ripromesse in Italia a favore di questo o di quello e non è mai legato alla conquista di un orizzonte più ampio e certo nel quale affermare i nostri diritti e ricercare in sintonia con milioni e milioni di altri europei nuovi spazi per la nostra cultura, il nostro lavoro, le nostre intraprese e la nostra felicità. Persino il digitale terrestre, nel campo delle trasmissioni televisive, è stato organizzato in modo da darci come unico orizzonte Arcore allontanandoci da Parigi, Londra o Berlino.

Giuliano Garavini con il suo libro ci fa rivivere le attese e le speranze degli anni settanta, le appassionate discussioni che accompagnarono la crescita dell’Unione Europea e contemporaneamente le sue trasformazioni sotto impulsi diversi – dal movimento del sessantotto alla crisi petrolifera del ’79 –  ma è  sempre presente nella sua ricerca l’urgenza di capire ed affrontare  i problemi  del XXI secolo che oggi pongono all’Europa compiti nuovi, finora non affrontati. L’identità dell’Unione Europea è andata definendosi non tanto sul piano di quella comunità politica che i movimenti federalisti avevano auspicato ma, attraverso un percorso non sempre coerente, sul piano della creazione di un mercato unico nel quale competere secondo regole comuni e dal quale partire per “dare ai popoli d’Europa la possibilità di far sentire più efficacemente la propria voce.”(Aldo Moro, ONU, 1971).

Ebbene il momento in cui questa voce deve farsi sentire – così come avvertito dalla sinistra europea all’inizio degli anni settanta – è drammaticamente arrivato in un mondo che è costretto a cambiare e riformare e non sa ancora, a livello dei governi,  dei partiti e della pubblica opinione, come cambiare e come riformare, in direzione di quali nuovi orizzonti.

E’ merito di Garavini aver riscoperto e valorizzato cio’ che la socialdemocrazia europea aveva sottolineato quaranta anni fa e cioè che un ruolo autonomo avrebbe potuto essere esercitato dall’Europa solo se questa avesse fatte proprie, aiutandole e condividendole, le speranze e le scelte proprie di un terzo mondo impegnato nella  ricerca di vie di progresso non necessariamente diverse, ma in ogni caso autonome da quelle percorse da Stati Uniti, Europa occidentale, Unione Sovietica.

Per tutti gli anni settanta e i primi anni ottanta, mentre le posizioni del Terzo Mondo andavano radicalizzandosi,  sotto l’impulso di uomini come Brandt, eletto nel 1976 presidente dell’Internazionale socialista, Boumedienne, Mitterand, Palme, Mansholt, Berlinguer,  l’Europa – ” potenza civile” – rafforzava la sua attenzione verso il Sud e si impegnava, al di là di una particolare attenzione a tutta l’area mediterranea, nella definizione di “una politica globale in direzione di tutti i continenti sottosviluppati”.  Garavini riprende e sviluppa una attenta analisi di questo periodo fecondo che si chiude tuttavia negli anni ottanta con la crisi delle socialdemocrazie e, più in generale, della sinistra, e l’affermarsi della destra di Reagan, Kissinger – ostinato avversario di ogni mossa autonoma dell’Europa – Thatcher, Helmuth Kohl. E pur non cedendo alla tentazione di fornire ricette è a quel periodo che ci invita a guardare.  Non a caso il sottotitolo del libro è ” L’integrazione europea nello scontro Nord-Sud” e il primo capitolo del libro è intitolato “Terzo mondo”.

L’Europa aveva sperato di poter agire come “il” motore della cooperazione economica mondiale”. E in ciò ha fallito. Guai se oggi ,” caduti gli imperi” e aperta la strada al policentrismo, non ambisse e non lavorasse,  per essere uno dei vari motori, calibrato per avere un rapporto positivo con i paesi in via di sviluppo.

 

                                                                        Luciano Barca


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