Le verità e i silenzi di Tremonti

Tremonti ha rotto con i giochetti di Berlusconi e ha detto con chiarezza che la crisi economica è ancora con tutta la sua gravità davanti a noi: “eliminato un mostro ne spunta subito un altro avanti a noi”. La verità fa sempre bene e non si può che dare atto al ministro Tremonti di non averla nascosta. E’ già qualcosa a fronte di questo governo e dei suoi balbettii e diversivi. Non a caso Berlusconi ha subito smentito e sconfessato da una delle sue ville il più autorevole membro del governo. Ma può fermarsi qui un ministro del Tesoro? A mio avviso ha anche il dovere di dire agli italiani che cosa è stato fatto per sconfiggere i mostri e spiegare perché non ha funzionato. Far dire ciò che non è stato fatto o è stato fatto in modo errato è la stessa cosa che dire ciò che andrebbe fatto ora. E per questo la cosa è interessante ed utile. Si aprirebbe finalmente un confronto vero tra scuole economiche ed intelligenze e si porrebbe fine al chiacchiericcio sulle primarie, sui nuovi aspiranti califfi e sulla giustizia. Avevamo detto un mese fa, e tutti sembravano d’accordo, che, mandato a casa il governo Berlusconi in agonia, due erano le priorità assolute da affrontare: la crisi economica e la cancellazione degli articoli incostituzionali della legge elettorale grazie ai quali Berlusconi si è impadronito del potere e ha creato un suo regime. Tutti hanno detto di si ma tutto è rimasto come prima, vuoi nella sconquassata maggioranza e vuoi – dispiace dirlo – nelle opposizioni. Si può comprendere che Tremonti taccia su un regime di cui ha fatto parte con un ruolo rilevante, ma non si comprende perché negli Stati Uniti, in Germania e in Francia la discussione sia in pieno svolgimento, anche in vista del nuovo G20, ed in Italia parli solo lo svizzero Marchionne. Per condannare non i banchieri ma i lavoratori. Ma veramente tutti hanno dimenticato i terribili guai creati dal traffico di titoli derivati?
Lb.

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