Le disuguaglianze di istruzione, occupazione, reddito e sviluppo umano nei quartieri di Roma

Keti Lelo, Salvatore Monni e Federico Tomassi presentano i dati di #mapparoma, un progetto sulla distribuzione spaziale delle disuguaglianze socio-economiche nel territorio comunale di Roma e sulle sue cause. Basandosi su dati di fonti differenti - aggregati a livello di quartiere e disponibili per le 155 zone urbanistiche in cui è diviso il territorio comunale - gli autori analizzano la distribuzione spaziale degli indicatori di istruzione, occupazione e sviluppo umano e documentano l’esistenza di una significativa polarizzazione.

Molte trasformazioni sono avvenute a Roma negli ultimi due decenni, dopo la crisi della pubblica amministrazione, delle partecipazioni pubbliche e della spesa pubblica, il motore tradizionale di crescita della città. È proprio per fronteggiare queste dinamiche che nel 1993 con la prima giunta Rutelli nasceva il cosiddetto “Modello Roma”, cioè un processo di cambiamento strutturale basato sull’economia della conoscenza e orientato verso le nuove tecnologie, il turismo di massa, la finanza, i servizi avanzati, l’audiovisivo, la cultura e la ricerca. In effetti, i risultati sono stati positivi – almeno fino allo scoppio della crisi economica – in termini di crescita del PIL, reddito pro capite e flussi turistici, compensando il minore ruolo pubblico.

Tuttavia, l’“ambiguo rinascimento” romano non è riuscito a dare un senso nuovo al ruolo di Roma come Capitale, né ha saputo governare le trasformazioni urbane senza delegare all’iniziativa privata, modificare i rapporti tra economia e politica, e uscire dalla subalternità verso le rendite, creando vera innovazione. Soprattutto, questo modello non è riuscito a contrastare efficacemente disuguaglianze e polarizzazioni tra centro e periferie, che sono emerse in varie direzioni: condizioni sociali ed economiche, sviluppo edilizio, beni comuni, disponibilità di servizi, consenso politico. In particolare, la crescita economica non si è diffusa in maniera omogenea tra i diversi quartieri e i vari gruppi sociali: i benefici del “Modello Roma” sono stati acquisiti soprattutto dai ceti sociali medio-alti nei quartieri centrali e benestanti, mentre le periferie ne hanno guadagnato ben poco. Ciò ha comportato squilibri, in particolare in termini di sviluppo umano, e una grande varianza tra quartieri rilevata da molti indicatori socio-economici associati al benessere e alla qualità della vita.

Ed è proprio con l’obiettivo di indagare questi squilibri tra i diversi quartieri di Roma che nasce #mapparoma, un progetto di ricerca che da due anni propone dati e mappe sui quartieri romani, per fornire chiavi di lettura su come cambia la città e chi in essa vive. Finora sono state pubblicate 20 mappe, dedicate all’urbanistica, alla demografia, al sociale, all’economia, ai servizi e alle elezioni, con il massimo dettaglio territoriale possibile. Tutti i dati sono di fonte anagrafica o censuaria, oltre ad alcune indagini su temi specifici, e insieme alle mappe sono resi disponibili in formato aperto (open data) e liberamente riutilizzabili.

Alcune mappe mostrano in modo particolarmente evidente le disuguaglianze in termini di condizioni socio-economiche tra i diversi quartieri: i livelli di istruzione, le opportunità occupazionali, i redditi, lo sviluppo umano.

L’istruzione è un fattore cruciale (#mapparoma1; figura 1) nelle opportunità sociali ed economiche delle persone, nonché uno degli indicatori distribuiti in maniera maggiormente diseguale nel territorio urbano. I romani in possesso di laurea e quelli con licenza elementare oppure nessun titolo di studio sono speculari, e palesano una geografia monocentrica, a supporto dell’idea che, a Roma, la distanza dal centro è anche e soprattutto una distanza sociale. La percentuale maggiore di residenti con laurea (mappa a sinistra) si trova nei quartieri benestanti a nord e sud (41-42% a Parioli, Salario, Acquatraversa, Eur e Celio), mentre le percentuali sono molto basse nelle periferie esterne o prossime al GRA (5-8% a Tor Cervara, Santa Palomba, Borghesiana, Santa Maria di Galeria e San Vittorino), cosicché la quota dei laureati ai Parioli (42,3%, nel II Municipio) è pari a 8 volte quella di Tor Cervara (5,2%, nel IV Municipio). Specularmente, la percentuale maggiore di residenti con licenza elementare o nessun titolo di studio (mappa a destra) si registra nei quartieri popolari e periferici (28-30% a Tor Cervara, Santa Maria di Galeria, Tufello, Torre Maura e Casetta Mistica), e i valori minimi invece in vari quartieri centrali e benestanti (11-12% ad Acquatraversa, Tre Fontane, Centro Storico, Eur e Grottaperfetta).

 

Per quanto concerne i tassi di occupazione e disoccupazione (#mapparoma3; figura 2) rimane la frattura tra centro e periferia, anche se si presenta maggiormente frastagliata e con alcuni casi particolari. I dati disponibili sono tratti dal censimento 2011, quindi prima della grave recessione degli anni successivi, ragione per cui viene descritto il tasso di occupazione, che è meno soggetto alle dinamiche congiunturali rispetto al tasso di disoccupazione, comunque riportato nella mappa. Questi dati rappresentano comunque l’unica possibilità di indagare il mercato del lavoro a livello di quartiere, e vanno quindi considerati più dal punto di vista delle differenze tra aree urbane che come valori assoluti.

Tra i quartieri con maggiore partecipazione alla forza lavoro emergono, prima ancora delle zone tradizionalmente benestanti a nord, i nuovi insediamenti a cavallo del GRA dove sono andate ad abitare famiglie giovani in cui lavorano entrambi i componenti della coppia, in maniera più o meno stabile o precaria. Il tasso di occupazione sulla popolazione 15-64 anni (mappa a sinistra) è infatti prossimo o superiore al 70% nelle nuove periferie a sud-ovest (Magliana e Malafede) ed est (Acqua Vergine, Lucrezia Romana e Sant’Alessandro), mentre è poco più del 55% nei quartieri della periferia più vecchia soprattutto a est (Tor Cervara, Torre Angela, San Basilio, Giardinetti-Tor Vergata e Borghesiana), ma anche a nord (Cesano e Tufello), oltre che a Ostia Nord sul litorale. I problemi occupazionali si concentrano quindi soprattutto nel quadrante est della città (Municipi IV, V e VI) e sul litorale di Ostia, due aree territoriali ben conosciute per le emergenze sociali che le interessano.

 

Per quanto riguarda la distribuzione del reddito fra le diverse aree del territorio romano (#mapparoma12; figura 3) non sono disponibili dati riferiti a ciascuna zona urbanistica, ma anche il quadro dei municipi è coerente con quanto già delineato (figura 3, mappa in alto a sinistra e Tabella 1, dove sono riportati i valori dell’indice di sviluppo umano in ciascun municipio). Ai primi posti si situano i municipi benestanti del centro e di Roma nord (I, II e XV), insieme alle altre aree di ceto medio-alto (VIII, IX e XII); agli ultimi posti si trovano i municipi popolari a est (IV, V e VI), seguiti da quelli del quadrante sud-ovest (XI e XIII) e dal litorale di Ostia (X).

Combinando questi valori del reddito con i corrispondenti indicatori di istruzione e salute, abbiamo calcolato l’Indice di Sviluppo Umano (ISU) municipale (figura 3, mappa in basso a destra, e Tabella 1) L’ISU municipale è calcolato come per il suo omologo prodotto dall’Agenzia dello Sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) attraverso un indicatore sintetico di tre dimensioni centrali dello sviluppo umano. Le prime due dimensioni “Accesso alle Risorse” e “Conoscenza” sono calcolate secondo la stessa metodologia UNDP mentre per la dimensione “una vita lunga e sana”, abbiamo utilizzato il Rapporto dell’Università Roma Tre “Salute. Benessere e qualità della vita a Roma Capitale”, che sul modello del BES calcola un indicatore sintetico come media geometrica di otto valori normalizzati: suicidi, decessi per AIDS, decessi causati da incidenti stradali, decessi per tumori, decessi per diabete, decessi per uso e abuso di stupefacenti, impianti sportivi, qualità del servizio sanitario.

Un solo municipio (il II) presenta quello che le Nazioni Unite considerano un valore molto alto di sviluppo umano, in altri due il valore è alto (I e III), mentre in tre è basso (IV, VI e XI) con una performance particolarmente negativa del VI municipio (Torri) dove l’indice è inferiore a 0,5; in tutti gli altri il valore è medio.

Possiamo concludere osservando che le disuguaglianze socio-economiche all’interno del territorio comunale di Roma, mostrano una forte connotazione territoriale oltre a essere correlate ai gruppi sociali di appartenenza. Lo sviluppo umano così come le variabili demografiche, sociali ed economiche, appaiono concentrate geograficamente e sono sensibili alla distanza dal centro della città. Partendo da questa evidenza e con l’obiettivo di meglio comprendere la distribuzione spaziale delle disuguaglianze socio-economiche che caratterizzano le grandi città metropolitane italiane, abbiamo deciso di confrontare la situazione di Roma con Milano e Napoli. Di questo parleremo in un prossimo numero del Menabò.

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