La scuola finlandese: eccellenza e uguaglianza di opportunità

Simone Vallone richiama l’attenzione sui successi della scuola in Finlandia sotto il profilo sia della performance degli studenti nei test internazionali sull’apprendimento sia della sua capacità di assicurare effettiva eguaglianza di opportunità agli studenti. Le ragioni di questo successo vanno ricondotte a un processo di riforma attento e coerente di cui Vallone ricostruisce gli aspetti principali.

La scuola finlandese è considerata una delle migliori al mondo. Una delle ragioni è rappresentata dai risultati che gli studenti finlandesi ottengono ai Test PISA (Programme International Student Assessment) predisposti dall’OCSE. In particolare, coloro che si collocano nel novantesimo percentile nella distribuzione delle competenze PISA ottengono risultati eccellenti in tutti gli ambiti esaminati (abilità matematiche, capacità scientifiche e comprensione del testo), risultando quasi sempre migliori rispetto agli studenti che occupano la medesima posizione negli altri paesi OCSE. Lo stesso vale per gli studenti con rendimento scolastico modesto (che si collocano nel decimo percentile), i quali registrano prestazioni migliori che nel resto dell’area OCSE. Più del 99% degli studenti completa con successo la scuola obbligatoria, circa il 95% continua il proprio percorso con la formazione secondaria.

Le ragioni di questo successo sono molteplici e derivano da scelte coraggiose adottate con la riforma introdotta a partire dagli anni ’70 che ha stravolto il previgente sistema [1. OECD, Education at glance 2012, 2013 e 2014].

Una scuola unica. La formazione primaria obbligatoria, dai sette ai sedici anni in un’unica scuola (peruskoulu), è garantita a tutti, a prescindere dalle differenze sociali. La scuola è sostanzialmente pubblica. Seppure il dato includa anche la scuola secondaria, la spesa privata per l’istruzione in Finlandia è tra le più basse fra i paesi OCSE, rappresentando lo 0,8% della spesa complessiva contro un valore medio dei paesi OCSE che si situa attorno a 8,8%.

Si tratta di un modello integrato che garantisce qualità e uguaglianza di opportunità. Le classi ospitano anche studenti con difficoltà, ovviamente per quanto possibile. Gli addetti ai lavori sono convinti, infatti, che questi ragazzi possano apprendere e crescere in modo migliore insieme agli altri e viceversa. Tutti possono conseguire brillanti risultati scolastici. Il metodo utilizzato per garantire questo scopo è la special education: in ogni scuola è presente uno special teacher il quale, in sintonia con gli insegnati della classe, individua gli studenti con maggiore difficoltà offrendo un’assistenza individuale o in singoli gruppi affinché gli stessi tengano il passo dei loro compagni. A ciò si aggiungono i servizi costituiti da pasti caldi giornalieri, assistenza medica, consulenza psicologica e sostegno da parte di esperti in materia di orientamento. Tali servizi sono garantiti a tutti indistintamente.

La classe docente: Dalla fine degli anni ’70 gli insegnanti si formano all’interno delle università e continuano a sviluppare e aggiornare le loro competenze durante gli anni d’insegnamento. Per la loro preparazione, sono molto stimati dall’intera società. Prima della riforma, era in funzione un ispettorato centrale, incaricato di controlli top down, ma da alcuni decenni non se ne avverte più il bisogno. Neppure sono oggi in vigore schemi generali di valutazione degli insegnanti e delle singole scuole. L’unico test esterno praticato nella scuola unica è su base campionaria e la sua funzione è unicamente quella fornire informazioni relative al funzionamento dell’intero apparato scolastico. Non viene pubblicato alcun ranking di scuole, ma ogni scuola giunge a conoscenza solamente dei propri risultati. Le valutazioni più rilevanti rimangono quelle effettuate ripetutamente dagli insegnanti nei confronti dei propri studenti.
In media, gli insegnanti finlandesi hanno stipendi più elevati del complesso degli altri lavoratori con laurea, sebbene, dato interessante, il divario sia sensibilmente maggiore all’ingresso della carriera e vada diminuendo nel corso della vita lavorativa. Al contempo, il carico di lavoro è di circa 100 ore all’anno inferiore alla media OCSE e il rapporto studenti/docenti è tra i più bassi. Tutto ciò contribuisce al fatto che il 95% degli insegnanti finlandesi si dichiari soddisfatto del proprio lavoro.

Sistema decentralizzato e cultura della fiducia. In Finlandia esiste un curriculum nazionale il cui contenuto è stabilito dal Consiglio Nazionale per l’educazione: sono definite solo linee generali, come il numero di ore d’insegnamento minimo. Il resto delle decisioni è lasciato alle autorità territoriali, i municipi, i quali possono scegliere il grado di autonomia da concedere alle scuole. Alla luce di quanto analizzato, è possibile affermare che la cultura della fiducia giochi un ruolo fondamentale: autorità centrali e politici credono che insegnanti, famiglie e rappresentanti locali dispongano delle migliori competenze per occuparsi dell’istruzione e dell’apprendimento dei giovani finlandesi. Una realtà che di certo ha bisogno di un ambiente privo di corruzione e caratterizzato da un sistema politico in grado di realizzare i cambiamenti ogni qual volta se ne presenti l’esigenza. La riforma di cui si tratta si compone, infatti, di tanti interventi complementari susseguitisi negli anni.

Conclusioni. Eccellenza ed equità sono i risultati raggiunti con successo dalla scuola finlandese, la cui esperienza dimostra che non si tratti di obiettivi politici inconciliabili e alternativi. Uno studio condotto da Savolainenn [2. Savolainen H., “Responding to diversity and striving for excellence: The case of Finland”, Prospects, n.39, Settembre 2009, pp 281 – 292] ha dimostrato come gli studenti finlandesi di oggi siano globalmente migliorati rispetto ai loro colleghi di circa 50 anni fa e, dato da sottolineare, il progresso più evidente si è registrato tra gli studenti con rendimento iniziale più basso. Tutto ciò è il risultato di un preciso sistema valoriale: tutti devono avere pari opportunità e tutti possono aspirare a raggiungere l’eccellenza.

A questo punto è naturale chiedersi: è possibile esportare il modello finlandese in tutte quelle realtà che oggi necessitano di una profonda innovazione in materia di istruzione? La risposta non può essere univoca. Probabilmente taluni elementi sono propri di quel contesto e non garantirebbero i medesimi esiti altrove. Ma, esiste una lezione generale da trarre: una riforma deve realizzata con convinzione e unione d’intenti per decenni affinché si possa beneficiare dei risultati sperati. A quest’ultimo proposito, vale la pena ricordare come la Finlandia abbia continuato a incrementare le risorse destinate alla scuola in termini reali anche nei recenti anni di crisi (+ 6%, con riferimento al complesso della spesa per l’istruzione), nonostante la forte riduzione del PIl nel periodo 2008-2010 (-5%).

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