La ripresa che non c’e’

Ma dove vive l’on. Berlusconi? E per conto di chi governa? Il giorno 18 agosto 2010 sono stati resi noti i dati ufficiali relativi all’andamento del PIL in Europa e nei paesi membri dell’Unione. Il PIL nell’ UE è cresciuto del 2,8 per cento, è cresciuto del 3,7 per cento in Germania ed è rimasto all’1,1 per cento in Italia, classificatasi così come il fanalino di coda dell’Europa e dell’Ocse. A fronte di tali dati qualsiasi governo responsabile, di destra, di centro o di sinistra, avrebbe immediatamente riunito i migliori cervelli del mondo economico e sindacale, per cercare le soluzioni migliori atte a sollecitare la ripresa e a qualificarla (la qualità della ripresa è oggi altrettanto se non più  importante della ripresa stessa e dal punto di vista della qualità tutti i dati ci dicono che andiamo malissimo). E invece no. Il presidente del Consiglio riunisce il suo entourage nella propria abitazione e dopo una giornata di discussione lancia un programma di cinque punti che ignora il problema e mira, da una parte, a sottrarre il premier a possibili processi giudiziari (dando un nuovo colpo all’indipendenza della magistratura sancita dalla carta costituzionale) e, dall’altra, a mettere in difficoltà l’on. Fini, reo di aver dissentito su alcune questioni relative alla giustizia. Per la verità, tra i cinque punti del documento approvato un punto economico c’è. E riguarda il Mezzogiorno. Esso – secondo le parole dell’on. Berlusconi prevede misure atte ad agganciare il Mezzogiorno alla ripresa. Ma quale ripresa se l’Italia ristagna e la ripresa non c’è? Come si fa ad agganciare un vasto territorio al nulla? Forse qualcuno pensa ad un aggancio alla ripresa tedesca? Peccato che essa sia trainata essenzialmente dalle esportazioni grazie alle posizioni conquistate da Berlino sui mercati orientali in pieno sviluppo e, in primo luogo, sul mercato cinese. (L’Italia ha mandato in Cina l’on. Sacconi…e arrestato decine di cinesi per contraffazione di merci). Né si può dire che l’annuncio relativo al ritardo italiano sia giunto improvviso. Già nel luglio (bollettino n.61) la Banca d’Italia aveva avvertito  che ” le ancora incerte prospettive occupazionali e, di conseguenza, il consueto riassorbimento del personale in cassa integrazione si tradurrebbe in ulteriori ritardi nell’avviodi una robusta ripresa del mercato del lavoro” “In Italia un rallentamento dell’ attività economica è prevedibile nella seconda metà del 2010 in corrispondenza con l’esaurirsi delle misure di stimolo ai consumi ai consumi e all’accumulazione di capitale messe in atto per fronteggiare la crisi”. “Continua a ridursi l’occupazione dipendente a tempo inderminato”. “Rallenta ulteriormente la raccolta delle banche”.

“La ripresa dell’economia proseguirebbe a ritmi moderati nel 2011, frenata anche dagli effetti restrittivi sulla domanda interna delle misure di riequilibrio dei conti pubblici disposte dal Governo”. La Banca d’Italia e’ il più grande centro studi che esista in Italia e ci è invidiata da molti Paesi. Perché non ascoltarne gli avvertimenti pacati ma precisi? Sarebbe un ascolto certamente più utile di quello prestato ai consigli dell’avv. Ghedini o di La Russa che aiuterebbe almeno a non aggravare “la crisi orfana di politiche” di cui ci ha parlato Maurizio Franzini all’inizio di agosto.

Luciano Barca

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