La Piana degli Oliveti Monumentali di Puglia: una storia da “reinventare”

Federico Ciraci, Francesco Maiorano, Marco Masari e Flavia Rosano danno conto dello sviluppo nella Piana degli Oliveti monumentali di Puglia. Dopo aver ricordato che nella Piana sono ancora visibili gli olivi, i manufatti umani e le attrezzature di lavoro dell’epoca dei Romani e che l’olio oggi è ottenuto in buona parte dagli stessi alberi di olivo da cui hanno tratto reddito molte generazioni, gli autori sottolineano come, anche per effetto delle direttive europee, l’attività economica si è diversificata verso l’ospitalità turistica, valorizzando con cura il paesaggio agrario e rafforzando i legami identitari.

Nel 2017 il Ministero delle Politiche Agricole ha iscritto il “Paesaggio Agrario della Piana degli Oliveti Monumentali di Puglia” al Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali Storici, quale “esempio unico, di permanenza del paesaggio olivicolo in cui si è conservato l’impianto colturale degli antichi oliveti” di epoca romana, come il valore espresso dal “paesaggio produttivo ancora vitale, sia per quanto riguarda la coltivazione dell’olivo, sia per il diffondersi di attività collegate alla presenza dell’olivicoltura monumentale”, riconoscendo così l’attenzione delle politiche pubbliche locali, la salvaguardia della qualità del paesaggio e le azioni degli operatori economici finalizzate alla tutela degli aspetti produttivi. La cura del territorio è aumentata da qualche anno anche per la complessa situazione fitopatologica degli oliveti pugliesi dovuta l’attacco del batterioXylella fastidiosa”, che ha fatto sentire i sui effetti nella parta bassa del Salento, colpendo diversi appezzamenti semi abbandonati. I provvedimenti europei e nazionale, che indubbiamente suscitano timori e preoccupazioni in molti operatori locali, hanno innescato una particolare attenzione alle sorti del patrimonio storico-ambientale degli oliveti millenari della Piana, rafforzando la collaborazione tra gli Enti territoriali, le organizzazioni datoriali e gli istituti scientifici, rallentando di fatto la propagazione, mentre sono allo studio diverse soluzioni per mantenere ancora produttivo questo paesaggio unico dell’area del mediterraneo.

In Puglia, lungo la costa adriatica tra i Comuni Fasano, Ostuni e Carovigno si trova la più alta concentrazione al mondo di olivi millenari, circa 300.000 piante censite di straordinario pregio botanico tutelate dalla Legge regionale 14/2007, che ne ha dichiarato la monumentalità, riconoscendole come “bene culturale” . Un paesaggio agrario dominato dagli oliveti che occupano l’88,5% della superficie agricola utile con oltre 2.500.000 piante. La Piana degli Oliveti Monumentali è il prodotto di un processo culturale: originato in epoca messapica, costituito in epoca romana e strutturato lungo il Medio Evo, fino ai giorni nostri. Un giacimento di risorse ambientali e beni culturali ancora visibili: dai fitti reticoli rurali alle viae romane e tratturi medioevali, dalle masserie con frantoi ipogei a casedde e chiese rurali, dai sistemi di acquacoltura medievali alle torri costiere normanne, dai resti dell’antica città di Egnazia alla “donna di Ostuni” in Santa Maria di Agnano. Una composizione paesistica che s’integra in un agro sistema olivetato, con affianco due aree naturali protette. Il Parco naturale regionale “Dune costiere da Torre Canne a Torre S. Leonardo”, istituito nel 2006 con le finalità di salvaguardare i valori e i beni storico culturali nei territori costieri di Ostuni e Fasano, si è fatto carico di promuovere la tutela dell’intero “quadro ambientale” della Piana. L’Ente Parco ha avviato una significativa riqualificazione sostenibile delle attività economiche insediate, premiata con l’ottenimento nel 2012 della Carta Europea del Turismo Sostenibile (CETS) e della Menzione speciale del premio Paesaggio del Consiglio d’Europa nel 2019, sul solco del percorso aperto dalla Regione Puglia con la “svolta territoriale” nella interpretazione del cambiamento economico, la riscoperta dei luoghi e del vissuto dei contesti locali, principi base del Piano Paesaggistico Territoriale Regionale approvato nel 2015.

Al principale attrattore turistico rappresentato dal turismo balneare si è affiancato un turismo culturale ed enogastronomico, favorito dalla presenza di diversi paesaggi rurali di elevata qualità ambientale. Nel 2018 i tre Comuni hanno avuto 1.549.715 presenze turistiche (Regione Puglia, Report movimento turistico annuale per comune, 2018), con un deciso allungamento della stagionalità. Il paesaggio agrario “disvelato” è diventato un fattore in grado di produrre dei benefici per la popolazione stanziale, che vanno ben al di là di quanto erogato per tali finalità dalle varie misure “passive” di politica agraria messe in atto dalla Unione Europea. La consapevolezza che le risorse culturali potessero costituire una nuova base economica di questi territori è maturata alla fine degli anni novanta, dopo un periodo critico con l’abbandono delle masserie e delle attività colturali ad esse legate, a causa della scarsa redditività, della difficoltà di manutenzione e per l’invecchiamento anagrafico degli stessi imprenditori.

Molte masserie sono state recuperate per svolgere attività agrituristica e di ospitalità rurale, garantendo il recupero storico-architettonico e la riqualificazione ambientale delle aree rurali circostanti, erogando servizi turistici sostenibili legati alla fruizione delle aree naturali costiere, potenziando i percorsi ciclopedonali. Esse assicurano valore aggiunto all’olio degli oliveti monumentali e contribuiscono ad assicurare una gestione e il mantenimento del paesaggio agrario. L’olivo è, ancora oggi, l’attore principale di un modello virtuoso di economia sostenibile legata alla cultura del paesaggio. Un esempio è “Masseria Brancati“, un appezzamento di 30 ettari con 1.000 olivi millenari con sesto d’impianto “libero” di origine romana. Gli attuali proprietari, dopo sei generazioni, continuano la produzione di olio, hanno aperto la Masseria all’ospitalità, svolgono guide turistiche, laboratori e corsi di enogastronomia, fanno vendita online. Masseria Brancati accoglie oltre 10.000 persone durante l’anno. A tutela del paesaggio, le aziende della Piana producono olio extravergine biologico recante sull’etichetta la menzione speciale “da oliveti secolari di Puglia” ai sensi della citata L. R. n.14 del 2007. Attorno a questa idea è sorta una Comunità di olivicoltori che hanno condiviso i principi della tutela del paesaggio agrario, della biodiversità, dell’agricoltura biologica e della legalità. Questo progetto di promozione dell’olio degli olivi secolari vede la collaborazione, al fianco degli olivicoltori, dell’Istituto Agrario Pantanelli di Ostuni, della cooperativa Libera Terra Puglia, di Slow Food. Altri progetti hanno messo insieme una pluralità di attori operanti a vario titolo nelle aree rurali degli oliveti millenari, per valorizzare il sistema delle risorse ambientali, culturali e produttive del territorio: Strada dell’Olio DOP Collina di Brindisi, Strada del Parco Agrario degli Olivi Secolari, Bioitinerario della Via Traiana, Comunità degli oliveti monumentali di Puglia. La Piana, da luogo fisico “semplice contenitore”, si è rivelato uno spazio in continuo mutamento, dove si esprime un “agire” individuale, di gruppo, collettivo che trova la sua forza nelle connessioni consolidate con le dinamiche identitarie delle comunità. (G. Ciola, F. Maiorano 2015, “Il Parco Naturale regionale delle Dune Costiere da Torre Canne a Torre San Leonardo: il valore della biodiversità per ricostruire comunità solidali”. Rivista Culture della Sostenibilità, Anno VIII, n. 15, I semestre)

Fondamentale è stato il ruolo dell’Unione Europea nell’aprire le aziende agricole alla multifunzionalità, nel favorire i giovani con le misure del “primo insediamento” contenute nei diversi Piani di Sviluppo Rurale nel promuovere la salvaguardia delle risorse ambientali, con Rete Natura 2000 e la Direttiva Habitat. In particolare alla multifunzionalità dell’azienda viene riconosciuta la capacità non solo di garantire le tradizionali funzioni produttive alimentari, ma anche“… shape the landscape, provide environmental benefits such as land conservation, the sustainable management of renewable natural resources and the preservation of biodiversity, and contribute to the socio-economic viability of many rural areas” (OECD, 2001). Secondo tale ruolo l’agricoltura è capace di produrre una molteplicità di beni e di servizi, taluni dei quali riconducibili a dei mercati (commodities) ed altri invece disponibili liberamente (non commodities). Il paesaggio agrario rappresenta una tra le più importanti non commodities che, realizzate in modo congiunto e non separabile dai beni alimentari, ricadono nelle categorie di beni per i quali viene fatto valere il principio di inalienabilità delle risorse, così come normato in modo organico nel nostro paese per tutti i beni culturali già a partire dal 1939.

In conclusione, questo paesaggio agrario, patrimonio unico che testimonia un’antica alleanza tra l’uomo e la natura e in particolare con l’olivo, che ha garantito il sostentamento per secoli a intere generazioni, non può prescindere dal mantenimento della vitalità produttiva del settore primario. Ma è indubbio che la “strategia di tutela e riqualificazione ambientale e del paesaggio attuata da numerosi soggetti impegnati nel territorio, le originali forme di educazione ai valori paesistici, archeologici e architettonici e storico artistici e la promozione di forme di turismo sostenibile” (motivazioni del Premio del Paesaggio 2019 dal Ministero dei Beni culturali) sta riuscendo a mantenere “ancora vivi” questi territori, tra i pochi in grado di raccontare una storia che data millenni, attraverso alberi monumentali che ancora producono alimento.

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