La lezione di Arfé

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Gaetano Arfè

Etica ed economia ha già espresso il suo dolore per la morte di Gaetano Arfè che per tanti anni ha collaborato con noi.

Lo ricordiamo attraverso le parole di un amico comune.

Con la sua opera storica, Gaetano Arfè seppe rivalutare l’esperienza del partito socialista italiano e della sua corrente riformista nel prefascismo, dando così un grande contributo alla ripresa dello stesso Psi negli anni Sessanta, quelli del centro sinistra, fondandola su robuste e solide radici ideali. Ricordiamoci che ancora negli anni ’50 Pietro Nenni poteva commemorare Andrea Costa ma non Filippo Turati e che Rodolfo Morandi dette una sensazione di svolta andando a commemorare Giacomo Matteotti. Con la sua “Storia dell’Avanti” Gaetano Arfè cominciò a ridare dignità a quel riformismo italiano che il periodo frontista aveva emarginato o lasciato in “gestione” al solo Saragat. Questa opera storiografica culminò con la “Storia del Socialismo italiano” che a mio padre Giorgio parve giusto paragonare, per qualità, all’opera di un altro napoletano, Vincenzo Cuoco, “Saggio storico sulla rivoluzione napoletana”.

Più volte Deputato e Senatore, Deputato al Parlamento Europeo, indimenticabile direttore dell’Avanti, fu per tutta la sua vita un militante politico di grande serietà e dedizione. Quando era direttore dell’Avanti, la sua casa subì, proprio nella sua cara biblioteca, anche un attentato fascista. Attivo fino all’ultimo con la penna e con la parola, ci lascia il ricordo di una personalità del tutto originale e indimenticabile. A Lui mi legava una affettuosissima conoscenza familiare, iniziata addirittura alla fine degli anni ‘50, quando Gaetano Arfè era funzionario all’Archivio di Stato di Firenze e frequentava la mia famiglia. Arfè si adoperava allora per la confluenza del Movimento di Unità Popolare degli ex-azionisti di Tristano Codignola nel Psi, dopo la svolta autonomista di Nenni e di Lombardi.

Gaetano Arfè, giovanissimo, era stato partigiano di Giustizia e Libertà in Valdossola e ai suoi ideali di socialismo e di libertà è stato coerente per tutta la vita. E’ una di quelle scomparse che ci lasciano da un lato un grande vuoto, dall’altro un grande messaggio politico, civile e culturale. Il personaggio, era dotato di uno stile e di un humour partenopeo propri della grande civiltà di questa città, una civiltà purtroppo ormai molto rimpianta. Il suo riformismo non era peraltro chiuso alle esperienze della intera sinistra. Ricordiamo la sua difesa appassionata dell’esperienza di Gianni Bosio e del filone critico della sinistra socialista. Nominato responsabile esteri all’inizio della segreteria di Craxi, ben presto si dimise perché i due approcci – il suo e quello di Craxi- non erano facilmente conciliabili. Ciò lo condusse anche all’uscita del Psi. L’ultima volta che ho potuto discutere con lui è stata all’Istituto Filosofico di Napoli quando ha partecipato alla presentazione del mio volume sull’ultimo trentennio socialista. Il suo intervento fu una intelligente e critica difesa dell’attualità dei valori del Socialismo. Un’eredità peraltro che egli consegna all’intera sinistra italiana di cui si è sempre considerato componente a pieno titolo.

Anche per questo lo ricordiamo con commozione.

Valdo Spini

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