La fede e le montagne

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gg 25 aprile 1945

Dopo due anni che li aspettiamo da una stagione all’altra, dopo quattro giorni che li aspettiamo da una sera all’altra, l’arrivo degli Alleati a Milano dovrebbe essere un fatto compiuto, fra poche ore. E malgrado gli estremi tentativi di Himmler, velenosamente e vanamente volti a provocare divisione tra gli anglo-americani e l’esercito rosso, la resa totale e definitiva della Germania nazista pare imminente su tutti i fronti.
Ci sono voluti cinque anni di spaventosa guerra, mondiale e civile. L’Europa intera è ridotta a rovine, ma abbiamo vinto. La più feroce e la meglio armata delle dittature è crollata.

Soffia per ogni dove il vento della libertà, è il trionfo dell’uomo comune, come si dice in America, dell’uomo della strada, come si dice in Inghilterra, dell’operaio e del contadino, come si dice in Russia, della povera gente come si dice a casa nostra.
I carristi e i granatieri tedeschi che tante sconfitte inflissero, per anni ed anni, ad eserciti reputati fra i migliori al mondo, si arrendono ora ai partigiani male armati dell’Italia, della Jugoslavia, della Cecoslovacchia, della Norvegia.
L’ebbrezza della felicità pervade l’animo dopo mille tristezze e sciagure.
Sì, è questa la giornata per cui abbiamo combattuto, per cui si sono sacrificate grandi masse del popolo di tutti i paesi e migliaia di segreti capi del popolo.
Sì valeva la pena…
Sì , sarebbe bello lasciarsi prendere da folle gioia.
Ma il nostro dovere è quello del pensiero critico.
La fede ha mosso le montagne, la fede dei combattenti ridotti a situazioni disperate, della R.A.F. del 1940, dei paracadutisti e dei radiotelegrafisti della Special Force, di Mac Arthur alle Filippine, dei difensori di Mosca e di Stalingrado, di Tito, dei giellisti e dei garibaldini.
Però le montagne fan presto a ricostituirsi. Il vento che porta la libertà porta anche le sabbie e le ammucchia facilmente in nuove montagne di un arido deserto. Se la fede nella libertà, dopo il trionfo, si discioglie nell’entusiasmo, fra pochi mesi riavremo l’Europa di Poincaré, di Stresemann, di Salandra, l’Europa dei nazionalismi. Non occorre che ne diciamo il perché, lo sanno tutti. La vittoria sulla Germania che esalta il combattente della democrazia, esalta anche ed eccita l’orgoglio sciovinistico, gli interessi contrastanti e la sete di potenza degli stati nazionali che si proclamano assolutamente sovrani, di diritto e di fatto, quando sono alleati, che aspirano a ridiventarlo, quando sono semplici cobelligeranti.
La fede stessa deve rinnovarsi. Era fede nella liberazione fino ad oggi, ha da essere fede nella solidarietà umana, al di là delle frontiere.

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