La crisi, i capitalisti e i lavoratori

La presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia ha ufficialmente comunicato che la crisi è finita. Evviva. E’ forse dal 1948 che non udivamo dalla Confederazione degli industriali quella che alla grande maggioranza degli italiani appare come una palese e offensiva falsità.

L’annuncio della fine della crisi è avvenuta infatti proprio nei giorni drammatici della Fiat di Pomigliano e della grande risposta data dai lavoratori della stessa Pomigliano e dell’Italia intera al tentativo dell’amministratore della Fiat, Sergio Marchionne, di sovvertire, con l’appoggio del ministro Sacconi, le regole della contrattualità e lo Statuto dei diritti dei lavoratori italiani. E nel giorno in cui l’ISTAT comunicava che la disoccupazione in Italia ha raggiunto un nuovo record. Tra disoccupati e cassa integrati la crisi ha infatti distrutto 1.000.876 posti di lavoro. Come spiegare ciò se la crisi fosse finita e come spiegare i sacrifici che si chiedono ancora alla classe operaia e ai ceti medi italiani mettendo ampiamente le mani nelle loro tasche? Obama al G20 ha farneticato o ha detto alcune verità’?

Riconosciamo tuttavia che un’altra ipotesi, diversa dalla falsità, può essere avanzata per spiegare le parole della Marcegaglia. In realtà essa non parlava a nome dell’Italia, ma di quella minoranza assoluta di italiani che si contrappone a lavoratori e ceti medi e che si arricchisce comunque. Ne dà dimostrazione Silvio Berlusconi che, secondo quanto rilevato da Gad Lerner, ha ricevuto nell’anno 2009 dalle sue imprese un dividendo di 126,4 milioni di euro, cifra che corrisponde a 11.450 volte il reddito di un lavoratore meccanico di Pomigliano.  Nello stesso periodo un altro amico della Marcegaglia, Sergio Marchionne ha percepito un compenso di 4 milioni e 782 mila euro. Evidentemente è a loro nome che la Mercegaglia ha parlato.

Una volta erano gli operai a considerarsi e a proclamarsi una classe a sé.  Oggi, nel momento in cui operai e ceti medi soffrono le stesse pene, sono i grandi capitalisti a vantarsi di essere una classe diversa e ad ammettere sfacciatamente che la crisi per loro è finita.

E’ bene che sindacati e ministro delle Finanze tengano conto di ciò e sappiano che è arrivato il momento di tassare i capitali.

 

                                                     l.b.

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