La Corte e la Costituzione

Si è parlato molto dei poteri della Corte Costituzionale nel corso della vicenda Berlusconi. (A proposito avete rivisto in TV il film del 1939  “Il sig. Smith va a Washington” di Frank Capra? A chi avete pensato quando il magnate Taylor nel corso di un ricevimento nella sua casa distribuisce braccialetti alle escort?).

Ora i poteri della Corte sono sanciti dalla Costituzione italiana che, in proposito, nel capitolo “garanzie” costituzionali recita:

art. 134. La Corte costituzionale giudica: sulle controversie relative alla legittimità costituzionale delle leggi e degli atti aventi forza di legge, dello Stato e delle Regioni; sui conflitti di attribuzione tra i poteri dello Stato e su quelli tra lo Stato e le Regioni, e tra le Regioni; sulle accuse promosse contro il Presidente della Repubblica, a norma della Costituzione.

 

Le procedure da seguire sono dalla Costituzione delegate alle leggi ordinarie le quali hanno  stabilito che:

art. 1 della legge costituzionale n. 1 del 1948:  «la questione di legittimità costituzionale di una legge o di un atto avente forza di legge della Repubblica, rilevata d’ufficio o sollevata da una delle parti nel corso di un giudizio e non ritenuta dal giudice manifestamente infondata, è rimessa alla Corte costituzionale per la sua decisione».

Il giudice della causa (o giudice a quo) svolge quindi la funzione di introduttore del processo costituzionale, di «portiere», è stato scritto dal Corriere della Sera, che apre le porte al giudizio di costituzionalità e indica gli articoli della legge o le caratteristiche della legge che sollevano un dubbio non manifestamente infondato di costituzionalità. 

La legge individua due parametri per fondare la legittimazione a proporre una questione di legittimità costituzionale: un dato soggettivo (l’essere un magistrato) e un dato oggettivo (questione non infondata). Non è dato ai cittadini ricorrere direttamente alla Corte: la questione di legittimità deve essere sollevata nel corso di un giudizio davanti ad un giudice che fa da filtro e da questi ritenuta non infondata. Solo Stato e Regioni e le provincie di Trento e Bolzano hanno accesso diretto alla Corte. In tutti gli altri casi è necessario che sia aperta una “controversia” e che un  giudice  ritenga non infondato il dubbio di costituzionalità sollevato su questo o quel punto. Tutto ciò e’ sancito dal 1948 e non è stato deciso oggi per un caso specifico: Berlusconi od altro.

E’ stato sollevato, in modo indecoroso per chi lo fatto, un modo che aggrava la questione morale da troppi anni aperta in Italia, l’obiezione che quattro anni fa la Corte non dichiarò l’incostituzionalità  complessiva della legge. Come  risulta  chiaro dalla legge costituzionale, la Corte si pronuncia  solo sulle questioni che il magistrato sottopone al giudizio. A chiusura della sentenza di quattro anni fa sul lodo Alfano la Corte scrisse ad ogni buon conto che nel giudizio di incostituzionalità “resta assorbito ogni altro profilo di incostituzionalità” il che significava che potevano esserci altre motivazioni per sentenziare l’incostituzionalità , ma che una volta accertata l’incostituzionalità dei due articoli ad essa sottoposti dal giudice, la Corte non entrava nel merito di esse. A sottolineare il potere della Corte sta la norma secondo la quale  nel caso di un giudizio sul Presidente della repubblica non è ammesso alcun ricorso. Neppure a quel Parlamento che la Costituzione ha posto al centro del nostro sistema e che non a caso la Costituzione elenca al primo posto quando si occupa dell’ordinamento dello Stato (al secondo posto è il Presidente della repubblica e al terzo il governo).

Mi auguro che tutti gli insegnanti facciano rileggere ai giovani la Costituzione come via per ritrovare l’equilibrio e la verità dopo le menzogne che sono state gridate in televisione, dalle sei del mattino alla notte, contro la sentenza della Corte che ha tolto l’immunità tombale concessa dal lodo Alfano a quattro cittadini italiani, assurti ad alte cariche proprio perché cittadini uguali agli altri e che come tali vanno giudicati in caso di errori o colpe.

 

Nota: si è fatto molto chiasso sui cinque giudici della Corte che avevano votato a favore di Berlusconi. Essi hanno esercitato un loro diritto. Ma appare giusto ricordare che due di essi, Mazzella e Paolo Napolitano, quando si è aperto il caso, si sono incontrati a cena con Silvio Berlusconi e Alfano. A tale proposito solo uomini del centro sinistra avevano protestato.

 

 

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