La corruzione dal punto di vista dei liceali: i risultati di un sondaggio nel Liceo De Sanctis di Roma

Emanuela Ghignoni presenta i risultati di un sondaggio sulla corruzione condotto presso gli studenti del liceo Gaetano De Sanctis di Roma, i cui scopiprincipali erano: verificare la conoscenza del fenomeno, individuare le misure di contrasto ritenute più efficaci e, soprattutto, conoscere la valutazione morale che gli studenti danno della corruzione e il suo grado di coerenza con iloro comportamenti. Ghignoni confronta questi risultati con quelli emersi dalla somministrazione, qualche tempo fa, dello stesso questionario a studenti della Facoltà di Economia della Sapienza.

Ad aprile 2014 un questionario sulla percezione e l’accettabilità della corruzione è stato somministrato a circa 1800 studenti della Facoltà di Economia della Sapienza ed i principali risultati sono stati sintetizzati da Maurizio Franzini e Michele Raitano sul Menabò. A seguito di quell’interessante esperienza,il medesimo questionario, con le opportune modifiche, è stato somministrato nello scorso maggio ad un campione di circa 471 studenti (278 ragazze e 193 ragazzi) del Liceo romano Gaetano De Sanctis.

La comparazione dei risultati delle due indagini– la prima condotta su studenti universitari di età compresa tra i 21 e i 24 anni, i quali, come ha ricordato Maurizio De Giovanni nel suo commento sul Menabò, probabilmente hanno già piena cognizione di come tristemente funziona il mondo”;la seconda su studenti più giovani (di età solitamente compresa fra i 16 e i 18 anni) e meno ricchi di esperienze al di fuori della cerchia di amici e familiari– può offrire interessanti spunti di riflessione.

Le domande del questionario avevano un triplice obiettivo:

  1. rilevare la percezione che gli studenti hanno della diffusione della corruzione, anche tenendo conto di loro eventuali esperienze dirette in materia;
  2. porre a confronto i giudizi morali degli studenti sull’accettabilità della corruzione con i comportamenti che loro stessi terrebbero di fronte a situazioni che comportano atti di corruzione;
  3. individuare i fattori che a loro giudizio favoriscono la diffusione della corruzione e un atteggiamento indulgente nei suoi confronti.

Per misurare la diffusione del fenomeno agli studenti è stata posta la seguente domanda: “Secondo un’ indagine internazionale 1 individuo su 4 al mondo ha pagato una tangente. Ritieni che nella realtà che tu conosci la percentuale sia uguale/inferiore/superiore/non saprei”.

Mentre solo il 24,5% degli studenti universitari nel 2014 aveva risposto di non sapere, fra i liceali, come atteso, tale percentuale cresce al 47,3%. Fra chi risponde, come era già accaduto con gli studenti universitari, prevale la percezione che la citata indagine non sopravvaluti il fenomeno: solo il 9,6% ritiene che l’effettiva diffusione della corruzione sia minore e ben il 74,6%  dichiara di avere l’impressione che la corruzione in Italia sia aumentata negli ultimi 10 anni.

Si è chiesto poi se si fosse direttamente a conoscenza di casi in cui qualcuno ha ottenuto un vantaggio tramite favori, raccomandazioni, regali o tangenti.

La corruzione nella forma di favori o raccomandazioni reciproche risulta, prevedibilmente, quella più conosciuta (dal 64% dei liceali), ma alta è anche la quota di liceali che si dichiara a conoscenza di casi di regali o tangenti (rispettivamente 37,3% e 33,9%); si tratta, diversamente da quanto ci si sarebbe potuto attendere,di percentuali non molto inferiori a quella degli universitari.

Si è poi chiesto agli studenti se ritenessero di essere stati “vittime di un vantaggio acquisito ingiustamente da altri grazie alla corruzione”.Il 73,1% ha risposto negativamente mail 26,9% ha dichiarato di aver vissuto questa esperienza negativa almeno una sola volta.

Il questionario indicava poi alcuni ambiti in cui può verificarsi la corruzione e chiedeva agli studenti di dare una valutazione (da 1 a 10, dove 10 sta per “molto diffusa”) sulla diffusione della corruzione in ciascun ambito (fig. 1).

Fig. 1: Percezione della diffusione della corruzione in diverse categorie, per genere

Ghignoni_Fig.1 (1)

I punteggi nettamente più alti, come era accaduto con gli universitari,  li ottengono –in particolare nel giudizio delle ragazze–Partiti politici e Governo nazionale. In generale – e anche questa è una conferma – gli ambiti collegati al settore pubblico sono percepiti come i più corrotti. Una  interessante differenza riguarda le istituzioni europee: nel giudizio degli universitari erano la categoria meno corrotta, in quello dei liceali occupano invece un poco onorevole quarto posto.

Si è poi verificato se il giudizio sulla diffusione della corruzione sia influenzato da esperienze negative personali, distinguendo le valutazioni di coloro che hanno dichiarato di essere stati spesso vittime di corruzione da quelle di chi, invece, non lo è stato mai.Come mostra la fig. 2, le differenze fra i due gruppi  sono quasi sempre ampie.

Fig. 2: Percezione della diffusione della corruzione in diverse categorie in base alle esperienze di corruzione subita

Ghignoni_Fig2

Altre domande hanno cercato di accertare il grado di accettabilità morale della corruzione. Il 77% dei liceali la ritiene sempre inaccettabile (era il 91%tra gli universitari) mentre al di là del 2% che (forse provocatoriamente) la ritiene sempre accettabile, 21% la considera accettabile in alcuni casi specifici, in particolare quando serve a far valere un diritto o i compensi richiesti sono di piccola entità.

Sono stati poi ipotizzati alcuni comportamenti corruttivi da parte degli stessi intervistati, in diverse situazioni, e si è chiesto loro di valutarne l’inaccettabilità su una scala da 1 a 10  (dove 10 sta per “del tutto inaccettabile”)

Fig. 3: Grado di inaccettabilità di diverse situazioni di corruzione

Ghignoni_Fig3

Dalle risposte (fig. 3) si desume che il contesto conta (così come accadeva fra gli universitari): ottenere in tempo un passaporto, accelerare una pratica ferma e ottenere un posto letto in ospedale sono i casi rispetto ai quali si mostra un’indulgenza maggiore, mentre maggiormente inaccettabile appare la corruzione per essere promossi all’anno successivo, la situazione ipotetica più prossima alla loro esperienza.

Quando dalle dichiarazioni di principio si passa ai comportamenti concreti emergono forti contraddizioni. Alla domanda ““Se sei in difficoltà e avverti l’esigenza di ottenere un vantaggio che non ti è dovuto da una persona che è in grado di risolvere il tuo problema cosa fai?”, ben  il 43%di coloro che avevano definito la corruzione “sempre inaccettabile” (a loro volta il 77% dei rispondenti) sarebbe disposto a chiedere un favore sapendo di avere di fronte una controparte che ha reputazione di assecondare simili richieste e un altro 12,4% chiederebbe il favore a prescindere dalla reputazione della controparte.Quindi, sembra che quanto più numerosi sono i corrotti e quanto più negativa è la loro reputazione, tanto più si è indotti a cercare vantaggi non dovuti, così favorendo l’ulteriore diffusione della corruzione.

Si è poi verificato quanto sia importante il tipo di corrispettivo dell’atto di corruzione: favore/raccomandazione, regalo, tangente. Coma mostra la Fig. 4 il favore e la raccomandazione (forse per il loro carattere immateriale) sono percepiti come atti di corruzione meno gravi e più accettabili rispetto alla tangente o al regalo.

Fig. 4: Atteggiamento di fronte alla possibilità di ottenere un vantaggio tramite corruzione

Ghignoni_Fig4

In ogni caso, appare ben radicata (come già tra gli universitari) la convinzione che “senza raccomandazioni non si va da nessuna parte”. La contraddizione tra comportamenti concreti e principi morali potrebbe derivare proprio dalla diffusa opinione che commettere un atto moralmente inaccettabile è in molti casi necessario per ottenere ciò che è dovuto o meritato.

Le risposte alla domanda sul rapporto tra corruzione e probabilità di successo nella vita consentono di verificare la fondatezza di questa interpretazione.Il 34,2% dei liceali (era il 43% fra gli universitari)dichiara che , in molti o in alcuni casi, la corruzione è necessaria per avere successo.. Questa percentuale è alta ma non eccessiva e ciò fa  sorgere il sospetto che la contraddizione tra comportamenti e valori sia spesso dovuta, più che alla necessità, al tentativo di raggiungere i propri obiettivi più rapidamente e con meno fatica.

In ogni caso, che si tratti di necessità o di scorciatoia largamente praticata, non sembra mancare tra i più giovani la consapevolezza che la corruzione è un fenomeno estremamente dannoso per la società. Infatti, l’affermazione secondo la quale “la corruzione, specie quando è diffusa, causa rilevanti danni sociali ed economici”riceve un grado di accordo tra i liceali di 8,2 punti su un massimo di 10.

Fino a qui il tema è stato analizzato dalla prospettiva del corruttore. Si è però anche chiesto quanto sia giustificabile il comportamento del corrotto (colui che non svolge correttamente la propria funzione e riceve in cambio una tangente, un regalo o un favore ).

Il 60,4% dei liceali (era il 70% fa gli universitari) afferma che il comportamento del corrotto non è mai giustificato,mentre il 33% (contro il 25%) riconosce come giustificazione valida l’eventuale stato di difficoltà economica in cui si potrebbe trovare il corrotto, a cui va aggiunto un ulteriore 4% che giustifica il corrotto se agisce sotto minacce o ricatti.

Il terzo obiettivo dell’indagine, come ricordato, era individuare i fattori che a giudizio degli studenti più contribuiscono alla diffusione della corruzione (con un voto crescente da 1 a 10; fig. 5).

Fig. 5: I fattori che contribuiscono alla diffusione della corruzione

Ghignoni_Fig5

I modelli culturali (mentalità) e il conformarsi ai modelli sociali prevalenti(“sensazione che molti facciano così”) sono considerati i fattori che più favoriscono la diffusione della corruzione, mentre la debolezza delle sanzioni per corrotti e corruttori, unitamente alla sfiducia nel buon funzionamento della P.A. appaiono relativamente meno importanti.

Alla fine del sondaggio si è chiesta l’opinione degli studenti sui motivi della scarsa propensione a denunciare episodi di corruzione da parte delle vittime  (che tra l’altro, come precisa Piercamillo Davigo sul Menabò, spesso ignorano di essere tali).Il fattore più importante è il timore di subire ritorsioni (che raggiunge un punteggio medio di 7,3 su un massimo di 10), seguito dall’inutilità della denuncia perché i colpevoli non sarebbero perseguiti (6,5). Quest’ultimo fattore era risultato il più votato dagli studenti universitari, che sembravano avere, da un lato,meno fiducia nella giustizia, e, dall’altro, meno timori nell’affrontare le conseguenze negative della denuncia.

L’azione più corretta nel caso si venga a conoscenza di un atto di corruzione (in scala da 1 a 10), nell’opinione dei liceali, è la denuncia agli organi competenti (7,8), seguita dal rivolgersi a un’associazione che si batte per la legalità (7,0) o a un adulto di fiducia (6,1), mentre, fortunatamente,tacere è considerata una reazione ben poco corretta.

In conclusione, come si poteva prevedere, i liceali sono apparsi, rispetto agli universitari meno a conoscenza del fenomeno della corruzione, meno consapevoli della sua diffusione,meno toccati da essa ma anche più tolleranti nei suoi confronti.

Resta da stabilire se le differenze fra liceali e universitari siano dovute ad un “effetto età” o ad un “effetto coorte”. La differenza non è di poco conto. Infatti, se dovesse trattarsi di un “effetto età”, ci potremmo aspettare che, col progredire del tempo e delle esperienze,con la migliore conoscenza del fenomeno, la percezione della sua gravità da parte degli attuali liceali aumenti. Il fatto che, come si è già messo in luce,chi è stato danneggiato da episodi di corruzione tende sistematicamente a considerarla più diffusa (e divenga, presumibilmente, meno tollerante nei confronti di essa) milita a favore di questa spiegazione.

Non possiamo però escludere di essere in presenza di un effetto generazionale per il quale la reazione a una più completa conoscenza del fenomeno non sarà quello di indurre una minore tolleranza dei suoi confronti ma, viceversa, di accrescerne l’accettabilità come pratica per ottenere vantaggi (dovuti o meno). Come abbiamo visto, la corruzione sembra in grado di autoriprodursi ed può influenzare i valori culturali, oltre che esserne influenzata.

Se le cose stessero così sarebbe particolarmente urgente cercare di invertire la rotta, anche per limitare i rilevanti danni socio-economici della corruzione sui quali  ci hanno messo in guardia Massimo Molinari e Simone Tedeschi sul Menabò.

Schede e storico autori