Intervista sulla crisi al ministro Brunetta

«… è un fatto, non una mia opinione: il declino non esiste. Non esiste la recessione, né in Italia né nel mondo: recessione è quando per due, tre trimestri di fila il pil diminuisce; invece l’Italia è sempre cresciuta, sia pure poco. Non esiste neppure la crisi dei subprime ». Come non esiste? «Esiste una crisi di crescita. E di governance. Ma i subprime non c’entrano niente. I derivati sono un aspetto virtuoso, positivo, della straordinaria crescita economica americana di questo decennio. La tensione sui subprime incide in minima parte sui bilanci delle banche. Crederà mica che la Northern Rock sia fallita per i subprime? È crollata la fiducia dei risparmiatori. Dobbiamo e possiamo recuperarla». Sì, ma in che modo? «L’economia italiana non è messa male. È in sofferenza per il prezzo del petrolio. Controllo dell’offerta, aumento della domanda: agli arabi conviene tenerlo sotto piuttosto che venderlo».

Quindi non è vero che il petrolio sta finendo. «Ma quando mai! Secondo il club di Roma del molto commemorato Peccei, il petrolio sarebbe dovuto essere finito da cinque anni. Invece ogni cinque anni le riserve raddoppiano, o comunque si rivedono al rialzo. Basterebbe un grande patto europeo per costruire 50 centrali di quarta generazione, in modo da coprire metà del fabbisogno entro il 2020, per far crollare il petrolio e il gas del 30 o del 40%. Allora i produttori avrebbero fretta di vendercelo, per paura che gli resti sul groppone». Quanto costa costruire 50 centrali di quarta generazione? «Sei, sette miliardi di euro l’una. Moltiplicato per 50, fanno 350 miliardi di euro». Dove li troviamo? «Lanciando gli eurobond. Titoli europei, garantiti con le eccedenze auree e valutarie della Bce. Enorme risparmio, enorme investimento nella ricerca, enormi risorse per la sicurezza e le infrastrutture dal Baltico al Mediterraneo, da far impallidire il tunnel sotto la Manica e il ponte sullo Stretto: l’Europa ripartirà. È l’idea keynesiana che ho in comune con Tremonti e Delors».

Brunetta cita di continuo Tremonti. Eppure la vulgata vuole che il rapporto tra i due sia teso, al limite dell’incompatibilità. «Con Tremonti ci conosciamo da 28 anni, quando lui era un brillante giovane professore a Venezia e io ero un giovane incaricato. Tra noi c’è sempre stata una sfida a vedere chi è più bravo. Tremonti è fantasioso, io sono fantasioso. Giulio ha grandi visioni, io ho grandi visioni. Lui è geniale, io sono geniale. Ecco, il nostro è un rapporto tra due persone geniali. Tutto qui».

                                                                                                                   Aldo Cazzullo

15 giugno 2008  (Corriere della Sera)

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