Incentivi, imprese e lavoratori: la necessità di una prospettiva

Irene Brunetti e Andrea Ricci, facendo uso di un campione rappresentativo di imprese italiane, esaminano la relazione fra le misure di agevolazione fiscale per gli investimenti e l’efficacia delle politiche di incentivo all’occupazione. Sulla base dei risultati emersi dall’analisi, gli autori segnalano che, per migliorare l’efficacia di misure attuate attraverso la leva degli incentivi, occorre sviluppare una strategia capace di intervenire in modo complementare sul versante delle imprese e su quello del lavoro.

Il discorso programmatico del Presidente Draghi al Parlamento sembra indicare in modo chiaro la consapevolezza che i grandi mutamenti strutturali connessi alle nuove tecnologie, al cambiamento climatico, alla crisi sanitaria richiedono una “nuova” impostazione di politica economica, capace di combinare in modo efficiente i diversi interventi per il mercato del lavoro, il tessuto produttivo e, più in generale, per rilanciare l’economia.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) sarà lo strumento principale attraverso cui realizzare queste indicazioni programmatiche. Per tale ragione è di estrema importanza capire come indirizzare le risorse messe a disposizione dal Next Generation EU per i prossimi anni.

Il dibattito politico istituzionale è ricco di indicazioni a questo proposito. Alcuni sottolineano la centralità delle politiche attive del lavoro, altri l’opportunità di finanziare investimenti pubblici in settori strategici, altri ancora la necessità di intervenire sul sistema fiscale, per non citare coloro che guardano al superamento di schemi di incentivazione privi o quasi di condizionalità.

In un precedente intervento sul Menabò abbiamo mostrato come sia le politiche per l’occupazione basate sulla decontribuzione per le nuove assunzioni sia i vantaggi fiscali per stimolare gli investimenti – soprattutto nell’ambito del piano Industria 4.0 – si siano rivelati relativamente inefficaci nel recente passato. In questo contributo ci proponiamo di riflettere su come si può fare tesoro della passata esperienza, fornendo qualche indicazione per veicolare i progetti e i finanziamenti sottostanti il PNRR in una logica di efficienza e equità.

In questa prospettiva partiamo dalle conclusioni della nostra analisi precedente, per esaminare se e in quali misura l’efficacia delle politiche attive per l’occupazione – dirette a specifici target della popolazione – possa essere aumentata integrando tali interventi con un misure di politica industriale e per le innovazioni. Le politiche attive a cui facciamo riferimento sono quelle attuale nel corso del periodo 2015-2017 e basate prevalentemente su schemi di decontribuzione fiscale per le nuove assunzioni – tra cui ricordiamo il programma Garanzia Giovani, l’esonero contributivo per il contratto di apprendistato, il bonus occupazione Sud e altre ancora. Per quanto riguarda la politica industriale, l’attenzione è rivolta a quelle misure di incentivazione che negli stessi anni sono state introdotte per favorire l’acquisto di nuovi beni strumentali e asset intangibili – anche e non solo nell’ambito del piano nazionale Industria 4.0: iper-ammortamento, super-ammortamento, “Nuova Sabatini”, credito di imposta per spese in R&D (cfr. Brunetti, Marino e Ricci, “Evaluating Hiring Incentives: evidence from Italian firms”, Working paper INAPP n. 52, 2020)

In questo contesto si è già visto come circa il 60% delle imprese percettrici di qualche schema di incentivazione per nuove assunzioni e investimenti dichiari che avrebbero effettuato le medesime scelte anche in assenza di vantaggi o sussidi fiscali. La conclusione di una ridotta efficacia di questo tipo di politiche pubbliche, d’altra parte, può essere “temperata” nel caso in cui vi sia una strategia economica capace di integrare il disegno e l’introduzione degli incentivi per le imprese e per il lavoro in una logica di complementarietà.

 Tale considerazione emerge da una ricerca condotta sui dati della Rilevazione su Imprese e Lavoro (RIL-INAPP). L’analisi (sintetizzata nella Tabella 1) rileva infatti che l’utilizzo di un incentivo per finanziare l’acquisto di nuovi beni strumentali e assets intangibili si accompagna ad un aumento significativo della propensione a ricorrere a schemi di decontribuzione per assumere (+10%), nonché ad un incremento della probabilità che tali misure di politica attiva siano realmente efficaci (+9,4%), ovvero creino opportunità di occupazione che non si sarebbero verificate in loro assenza. Analogamente, si osserva come aver usufruito di un sussidio per le assunzioni sia correlato positivamente alla probabilità che la medesima impresa ricorra a forme di agevolazione fiscale per investire (+7,9%) e, aspetto più rilevante, alla possibilità che l’introduzione di vantaggi fiscali per investimenti abbia generato una accumulazione “netta” di beni strumentali e assets intangibili che non vi sarebbe stata altrimenti (+6,1%).

Se esaminiamo i risultati in ottica comparativa, si deduce inoltre che la relazione di complementarietà tra policies è più forte quando fa leva su quelle misure di agevolazione per gli investimenti da parte delle imprese che aumentano l’efficacia degli incentivi per l’occupazione piuttosto che il viceversa. Ciò sembra un’ulteriore conferma del fatto che i nodi strutturali del mercato del lavoro nel nostro paese sono per una parte rilevante il riflesso delle caratteristiche della demografica imprenditoriale e del funzionamento del tessuto produttivo (Brunetti, Ferri, Raitano e Ricci, “Demografia imprenditoriale, investimenti e intensità del lavoro”, Inapp Paper n. 23/2019).

È opportuno sottolineare infine che tali risultati sono esito di un esercizio che, per quanto semplificato, prende in esplicita considerazione anche il ruolo potenziale di altri fattori legati alle caratteristiche manageriali, alla specializzazione produttiva e alla composizione della forza lavoro presente in azienda. Si tratta di elementi che, se non adeguatamente considerati, potrebbero distorcere la significatività della relazione indagata.

Tabella 1: Stime Logit degli effetti medi marginali  
assunzioni investimenti
Incentivi Efficacia Incentivi Efficacia
incentivo per investire 0.109*** 0.094**
[0.023] [0.037]
incentivo per assumere 0.079** 0.061*
[0.034] [0.031]
caratteristiche manageriali SI SI SI SI
caratteristiche occupati SI SI SI SI
caratteristiche di impresa SI SI SI SI
N di osservazioni 22524
Fonte: nostre elaborazioni su dati RIL-INAPP 2018.

Nota: altri controlli includono: i) – la composizione della forza lavoro per livello di istruzione, età, professione, genere, tipologia contrattuale; ii) – le caratteristiche di impresa per settore di attività, localizzazione geografica, esposizione al commercio internazionale, età, log del ricavi per dipendente, log del numero dei dipendenti; iii) – assetto manageriale e di governance societaria per livello di istruzione, età e genere degli imprenditori, proprietà familiare, presenza di managers esterni. Errori standard robusti in parentesi: * significatività statistica al 10%, ** al 5%, *** al 1%.

Naturalmente le argomentazioni portate avanti finora non possono rappresentare un punto di arrivo per una tematica così complessa come la strategia di politica economica dei prossimi anni. L’obiettivo è semplicemente quello di contribuire a delineare una prospettiva analitica in cui inserire le parole del Presidente del Consiglio.

 In tal senso ciò che emerge dall’analisi appare coerente con il nostro contributo precedente. L’obiettivo di migliorare l’efficacia delle politiche pubbliche basate sugli schemi di incentivazione passa non soltanto attraverso l’esigenza di introdurre criteri strategici di selettività e il superamento di un’impostazione “erga omnes”. Occorre mettere in campo anche una visione capace di disegnare tali interventi in modo che essi siano in grado di “parlarsi” tra loro, ovvero che siano capaci di intervenire in modo complementare e mutualmente funzionale su varie dimensioni dei cambiamenti produttivi e organizzativi che coinvolgono il sistema delle imprese e del lavoro.

*Le opinioni espresse in questo articolo sono personali e non riflettono necessariamente quelle dell’Istituto di appartenenza. L’INAPP non è responsabile dell’uso che può essere fatto delle informazioni in esso contenute.

Schede e storico autori