In memoria di Lester cercatore di Iguane

Pubblichiamo – presa da un blog personale- la testimonianza di un disastro che ha colpito l’isola di Santa Lucia (Carabi). Non per la notizia in sé, che viene da un componente di un gruppo di giovani biologi che soggiornano nell’isola per ricerche scientifiche, ma per il moto di solidarietà che ha unito ricercatori europei di cinque paesi diversi nella decisione di sospendere le ricerche scientifiche in corso e mettersi a disposizione della popolazione e del governo dell’isola per rilevare danni e bisogni creati dalla slavina.

    Eravamo di ritorno da una giornata nella quale avevamo catturato con successo un maschio di buone dimensioni, vicino alla cascata di Touraille. Ero specialmente contento perchè quel giorno era stata la mia prima presa, l’iguana si era gettata dall’alto di un canneto sotto il quale io e Lester la stavamo aspettando e con un rapido balzo la avevo immobilizzata….insomma una buona giornata..
  
   Una volta giunti a casa arriva la notizia che si sta avvicinando all’isola un temporale e il capo, Matt, ci chiama e ci dice di tornare verso Nord con la macchina e di tenerci pronti per l’arrivo di un uragano. A questo punto siamo tutti più eccitati che spaventati dall’imminente evento e una volta giunti a Dennery facciamo scorta di cibo e rum e ci barricchiamo in casa mentre il vento intona la sua prima canzone al ritmo della prima pioggia. Erano le prime ondate  dell’uragano Thomas che si sarebbero susseguite sempre più forti per le prossime 48 ore..
  
   Il tempo passa lentamente nella casa senza luce o acqua e verso la mattina di Domenica si comincia a presagire il calare del vento mentre cessa anche la pioggia.. Usciamo dalla casa dopo il nostro piccolo letargo e la situazione non ci sembra delle peggiori, i banani nel nostro giardino sono stati danneggiati ed alcuni sono stati strappati dal suolo mentre degli alberi di papaya son caduti, tutto ciò non ci sembra grave…
  
   Il giorno dopo Matt decide di andare a fare un sopraluogo dell’isola con il Land Rover  e due di noi ci mettiamo alla guida e ci avviamo verso Sud per poi risalire sulla costa Caraibica per vedere la situazione nella nostra casa a Soufrière. Cominciamo a vedere i primi danni ma non siamo allarmati, ci sono alberi sulla strada e molti dei bananeti nella pianura sono distrutti. Arrivando a Vieux Fort sulla punta sud dell’isola ci dicono che lì non hanno subito danni ingenti ma non sanno come sia la situazione più a Nord. Cominciamo a renderci conto del disastro mentre ci avviciniamo a Soufrière, uno squarcio largo due metri si è aperto sulla strada principale e dobbiamo inoltrarci nelle colline per superare questo primo ostacolo. Camion e ruspe stanno già lavorando a piccole frane sulla strada, slavine grandi e piccole tagliano tutte le montagne circostanti come enormi ferite e fiumi di fango cospargono molte case e villaggi. Dopo varie ore alla guida siamo ormai vicini a Soufrière ma la strada è bloccata da una grande slavina e ci dicono che da lì non si può passare. Decidiamo allora di fare visita a Lester, uno dei nostri colleghi al progetto, che abita in un piccolo paesino chiamato Fons Saint Jacque dove siamo stati molte volte per raccogliere banane nel suo giardino o per bere una birra al bar del vecchio rasta Peter. Avvicinandoci capiamo che la situazione non è delle migliori, attraversiamo un ponte nel quale sono incagliati decine di alberi enormi trascinati giù dalla furia dell’acqua e del fango e che, miracolosamente, è ancora in piedi. Poco dopo giungiamo a Fons Saint Jaccque e lo spettacolo non è ciò che ci aspettavamo. Il villaggio è stato colpito in pieno da una grande slavina e una montagna di fango ricopre ogni cosa..assieme a Mike ci lanciamo giù per travi incastrate nel fango e nei resti di ciò che è stato colpito, giriamo l’angolo ma non vediamo la casa del nostro amico Lester e pur di non credere a ciò che ci sta davanti chiediamo ripetutamente dove sia finita, solo tre giorni prima vi ero entrato per vedere il suo più recente acquisto, un piccolo lettore DVD, che fiero come un bambino ci aveva mostrato nel suo salotto di due metri quadrati. La casa e Lester non ci sono più, inghiottiti nella notte da un mostro di fango che non ha lasciato scampo alla piccola casa di legno e lamiera. Increduli e con gli occhi lucidi vediamo la scia della slavina che scende giù per la piana, un incastro di legno, alberi, lamiera, rocce e, da qualche parte, i corpi di almeno dieci persone, colpite dalla furia, forse a volte ingiusta, della natura.

Benjamin Barca

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