Il Sud e la cammino divide. Congiungere gli speroni per superarla

Lilia Pagano e Ugo Pagano partendo dalla considerazione che il turismo green, basato sulla percorrenza di lunghi tratti a piedi, sta guadagnando terreno rispetto a quello più tradizionale e inquinante osservano che nel Sud di Italia vi è un deficit anche di infrastrutture necessarie a questo nuovo tipo di turismo. Gli autori illustrano come, congiungendo con un cammino gli speroni che si affacciano sull’Adriatico e sul Tirreno, si potrebbe colmare questo divide recuperando anche numerosi borghi.

Molti dei divide fra il Meridione e le altre parti di Italia risultano subito evidenti. Spesso basta dare un veloce sguardo alle mappe delle reti e delle infrastrutture del nostro paese. Per esempio, le mappe di internet con il suo ben noto digital divide e la rete ferroviaria e stradale mostrano in modo immediato una notevole carenza di infrastrutture del Meridione e, in questo modo, rendono ben palesi alcune cause del divario di sviluppo esistente nel nostro paese. E tuttavia nessuna di queste mappe presenta un divide così evidente come la rete dei cammini. La pandemia ha dato una grande spinta a una riconversione del turismo verso questo modo più salutare ed ecologico di spostarsi e anche questo divide potrebbe aggiungersi in modo significativo alle altre cause del divario di sviluppo esistente nel nostro paese. In questo caso non abbiamo semplicemente una rete che si dirada ma un vuoto molto appariscente.

 

Infatti la mappa dei cammini che riprendiamo da un recente articolo di Repubblica mostra non soltanto pochissimi cammini a Sud del Lazio ma anche una totale assenza di essi in quattro regioni (Campania, Molise, Puglia e Basilicata). Come sostiene anche l’articolo di Repubblica questo vuoto della rete dei cammini va rapidamente colmato.

Questa totale assenza di cammini nel meridione è grave per due motivi. Il primo motivo è che non compaiono sulla mappa cammini storicamente fondativi e strutturali del territorio. Il secondo è che, anche quando questi cammini fossero inclusi nella mappa, essi rimarrebbero solo dei percorsi isolati e non costituirebbero niente di comparabile alla rete di cammini esistenti nel resto del paese.

Alcune assenze di cammini già esistenti sono davvero eclatanti. Basti citare la rete dei tratturi della transumanza, il parco nazionale del Gargano con la sua sentieristica consultabile anche in una efficace guida della proloco di Vieste o il Cammino di San Nilo nel Cilento.

Ancora più sorprendente è l’assenza nella mappa dei cammini del percorso giustamente noto come il Sentiero degli dei Dei in Campania sulla costiera amalfitana, già dal 1997 inclusa nella lista dei patrimoni dell’umanità UNESCO. Come dimostra la sua fama centenaria, grazie alla sua spettacolare bellezza, questo cammino si è da sempre ‘auto promosso’ e resta ancora uno dei percorsi più affascinanti per i camminatori di tutto il mondo. Non a caso il Guardian durante la pandemia lo ha selezionato tra le 10 bellezze ‘tranquille’ europee e già in un articolo del 2018 si domandava Who wouldn’t want to walk in the steps of the gods?. Una rete di accessi efficaci a questo cammino e ai numerosi ‘sentieri degli Dei’ meno noti che solcano la Penisola Sorrentina potrebbe valorizzare l’itinerario a piedi sui Monti Lattari da Cava dei Tirreni a punta della Campanella, di fronte a Capri. Si raggiungono spesso altezze superiori ai 1000 metri da cui è possibile ammirare quella che già nell’antichità era nota come la costa delle Sirene.

Sul fronte opposto da Cava e da Vietri, tramite le alture o la valle del fiume Picentino alle spalle di Salerno, l’integrazione e la valorizzazione degli itinerari già esistenti potrebbe consentire di risalire fino al parco Regionale dei Monti Picentini. Con la sua moltitudine di sentieri già mappata dal CAI, tra cui i ‘sentieri Italia’, è questa terra di sorgenti dove nascono molti dei fiumi campani e pugliesi il naturale, principale network paesaggistico di nuovi potenziali suggestivi cammini coast to coast tra lo “sperone degli Dei” e il promontorio del Gargano, ben noto “sperone d’Italia”. Le vie d’acqua che costituiscono la ragione prima della nascita di antichi borghi nell’Irpinia, nel Sannio e nella Puglia, suggeriscono le direttrici geografiche unitarie di itinerari tra il Tirreno e l’Adriatico che colmino il clamoroso vuoto di percorsi territoriali per camminatori. La magia del Sentiero degli Dei si dispiegherebbe in cammini ben più lunghi che, snodandosi dai Monti Picentini, abbraccerebbero il Parco Nazionale del Gargano.

L’itinerario biforcato ‘a tenaglia’, illustrato diagrammaticamente nell’immagine, costituirebbe al tempo stesso un percorso circolare e un duplice attraversamento est-ovest dello stivale. Riportando in primo piano le aree interne, andrebbe ad incrociare i cammini territoriali nord-sud: i tratturi della transumanza che da tempi antichi collegano l’Abruzzo e il Molise con la Puglia e i due rami del “Sentiero Italia CAI ” che , con un itinerario escursionistico di circa 7000 Km, aspira a divenire il Sentiero dei 25 Parchi Nazionali del Paese.

La direttrice più a sud segue l’Ofanto. Il suo corso fluviale verso l’Adriatico delinea i confini tra Campania, Basilicata e Puglia confluendo a breve distanza da siti straordinari come Castel del Monte o Trani. Del bacino idrico dell’Ofanto che sorge in prossimità di Torella dei Lombardi solo in Irpinia fanno parte 15 comuni che vantano antiche origini: Andretta, Aquilonia, Cairano, Calitri, Conza, Lioni, Monteverde, Morra de Sanctis, S. Andrea di Conza, Teora, Bisaccia, Lacedonia, Guardia dei Lombardi, Nusco, S. Angelo dei Lombardi. Già nell’età del ferro erano andati formandosi insediamenti di popolazioni provenienti dall’Adriatico, che avevano risalito l’Ofanto e successivamente superato la displuviale appenninica fino all’Alto Sele dove avevano edificato Oliveto Citra. Parte di questa storia è riemersa dalle distruzioni del terremoto del 1980 che hanno svelato l’antica Conza (Compsa), in epoca romana importante stazione militare a guardia della valle e oggi parte del suggestivo bacino artificiale del lago di Conza oasi del WWF, lambito dalla storica ferrovia Avellino-Rocchetta.

L’itinerario nord attraverserebbe numerosi “borghi fantasma” (spesso resi tali dai terremoti) del bacino del fiume Calore che dall’agro di Bagnoli e Torella attraversa l’Irpinia da sud a nord, per poi ripiegare ad ovest verso Benevento e il Volturno. Poco prima, in prossimità di Apice (soprannominata la Pompei del 900) sulla riva destra, vi affluisce il Miscano il cui corso risale verso nord-est, fino ai monti dell’alto Sannio, là dove nasce anche il Fortore, secondo fiume pugliese per lunghezza e portata dopo l’Ofanto. È questa sella spartiacque il secondo network paesaggistico dell’itinerario verso il Gargano: dal territorio di Buonalbergo sul Miscano, crocevia con il tratturo Pescasseroli-Candela, a Montefalcone di Val Fortore in prossimità del Sito di interesse comunitario “Sorgenti ed alta valle del Fortore”. Da qui il fiume, con il suo corso intervallato da laghi sul confine tra la Campania, il Molise e la Puglia, si dirige sull’Adriatico a poca distanza dal lago di Lesina, delineando l’ultimo tratto della direttrice nord dei cammini che congiungono lo Sperone degli Dei e lo Sperone d’Italia.

La realizzazione dei Cammini dovrebbe andare di pari passo con il restauro e la valorizzazione dei numerosi borghi antichi che si collocano nelle loro prossimità. Molti di essi sono classificati tra i borghi più belli di Italia e si fronteggiano sulle alture ai lati dei percorsi proposti. Le loro bellezze naturalistiche si evincono dalla moltitudine dei siti Sic sanciti dalla Rete Natura 2000 e dai contratti di fiume già avviati. Il loro recupero a un turismo innovativo e sostenibile costituirebbe forse la parte più interessante del progetto che proponiamo. Una rete di cammini e sentieri costituirebbe la base unitaria di incentivazione dei tanti progetti già messi in atto per la valorizzazione della miriade di borghi e nuclei interni di notevole rilevanza, sempre più condannati allo spopolamento e all’oblio, 40 anni dopo il devastante terremoto dell’Irpinia che ne ha segnato le sorti.

 Valorizzare gli itinerari ‘a piedi’ del Sud Italia in una rete comparabile a quella del resto del Paese coglie in pieno lo spirito di Next Generation EU. La green transition, che essa si propone di favorire e finanziare, è del tutto evidente in questa valorizzazione che consiste proprio nel passaggio da un turismo insostenibile ed inquinante a uno coerente con il rispetto dell’ambiente e con la riqualificazione di borghi e territori spesso abbandonati. La valorizzazione di questi intinerari in paesaggi straordinari, già attraversati da percorsi che non sono al momento visibili sulle mappe, coglie inoltre una esigenza di giustizia territoriale che è sottesa anche all’intervento dei fondi europei. Uno degli scopi di questi interventi è infatti proprio quello di abbattere la disparità di opportunità che pesa in modo così iniquo su alcuni territori.

La Cammino Divide, esistente in Italia, non è la divide più importante ma è certamente una di quelle più significative. Divide il nostro Paese proprio nell’ambito di quei progetti green di sviluppo sostenibile che dovrebbero unirlo e che dovrebbero portare l’intera Europa verso un nuovo modello di sviluppo. Se gli Dei, che secondo gli antichi si aggirano su alcuni dei sentieri del Sud, fossero dotati di speroni li utilizzerebbero per lanciarsi a gran velocità contro questo divide.

*Ringraziamo l’architetta Maria Lucia Di Costanzo per il supporto grafico e nostro fratello Giorgio Pagano per aver attirato, con la sua intensa attività escursionistica, la nostra attenzione sulle opportunità offerte da questo diverso modo di visitare alcuni dei posti più belli del nostro paese.

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