Il ruolo del Venezuela nei processi d’integrazione in America latina

     Com’è noto a molti, l’integrazione latino-americana è stata una costante nel pensiero di molti intellettuali e politici della regione per oltre due secoli, fin dai tempi cioè delle guerre d’indipendenza che i popoli di quest’area del mondo combattevano contro la Madre Patria. Tuttavia, fin da subito, la realizzazione di un simile progetto è apparsa piuttosto difficile da concretizzarsi; lo stesso libertador Simón Bolívar, fino agli ultimi istanti della sua vita, era solito ripetere: “He arado en el mar…”.

     Un’integrazione che possa coinvolgere tutti i paesi di quella che il cubano José Martí chiamava la “Nuestra América”, appare ancora molto lontana dal mettersi in pratica, anche se sembra che questa sia oggi la prospettiva generalmente condivisa dalla totalità dei paesi dell’area. In un mondo sempre più globalizzato, infatti, che cerca di andare verso un sistema multilaterale in grado di superare l’impostazione unipolare seguita alla fine della Guerra Fredda, la prospettiva di realizzare progetti unitari sembra essere diventata imprescindibile.

     In un simile scenario l’America latina ha cercato negli ultimi lustri di sviluppare numerose iniziative: MERCOSUR, UNASUR, ALBA e molte altre. Nessuna di queste, però, è fina a oggi riuscita a dare un “salto qualitativo” a siffatte proposte d’integrazione.

     In questo senso, il presidente venezuelano Hugo Rafael Chávez Frías è senza dubbio uno dei leader dell’area che più impulsa per la realizzazione di un’unificazione fra i diversi paesi mostrandosi consapevole della necessità che l’America latina parli al mondo possibilmente con “una sola voce”. In numerosi interventi, infatti, egli ha ripetuto l’espressione: “O nos unimos o nos hundimos”. In tale prospettiva le sue iniziative sono state molteplici e tutte essenzialmente caratterizzate da una particolare attenzione agli aspetti politici e sociali dei progetti d’integrazione, allontanandosi in maniera netta da quelle che erano le iniziative, come l’ALCA (Área de Libre Comercio de las Américas), che nella regione erano portate avanti da quello che il presidente venezuelano ha definito in più occasioni “l’imperialismo statunitense”.

      

MERCOSUR

     Come detto, dunque, l’America latina si colloca oggi in un progetto politico internazionale che, partendo dalla necessità di superare l’impostazione unipolare seguita alla caduta del muro di Berlino, vada alla ricerca di un nuovo multilateralismo. In questo senso, il 26 marzo 1991, la Repubblica Argentina, la Repubblica Federale del Brasile, la Repubblica del Paraguay e la Repubblica dell’Uruguay istituirono, con il Trattato di Asunción, il Mercato Comune del Sud (MERCOSUR), che senza dubbio costituisce il progetto internazionale più rilevante nel quale oggi si trovano impegnati questi paesi. Un progetto subcontinentale che si poneva come obiettivo la risoluzione delle diatribe di mercato (essenzialmente tra i due “grandi”: Brasile e Argentina) e l’armonizzazione dei regolamenti commerciali. Nel corso degli anni hanno ottenuto la qualità di Stati associati la Bolivia e il Cile (entrambi dal 1996), il Perù (dal 2003), la Colombia e l’Ecuador (dal 2004). Il Messico è osservatore.    

     Il principale obiettivo del Trattato di Asunción è l’integrazione dei quattro Stati membri, mediante la libera circolazione di beni, servizi e fattori produttivi, lo stabilimento di un dazio esterno comunitario, l’adozione di un sistema commerciale comune, il coordinamento di politiche macroeconomiche e settoriali e l’armonizzazione di legislazioni in determinate aree, per conseguire una più forte integrazione.

     Nel 1995 sono stati contestualmente aboliti i dazi doganali tra i paesi membri e istituita una tariffa doganale comune verso paesi terzi. L’obiettivo del MERCOSUR è la realizzazione di un mercato comune nell’area, anche se esistono ancora forti ostacoli protezionistici tra i vari Stati. Esso potrebbe essere paragonato al vecchio Mercato Europeo Comune (MEC) se non esistessero forti asimmetrie tra i vari Paesi. Di fatto, se è possibile affermare che i tre maggiori Paesi del MEC (Germania, Francia e Italia) erano piuttosto simili per esperienze economiche e storiche, non si può dire la stessa cosa per Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay. Basti pensare che negli anni ’90, quando il progetto ha avuto inizio, il Brasile da solo sviluppava circa il 71% del prodotto economico del gruppo, l’Argentina il 26%, l’Uruguay il 2% e il Paraguay appena l’1%.

     Alla fine degli anni ’90, però, l’organizzazione comincia a mostrare segni di cedimento. La crisi finanziaria brasiliana (con annessa svalutazione del real nel 1999), costrinse il paese a ridurre nettamente le importazioni dall’Argentina per mostrare ai creditori internazionali un’effettiva capacità di pagamento del debito contratto. Per le stesse ragioni l’Argentina aveva bisogno di aumentare le proprie esportazioni verso il Brasile (storicamente uno dei suoi più importanti sbocchi di mercato). Gli interessi “nazionali” delle borghesie brasiliane e argentine portarono quindi la propria creatura, il MERCOSUR, alla rovina. La riduzione del commercio in tutte le direzioni (le importazioni provenienti dal Brasile e dall’Uruguay diminuirono del 70%), determinarono la fine definitiva dell’organizzazione. Fu anche per questo motivo che il Brasile iniziò a negoziare una zona di libero commercio con i paesi andini (tra cui il Venezuela e il Messico), senza chiedere l’autorizzazione all’Argentina (violando, di fatto, il Trattato di Asunción). Il colpo finale al “primo” MERCOSUR, venne dall’accordo statunitense con il Cile, che prospettava a quest’ultimo l’entrata nel Nafta-Alca, di fatto cancellandone ogni possibilità d’ingresso nel MERCOSUR, fino allora considerato “molto probabile” dato il suo status di associato dal 1996.

     È soltanto dopo la crisi finanziaria argentina del 2001 che il Mercato Comune del Sud mostra chiari segni di ripresa, una rinascita sospinta soprattutto dai nuovi margini e ritmi di crescita che si vanno manifestando nei diversi paesi dell’America meridionale, spesso a doppia cifra e notevolmente superiori alle tradizionali egemonie e, in generale, alla media mondiale.

     Il MERCOSUR rappresenta, ora, un processo “in corso” nell’America latina che non può essere analizzato solo come una realtà meramente economica, ma è indiscutibilmente uno dei più importanti accordi politici raggiunti nella regione che consolida definitivamente le relazioni tra i membri. Il MERCOSUR rappresenta, invero, il principale strumento per promuovere gli interessi internazionali dei suoi partecipanti ed esercitare un importante effetto moltiplicatore sopra l’influenza che ciascuno di questi potrebbe tenere individualmente nell’attuale complesso sistema internazionale.

     Il 4 luglio 2006 anche il Venezuela, dopo essersi ritirato nell’aprile 2006 dalla Comunità Andina contestandone l’eccessivo squilibrio verso i meri aspetti dell’integrazione commerciale (e in seguito alla firma dei trattadi di libero commercio tra Colombia e Perù con gli Stati Uniti), ha aderito al MERCOSUR. Tuttavia, l’ingresso formale della patria di Simón Bolívar, che già a partire dal 1998 aveva sollecitato l’incorporazione nell’organizzazione latino-americana, è condizionato alla ratifica dei parlamenti degli altri paesi membri, avvenuta nel dicembre 2009 nel caso del Brasile e non ancora compiuta nel caso del Paraguay.

     Com’è ampliamente noto, il presidente Hugo Chávez, sin dalla sua prima elezione nel 1998, ha impresso una svolta nell’ambito della tradizionale politica estera del Venezuela basata sull’attuazione di un progetto politico che confluisca in un modello d’integrazione regionale e caraibica ispirata agli ideali del “padre della patria” Simon Bolivar. In un tale scenario l’azione del governo Chávez è stata improntata al superamento della dimensione economico-commerciale e al rafforzamento degli aspetti della cooperazione e della solidarietà internazionale. In questo senso, il presidente venezuelano, ha fin da subito sostenuto che il MERCOSUR del Ventunesimo secolo deve collocare il “sociale” davanti a tutti gli altri aspetti e orientarsi strategicamente verso la soluzione dei problemi della disparità e della bassa coesione sociale. Per il presidente, infatti, “El MERCOSUR debe ser uno de los motores más fuerte en esta dirección”.

     Per tali ragioni l’ingresso del Venezuela può essere analizzato secondo tre prospettive che nei prossimi anni avranno una certa rilevanza: 1) in che misura il presidente Chávez contribuirà a radicalizzare tale organizzazione; 2) in che misura il MERCOSUR tenterà e riuscirà a moderare il populismo chavista; 3) come la Comunità internazionale decifrerà entrambe queste possibilità.

     È noto a molti, infatti, che il governo di Caracas lavora per dare al MERCOSUR un carattere molto più politico che non lo faccia essere un progetto per le élite, le oligarchie economiche, le multinazionali o più in generale per i meri interessi finanziari e commerciali. Al contrario, per il mandatario venezuelano, il MERCOSUR deve essere un progetto di popolo e per ciò stesso un progetto politico, sociale, collettivo sulla falsa riga di quello realizzato nel dicembre del 2004 nell’ambito dell’Alternativa Bolivariana per i popoli della Nostra America (ALBA).

     Detto questo, però, non si può non considerare l’importanza strategica, soprattutto dal punto di vista energetico, che l’ingresso del Venezuela ha per  il futuro di quest’organizzazione latino-americana. Si pensi in particolare all’apporto in termini di petrolio, gas e altre materie prime che il paese può fornire all’intera area sud-americana. Si pensi, per fare un solo esempio, al progetto di un enorme gasdotto che dai Caraibi arrivi fino alla Patagonia, opera questa che certamente includerebbe molti dei paesi dell’America meridionale e che lo stesso presidente Chávez considera d’importanza fondamentale. Nondimeno, nell’ottica chavista, una simile impostazione d’integrazione economica richiederebbe un altrettanto perfezionamento nella sfera sociale che coinvolga i numerosissimi problemi del continente quali, l’analfabetismo, la denutrizione infantile, le esclusioni sociali e la miseria. Se i governi possono pianificare lo sviluppo economico da un punto di vista etico, infatti, si è ancora di più obbligati a pianificare lo sviluppo sociale.

     L’integrazione economica nell’ambito del MERCOSUR poi, secondo quanto ha più volte sostenuto lo stesso Chávez, richiederebbe una maggiore dose di cooperativismo e spirito di solidarietà, rispettando le differenze e le asimmetrie presenti, in una prospettiva che incarni i principi di uguaglianza e solidarietà che veda uniti tutti i paesi dell’area: dal territorialmente ed economicamente grande Brasile ai più piccoli Uruguay e Paraguay. In conformità a questi principi i politici non devono delegare alle grandi imprese private la costruzione dell’unità ma devono farsene carico anche mediante importanti realizzazioni. Si pensi, ad esempio, a strutture come il Banco del Sur, il cui trattato fondatore è stato firmato lo scorso 26 settembre da Argentina, Bolivia, Brasile, Ecuador, Paraguay e Venezuela (Cile e Perù partecipano come osservatori), che nell’intenzione dei fondatori dovrà favorire l’integrazione finanziaria dell’area separandosi, per quanto possibile, dalle strutture del Banco Mondiale, del Fondo Monetario Internazionale o della Banca Interamericana di Sviluppo; o il progetto di TeleSur, che si propone di estendere il suo segnale a tutto il continente latino per emanciparlo dall’informazione nord-americana della CNN; o di una Universidad del Sur, necessaria a una maggiore integrazione culturale.  

     Per le riforme e l’impostazione che il presidente venezuelano intende dare al MERCOSUR, non sono mancati dissensi da parte di alcune forze politiche degli altri paesi dell’organizzazione, particolarmente dal Brasile che, com’è noto a tutti, è notevolmente la nazione più industrializzata dell’area e, dunque, la più interessata dall’eventuale concretizzazione dei piani venezuelani. È anche per questo motivo che all’interno del Parlamento brasiliano non sono mancate accese discussioni nel momento della ratifica all’ingresso del Venezuela nell’organizzazione. Deve evidenziarsi, allo stesso tempo, che molte imprese brasiliane sono fiduciose sul fatto che l’economia dei due Paesi (Venezuela e Brasile) siano complementari e possano sviluppare progetti congiunti che permettano a entrambe di lavorare in paesi terzi. Dentro questi progetti spicca l’associazione tra Petróleos Brasileños S.A. (Petrobrás) e Petróleos de Venezuela S.A. (P.D.V.S.A.), per la realizzazione di un’impresa internazionale. Come detto, però, l’ingresso definitivo del Venezuela nel MERCOSUR è ancora condizionato all’approvazione del Parlamento paraguayano.

     Di fronte all’ormai prossimo ingresso di Caracas nel MERCOSUR, e ai progetti “sociali” e “collettivi” che in seno a quest’Organizzazione intende realizzare il presidente Chávez, appare chiaro che ci saranno delle conseguenze anche per il governo di Washington (e di Brasilia allo stesso tempo). Infatti, dopo un prolungato periodo di studi, analisi e consulte, appare definitivamente evidente ai nord-americani che la scommessa per la stabilità, la moderazione e la crescita della regione sud-americana si sintetizza in un approfondimento dell’alleanza strategica con il moderato Brasile.

 

   UNASUR

     L’UNASUR (Uniòn de Naciones Suramericanas), è un progetto di comunità politica ed economica tra i dodici paesi indipendenti dell’America Latina iniziato dal Summit Sudamericano del Cusco (Perù, dicembre 2004) e consacratosi con il trattato costitutivo, firmato il 23 maggio 2008 nella città di Brasilia, dove si è strutturata e ufficializzata l’organizzazione con sede a Quito, Ecuador. Il 4 maggio 2010, poi, e stato designato ad occupare la carica di Segretario Generale, Néstor Kirchner, ex presidente della Repubblica Argentina.

     Quest’ambizioso progetto si propone di realizzare una serie di politiche di coordinamento e convergenza tra le diverse forme d’integrazione che si stanno sviluppando nel continente in primis MERCOSUR, Comuntà andina e accordi di libero commercio, oltre che a favorire la cooperazione economica, il trasferimento di tecnologie, l’armonizzazione delle politiche di sviluppo rurale e l’integrazione energetica e infrastrutturale tra le diverse nazioni del sud dell’America. È proprio su queste grandi linee che il Venezuela di Chàvez ha insistito durante questi ultimi anni, dall’alto di un ruolo protagonista che le enormi riserve d’idrocarburi (tra le più ampie al mondo) attribuiscono al paese caraibico.

     Un evento che ha certamente influito sul processo in questione, portandolo da un carattere meramente “utopico”, come si poteva percepire inizialmente, a un livello effettivamente più realistico, è stato l’istituzione del Banco del Sur. Quest’entità è destinata, come già ricordato, a rimpiazzare gli interventi e il ruolo nell’intera regione del Fondo Monetario Internazionale, incentrandosi sia sull’erogazione di prestiti ai paesi in ambito di cooperazione, ma anche proponendosi come gestore della politica monetaria di questa parte del continente americano postulando, nientemeno, la creazione di un’unione monetaria. La conquista di una maggiore indipendenza economica, ma anche politica rispetto al potere decisionale che gli Stati Uniti hanno storicamente esercitato dalla dottrina Monroe in poi, così come il riposizionamento a livello internazionale della regione come potenziale polo economico unito, trova nell’UNASUR un oggettivo strumento per la propria realizzazione. Non è mistero che molti degli ostacoli esterni all’organizzazione vengano sia dall’atteggiamento dell’amministrazione statunitense, sia da quei paesi che dimostrano legami più forti con il potente vicino nord-americano, come lo sono Colombia, Perù e Cile, che al Banco del Sur non hanno appunto aderito. Per realizzare gli obiettivi che si propongono, l’UNASUR dovrà necessariamente fare i conti con i diversi trattati bilaterali di libero commercio (TLC) che ne minacciano la realizzazione. Questi ultimi sono stati spesso additati dal presidente Chàvez come “tentativi dell’imperialismo USA di far crollare il progetto integrazionista”, molte volte scadendo in un’evitabile retorica mostrata anche in sedi istituzionali internazionali, ma sostanzialmente cogliendone l’essenza.

     Attraverso l’Unione delle Nazioni sudamericane si è giunti a una serie di accordi in materia energetica nei quali il Venezuela ha assunto un ruolo ovviamente importante. Le decisioni riguardano la costruzione di una serie di oleodotti (il più famoso è quello Caracas-Buenos Aires), gasdotti e centri per lo stoccaggio e lavorazione di petrolio, gas, e biocombustibili (etanolo dalla canna da zucchero o dalla palma), che insieme alle fonti rinnovabili di energia rappresentano le quattro linee d’azione dell’intera politica energetica in seno all’UNASUR.

     Poiché la strategia riguardante l’energia è il pilastro cardine dell’intero progetto UNASUR, e poiché Chàvez ha da sempre insistito sull’importanza del carattere politico per l’integrazione come eredità del pensiero di Simón Bolìvar, necessariamente l’Unione dovrà lavorare in maniera effettiva verso la completa realizzazione dell’indipendenza economica dell’America meridionale, seppur in maniera attenuata rispetto al resto del bagaglio culturale e politico chavista (socialismo, antimperialismo, anticapitalismo).

     L’UNASUR, che cerca di ricalcare il modello di formazione dell’Unione Europea, sta effettivamente seguendo gli stessi passi istituzionali del Vecchio Continente. L’ambito politico sarà, come lo è nell’UE, l’ultimo gradino per il raggiungimento degli obiettivi preposti e, proprio come nell’Europa, è l’ambito energetico a favorirne lo sviluppo (l’Unione politica europea, ancora molto lontana dall’essere pienamente finita, così come l’Unione monetaria europea, di fatto realizzata, sono il risultato finale dell’evoluzione della Comunità Europea per il Carbone e l’Acciaio, nata nel 1951). All’Europa sono serviti 40-50 anni per raggiungere un primo stadio politico d’integrazione, ma c’era la Guerra Fredda di mezzo. All’UNASUR, se riesce a portare a termine l’integrazione energetica, ne serviranno forse meno (sempre che non si presentino nuovi conflitti regionali, e questo le potenziali egemonie concorrenti lo sanno). Come già detto, infatti, l’America latina presenta caratteri di omogeneità maggiori rispetto a quelli europei (basti pensare che su un territorio tra i più vasti al mondo si parlino solamente due lingue e che dalla colonizzazione spagnola gli abitanti sono stati interessati da un’evoluzione storica sostanzialmente simile).

 

ALBA

     L’Alternativa Bolivariana para los Pueblos de Nuestra America (ALBA) è il progetto di cooperazione economica e sociale tra Venezuela, Cuba, Bolivia, Nicaragua, Dominica, Antigua y Barbuda, Ecuador e San Vicente y las Granadinas, nato dall’iniziale accordo di cooperazione tra Chàvez e Fidel Castro del dicembre 2004. Mediante l’ALBA, sono favoriti tutta una serie di accordi commerciali ed economici che tengono conto delle difficoltà di sviluppo economico dei diversi paesi, accordi mirati alla risoluzione delle problematiche concernenti povertà, analfabetismo e malnutrizione. Il Venezuela, grazie alla sua dominante rilevanza energetica, si è dedicato al rifornimento di petrolio ed energia ai paesi facenti parte dell’accordo in forma di pagamento agevolato. Inoltre, tra i partner dell’ALBA, si sono favoriti gli scambi tra “energia-sanità” (come nel caso della cooperazione con Cuba); “energia-educazione” (che permette la riduzione dell’analfabetismo in Bolivia consentendo a diverse centinaia di studenti boliviani di usufruire di borse di studio messe a disposizione dai governi di Venezuela e Cuba); “energia-alimenti”, come negli accordi con il Nicaragua di Ortega che si è impegnato a esportare derrate alimentari verso il Venezuela.

     L’Alternativa Bolivariana è sostanzialmente nata nello stesso periodo in cui crollava definitivamente, durante il vertice di Mar del Plata (Argentina), il progetto ALCA d’ispirazione nordamericana, che si proponeva di realizzare un’area di libero commercio per le Americhe incentrata essenzialmente su politiche neoliberali. Anche per questa ragione l’ALBA può essere vista come l’organizzazione nella quale oltre alle volontà cooperativistiche, di assistenza e collaborazione economica tra i paesi firmatari, s’inserisce quella parte di bagaglio culturale-politico chavista, che in ambito UNASUR e MERCOSUR non è presente, e che riguarda appunto la rivendicazione del carattere antimperialista, anticapitalista e socialista dell’organizzazione. Queste ultime sono un insieme d’idee e impostazioni che trovano la condivisione dei paesi facenti parte dell’organizzazione, proprio perché le visioni politiche di partenza dei rispettivi presidenti convergono sulla medesima impostazione ideologicica (seppur con un grado diverso di radicalità).

     Anche in questo caso, la strategia energetica è il pilastro fondamentale dell’intera organizzazione, e Petrocaribe (nato nel giugno 2005) nè è il suo strumento. Inoltre, come accaduto nell’UNASUR, è stata creata un’istituzione finanziaria, il Banco del ALBA, con sede sia a Caracas che La Havana, finalizzata a gestire e indirizzare le risorse finanziare destinate ai diversi progetti di sviluppo socio-economico, e dotata di un capitale iniziale superiore a 1000 milioni di dollari. All’interno dell’ALBA, dal 27 gennaio 2010, si è cominciata a utilizzare la moneta virtuale denominata Sucre la cui prima transazione commerciale è stata l’esportazione di riso venezuelano a Cuba il 4 di febbraio dello stesso anno.

 

CONCLUSIONI

     Com’è evidente l’omogeneità culturale e storica (si pensi alla lingua, alla religione o alla tradizione giuridica) e la continuità geografica che caratterizzano il sud dell’America, e che non sono presenti in altre aree del mondo, avrebbero dovito  facilitato la formazione di una comunità di nazioni latino-americane che permetta la realizzazione più piena dell’identità e delle potenzialità della regione. Così non è stato e molti siano ancora gli ostacoli da attraversare.

     In quest’anno 2010, nel quale un gran numero di paesi del continente latino festeggiano i duecent’anni d’indipendenza, sembra evidente come ci sia da percorrere ancora molta strada. Tuttavia, com’è già stato più volte rilevato, la partecipazione attiva agli affari internazionali e una maggiore attenzione della regione a livello mondiale con l’obiettivo di difendere i propri interessi e i principi generali che ispirano la politica internazionale dei paesi latino-americani (la pace mondiale, uno sviluppo equo, la promozione dei diritti umani, ecc.), costituiscono una ragione addizionale a favore della sua integrazione.

     Il governo di Caracas è impegnato in prima linea in questo storico processo e, com’è stato evidenziato nei paragrafi precedenti, è attivo protagonista d’importanti iniziative che stanno concretandosi all’interno della cornice del MERCOSUR, dell’UNASUR e dell’ALBA. In queste proposte si manifesta palesemente un progetto che punta a far sì che quella latino-americana sia un’integrazione che non tenda solo ai meri aspetti economici ma anche, e per il presidente venezuelano sopratutto, a quelli sociali. L’insufficienza dello sviluppo regionale, infatti, ha una sua espressione più visibile nelle condizioni nelle quali devono vivere la grande maggioranza della popolazione. La mancanza di servizi adeguati nel campo dell’educazione, della salute e della casa; l’incapacità degli apparati produttivi di creare impiego sufficiente; così come l’allargamento della povertà ad ampi gruppi della popolazione, costituiscono una delle maggiori debolezze della società latinoamericana. Di conseguenza, l’integrazione di questa regione del mondo non può limitarsi alla mera sfera economica, al contrario deve aspirare a trasformarsi in uno strumento per potenziare le possibilità di miglioramento educativo, di sviluppo tecnologico, di confronto d’idee e, come ha più volte sostenuto Chávez, deve consentire l’espressione delle peculiarità e identità dei popoli e delle comunità della regione per fare dell’America latina una delle protagoniste attive delle relazioni internazionali nei prossimi decenni. 

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