Il messaggio ai partiti del voto amministrativo

Un preciso monito dal Nord per i partiti del centro sinistra

Non c’è stata la spallata per cui Berlusconi si è battuto e si è speso nella speranza di mettere in difficoltà il governo Prodi: questo è il primo dato relativo alle elezioni amministrative che hanno interessato in Italia dodici milioni di cittadini. Il risultato non è stato certamente così netto come quello conseguito negli stessi giorni dal socialista Zapatero in Spagna, ma può essere accolto con una certa tranquillità, soprattutto se i ballottaggi di Piacenza , Parma., Lucca, Pistoia , Matera, Taranto e provincia di Genova vedranno un successo dei candidati del centro sinistra. I due schieramenti conservano sostanzialmente le loro posizioni nel centro sud compensando le perdite con le conquiste di questo o quel comune. Un preciso monito viene tuttavia dal Nord e, in particolare da tutta la fascia a nord del Po. Qui il centro destra da Alessandria ed Asti a Monza, e Verona riconquista le città che erano passate al centro sinistra. Il forte campanello d’allarme merita la massima attenzione e una pronta iniziativa da parte delle forze del centro e della sinistra, anche se la sfida lanciata da Berlusconi su Genova è stata da lui persa.

I motivi di riflessione sono molti. C’è innanzitutto il dato della diminuzione dei votanti: 3% nelle elezioni comunali, 6% nelle elezioni provinciali che sono di fatto meno personalizzate e quindi più politiche di quelle comunali. Ignorare questo dato che richiama l’attenzione di tutti sul processo negativo che ha colpito la socializzazione della politica e sulla crisi degli strumenti di democrazia che i partiti di massa e in particolare la D.C., e il P.C.I avevano costruito, sarebbe grave. Quando viene meno o si indebolisce un rapporto con quella faccia della nostra identità che si chiama territorio comunale, nazionale, europeo) si finisce inevitabilmente per giocare le proprie carte su altre facce della nostra identità ed in particolare su quella faccia che si chiama categoria con gravi rischi di ricreare corporazioni e di aizzarle in modo populistico l’una contro l’altra. Ciò ha già provocato effetti negativi nella vita del nostro Paese.

In secondo luogo c’è il proliferare del numero delle liste (a Taranto ce ne erano 22), di nuovo con effetti negativi sul sentire insieme le scelte della politica e della Amministrazione oltre che con una crescita della spesa. Anche questo è un segnale che merita attenzione e che indica, per tutti, la necessità di correzioni nel modo di far politica e che ripropone il tema degli strumenti della democrazia.

In terzo luogo c’ è da riflettere sull’indubbio successo del centrodestra nel nord. Non dispongo nel momento in cui scrivo di dati disgregati, ma è da controllare quanto affermato dalla Lega di Bossi e che cioè questi successi – a Varese, Como ecc. – sarebbero da ascrivere appunto alla Lega, mentre Forza Italia non sarebbe andata oltre i suoi tradizionali confini. E’ vero che la Lega dice cose più concrete del “via il governo delle tasse” proprio del Berlusconi ante e post elezioni, ma se è così alcuni dei temi posti dalla Lega meritano attenzione.

Una domanda alla fine della lettura dei risultati si impone. Come si spiega il nervosismo romano, il chiacchiericcio che alla vigilia delle elezioni e dopo di esse ha imperversato su radio e televisioni indicante un governo del centro sinistra in piena crisi? Solo con i risultati delle elezioni siciliane (ora in parte riscattati dalla vittoria del centro sinistra ad Agrigento) o di Verona ? O c’è qualcosa di più generale legato al modo di concepire e raffigurare oggi la politica, proprio non solo di alcuni giornali e della televisione, ma anche di talune forze dello stesso centro sinistra? E’ indubbio che lo schieramento del centro sinistra non si è presentato al meglio, con gli interrogativi e le divisioni prodotte dal confluire dei DS nel partito democratico di Prodi, con il guardare a destra e al Vaticano dell’on. Fassino, con il nascere di un nuovo partito legato agli ideali del socialismo, con l’incapacità di dare una risposta netta alle accuse che il presidente della Fiat nonché della Confindustria, Montezemolo ha letto sul gobbo elettronico applicato alla tribunetta. Ma tutto ciò ha poco a che fare con il tiro al bersaglio sul governo Prodi, il quale, semmai, ha avuto il coraggio di forzare il processo in cui la Margherita e Fassino credono. E allora molti titoli di giornale, i telegiornali della Rai e di Mediaset, il giocare all’antipolitica, proprio nel momento in cui l’irresponsabilità della destra berlusconiana crea continue tensioni e rende più lenti e difficili i lavori parlamentari, finiscono per ricondurre a quella crisi della democrazia di cui Etica ed Economia ha parlato più volte e che porta taluni salotti ( spesso salotti nei quali si incontrano dirigenti politici e gli oligarchi dell’economia) a sostituire le sezioni e la Camere del Lavoro di una volta. Ma questo è un discorso che investe tutti i partiti, nessuno escluso, piuttosto che il governo. Sono i partiti a dover riflettere, nessuno escluso, sul monito che viene non da un sondaggio d’opinione – il quale diventa spesso strumento del chiacchiericcio – ma da un voto responsabile che ha investito una buona parte dell’elettorato. Purtroppo non sembra, dai commenti alle elezioni, che ciò sia stato compreso.

Igino Felici

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