Il mercato librario italiano tra analfabetismo funzionale e ridotta accessibilità ai libri

Eleonora Maglia, prendendo spunto dalla recente celebrazione dei 150 dell’Associazione Italiana Editori, esamina i dati sul mercato librario e sulle abitudini di lettura degli italiani e richiama l’attenzione sul rischio di fenomeni di book desert e di analfabetismo funzionale. Dopo aver illustrato come le piattaforme on-line potrebbero promuovere l’abitudine alla lettura e, con essa, il progresso culturale, Maglia conclude sottolineando il contributo che la biblioterapia può dare al miglioramento della salute e, quindi, al contenimento della spesa sanitaria.

LIBRI, PROPULSORI DI CRESCITA. In occasione dei 150 anni dell’AIE (l’Associazione Italiana Editori) il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha parlato dei libri come propulsori di crescita per il Paese, ricordando che leggere è una ricchezza immateriale irrinunciabile, di cui avremo sempre bisogno. Il bilancio dell’AIE sul mercato librario in effetti è incoraggiante: nel primo semestre 2019 e rispetto allo stesso periodo del 2018, le vendite di libri (attraverso librerie, on-line e GDO) sono aumentate del 3,8% (pari a 530 milioni di euro), come pure è aumentato il numero dei volumi venduti del 2,9% (pari a 39,7 milioni di copie).

Annualmente le famiglie spendono 3.339 milioni di euro in libri ma in un quinquennio si è registrata una contrazione del 18% di questo capitolo di spesa (Istat, 2015, La lettura in Italia, Roma). Un accresciuto numero di case editrici attive e di produzioni di titoli, unito alla stabilizzazione dei prezzi potrebbe però corroborare la spesa in prodotti culturali. In effetti (AIE, 2019, Rapporto sullo stato dell’editoria in Italia) ci sono già delle evidenze positive in questa direzione: sono 4.902 le case editrici che hanno pubblicato almeno un titolo nel corso dell’anno 2017 (+0,5% rispetto al 2016) e sono 72.059 i titoli complessivamente pubblicati (+9,2%). I prezzi medi di copertina tra il 2016 e il 2017 risultano stabili e rispetto al 2010 sono inferiori di quasi 3 euro.

GIOVANI E DONNE, LETTORI FORTI. In Italia gli analfabeti funzionali (incapaci di utilizzare in modo efficiente le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni della vita quotidiana) sono più del 47% della popolazione e includono anche i giovani, soprattutto se NEET, ovvero non occupati né impegnati in attività di formazione (Ocse, 2013, Survey of Adut Skills). Secondo le rilevazioni Istat (Istat, op. cit.) circa 24 milioni di persone (il 42% delle persone di più 6 anni) hanno letto almeno un libro negli ultimi 12 mesi, ma si tratta di valori in diminuzione viste le serie storiche dell’ultimo quinquennio. I lettori forti (così sono definiti coloro che leggono in media almeno un libro al mese) sono il 13,7% (l’anno precedente alla rilevazione erano invece 14,4%), mentre un lettore su due (45,5%) si identifica come lettore debole (chi in un anno legge meno di tre libri). È poi al Sud, nelle Isole e tra i cittadini stranieri che la lettura risulta meno diffusa: solo una persona su tre afferma di aver letto un libro nell’ultimo anno (rispettivamente il 28,8%, il 33,1% e il 37,8%).

Una ricognizione nazionale condotta dall’Università La Sapienza di Roma ha rilevato che nel Centro-Nord si trova una libreria ogni 12.500 abitanti e ogni 57 chilometri quadrati, mentre nel Mezzogiorno se ne trova una ogni 16.500 abitanti e ogni 98 chilometri quadrati. Così, nel 60% del territorio italiano non vi è neppure una libreria e la più vicina dista almeno mezz’ora in auto (ben oltre la soglia di accessibilità e tale da configurare il fenomeno di book desert). In queste aree interne, poco urbanizzate e povere anche di altri servizi essenziali vivono 10 milioni e 200 mila persone (il 17% della popolazione) in evidente situazione di svantaggio rispetto al resto del Paese (Celata F., 2019, Book Desert, La Sapienza). I libri on-line o gli e-book (l’8,2% della popolazione negli ultimi mesi ne ha letto o scaricato almeno uno) potrebbero costituire un rimedio, ma la loro efficacia potrebbe venire ridotta dalla recente legge che fissa al 5% (contro il precedente 15%) il limite massimo dello sconto sul prezzo dei libri praticabile dalle piattaforme digitali. Anche intervenire sulla costruzione di presupposti infrastrutturali (come le biblioteche) è un passo utile per contenere le differenze tra aree geografiche di cui si è detto (Solimine G, 2010, L’Italia che legge, Laterza).

Nelle Epistole Plinio il giovane ci ricorda che multum legendum esse, non multa, ovvero che per apprendere è preferibile investire in qualità (e approfondimento dei testi) piuttosto che in quantità (e mero numero di nozioni), tuttavia non lascia indifferenti sapere che il 9,1% delle famiglie non ha alcun libro in casa. Conforta invece venire a conoscenza che è tra gli 11 e 19 anni che si legge di più (oltre il 50%) e che il 48,6% delle donne sono lettrici (contro l’equivalente maschile pari solo al 35%). In generale aumentare il numero di lettori nel futuro è un traguardo auspicabile visto che lettura e partecipazione sociale vanno di pari passo (fra i lettori le percentuali di chi coltiva altre attività culturali o pratica sport è più elevata cha tra i non lettori, secondo i dati Istat citati).

LETTURE, ORIZZONTI NUOVI. L’Unesco dal 1996 ha promosso anche una Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore, chiarendo così l’utilità dei libri come strumenti di informazione e di apprendimento indispensabili per superare le incertezze e la precarietà dell’epoca moderna. Le molte iniziative annualmente previste il 23 Aprile (la data simbolo in cui nel 1616 sono morti tre grandi scrittori come Miguel de Cervantes, William Shakespeare e Garcilaso de la Vega) incoraggiano a scoprire il piacere della lettura e valorizzano il contributo che gli autori possono offrire al progresso culturale e sociale dell’umanità. Leggere apre ad una migliore comprensione del mondo e anche ad una più ampia possibilità di scelta -rende più empatici e più liberi (Augias C., 2007, Leggere, Mondadori)- e guida verso luoghi e personaggi che possono aiutare a rispondere ai propri quesiti (Galassi F., 2012, Pillole di carta e celluloide, FrancoAngeli) consentendo a ciascuno di sentirsi informato, dotato di tutti gli strumenti necessari, abile e forte. Cataldo (Cataldo C., 2009, C’è più gusto, Armando editore) poi ha illustrato bene come, vista la diversificazione esistente nei generi, negli stili e anche nei prezzi, il libro è per tutti, è democratico. In più, modulando ciò che si legge, è possibile sfidare le proprie concezioni sul mondo e su sé stessi (superando così i pregiudizi) e anche costruire il proprio carattere (dedicare tempo alla lettura richiede infatti un esercizio di volontà, di pazienza e anche di cura).

Non si dimentichi poi il contributo che i libri possono dare alla socializzazione, con i gruppi di lettura. Parteciparvi può aprire a orizzonti nuovi e inaccessibili al lettore solitario; può far conoscere autori sconosciuti che si rivelano preziosi; può attirare l’attenzione su interpretazioni o passi significativi magari sfuggiti durante la lettura individuale. Secondo il censimento della Rete dei Gruppi di lettura nella sola area di Milano vi sono 166 gruppi di lettura e vi sono anche numerose sperimentazioni di gruppi on-line, che hanno il pregio di assicurare ritmo e regolarità nella lettura anche nelle aree di book desert di cui si è detto.

Virginia Woolf (Woolf V., 1953, Diario di una scrittrice) associa il paradiso al leggere continuamente libri, visti come una fonte inesauribile per vivere beatamente. Anche questo aspetto curativo non è da sottovalutare, infatti nell’ambito psicoterapeutico, secondo la biblio-terapia, le letture selezionate in base al tipo di disturbo possono fungere da interventi psico-educativi e possono aiutare il paziente a prendere consapevolezza di sé e dei propri disturbi (ad esempio d’ansia). Coadiuvando un processo di introspezione e di affrontamento (Della Valle M., 2018, Biblioterapia, QuiEdit), la lettura può concorrere a far superare alcuni errori cognitivi come il pensiero dicotomico, l’iper-generalizzazione o l’astrazione selettiva (Galassi F., 2012, op. cit.). Posto, infine, che secondo i dati Istat il benessere psicologico è diminuito sia tra i giovani che tra gli adulti e che gli effetti della crisi economica hanno inciso in modo peggiorativo sul numero dei suicidi (Alleva G., 2017, La salute mentale in Italia. Cosa di dicono i dati dell’Istat, Istat, Roma), la biblio-terapia potrebbe consentire anche un contenimento della spesa in psicofarmaci attualmente pari a 348 milioni di euro (AIFA, 2018, Rapporto OSMED).

In conclusione i vantaggi della lettura possono essere molti e ricadono in diversi ambiti. Il lettore, la società e l’economia ne beneficiano potenzialmente, con diversa entità e anche non contemporaneamente. Un lettore attivo che ricerca e rielabora criticamente i contenuti non si ferma alla superficie delle informazioni e sarà più esigente rispetto alla qualità dei prodotti culturali, inoltre con maggiore probabilità manterrà un’attenzione vigile anche contro le strategie demagogiche e, così, sarà meno sensibile a diversivi del tipo panem et circenses già descritti da Giovenale nelle Satire. Resta il problema di come fare in modo che la lettura si estenda e che i suoi benefici siano i massimi possibili. Un problema di non facile soluzione, ma il primo passo è la convinzione che la lettura possa contribuire molto al benessere sociale.

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